Ero tranquilla perché sapevo che l’operazione è
rapida ed indolore, sono andata da sola in clinica e, dopo aver pagato il
ticket, ho iniziato la trafila pre-intervento.
La clinica ha un’ottima organizzazione, i tempi
sono ottimizzati, il personale è competente e gentile ed il team operatorio è
altamente qualificato.
Prima gli incaricati mi hanno fatto consegnare le
analisi e l’elettrocardiogramma che avevo fatto privatamente, poi uno degli
oculisti mi ha fatto una visita per osservare il fondo dell’occhio.
Successivamente sono stata inviata in una sala dove
c’erano tante poltrone con le ruote, tante signore anziane e un paio di
signori.
Gli infermieri si sono un po’ meravigliati che io
non avessi accompagnatori ma ho spiegato loro che ero perfettamente in grado di
cavarmela da sola e loro mi hanno fatto lasciare cappotto e borsetta e, come a
tutti gli altri, mi hanno fatto indossare dei copriscarpe, una cuffietta e una
lunga palandrana, mi hanno fatto sedere su una delle sedie con le ruote e mi
hanno ficcato in vena un ago a farfalla.
Ogni quarto d’ora circa venivano dei portantini a
prendere le persone sedute sulle sedie e le portavano in sala operatoria e
riportavano quelle già operate, in una specie di catena di montaggio un po’
comica e un po’ surreale.
C’era molto silenzio, anche se l’operazione è
semplice, non è che avessimo tanta voglia di chiacchierare, almeno quasi tutti.
Quasi. In effetti una signora, con spiccatissimo accento siciliano, con una
cadenza che somigliava da vicino a quella di Andrea Camilleri, aveva cercato un
paio di volte di attaccare discorso ma non aveva avuto che laconiche risposte.
Poi la svolta. Ad un certo punto è arrivata
un’altra signora e gli infermieri si sono un po’ meravigliati perché la signora
indossava dei gioielli. Parecchi, in effetti.
Un’infermiera l’ha invitata a togliersi la collana,
i bracciali, gli orecchini, gli anelli, l’orologio e la grossa spilla che
postava sul revers della giacca e la signora, mentre ottemperava alla
richiesta, ha detto, ostentando meraviglia:” Se lo avessi saputo non li avrei
messi!” al che l’infermiera le ha risposto che, venendo a fare un intervento
chirurgico era immaginabile.
A questo punto è partita la siciliana, a voce
perfettamente udibile da tutti ha stigmatizzato il comportamento della signora
ingioiellata, elencando con la sua voce camilleriana, tutti gli orpelli inutili
e disdicevoli per una persona che stava per operarsi. E qui si è scatenato il
mercato: quasi tutte le persone che erano nella stanza si sono dedicate al
pettegolezzo più spietato nei confronti della malcapitata paziente ingioiellata
che altro non ha potuto fare che lasciare i suoi tesori in un mucchietto sul
carrello della caposala e sedersi mestamente e silenziosissimamente sulla
poltrona con le ruote tra le chiacchiere delle comari che, apparentemente
dimentiche dei loro interventi, avevano finalmente trovato un interessantissimo
argomento di discussione.
Io non ho partecipato ma avevo le orecchie
drittissime e mi sono divertita pazzamente ad ascoltare e ad osservare una
scena che, accenti a parte, sembrava uscita pari pari da una commedia di
Goldoni e ho subito pensato che avevo bell’e pronto il mio post domenicale!
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