Il naso di Cyrano: Pettegole

domenica 11 febbraio 2018

Pettegole



Lunedì scorso ho affrontato il primo dei due interventi agli occhi per rimuovere le cataratte.
Ero tranquilla perché sapevo che l’operazione è rapida ed indolore, sono andata da sola in clinica e, dopo aver pagato il ticket, ho iniziato la trafila pre-intervento.
La clinica ha un’ottima organizzazione, i tempi sono ottimizzati, il personale è competente e gentile ed il team operatorio è altamente qualificato.
Prima gli incaricati mi hanno fatto consegnare le analisi e l’elettrocardiogramma che avevo fatto privatamente, poi uno degli oculisti mi ha fatto una visita per osservare il fondo dell’occhio.
Successivamente sono stata inviata in una sala dove c’erano tante poltrone con le ruote, tante signore anziane e un paio di signori.
Gli infermieri si sono un po’ meravigliati che io non avessi accompagnatori ma ho spiegato loro che ero perfettamente in grado di cavarmela da sola e loro mi hanno fatto lasciare cappotto e borsetta e, come a tutti gli altri, mi hanno fatto indossare dei copriscarpe, una cuffietta e una lunga palandrana, mi hanno fatto sedere su una delle sedie con le ruote e mi hanno ficcato in vena un ago a farfalla.
Ogni quarto d’ora circa venivano dei portantini a prendere le persone sedute sulle sedie e le portavano in sala operatoria e riportavano quelle già operate, in una specie di catena di montaggio un po’ comica e un po’ surreale.
C’era molto silenzio, anche se l’operazione è semplice, non è che avessimo tanta voglia di chiacchierare, almeno quasi tutti. Quasi. In effetti una signora, con spiccatissimo accento siciliano, con una cadenza che somigliava da vicino a quella di Andrea Camilleri, aveva cercato un paio di volte di attaccare discorso ma non aveva avuto che laconiche risposte.
Poi la svolta. Ad un certo punto è arrivata un’altra signora e gli infermieri si sono un po’ meravigliati perché la signora indossava dei gioielli. Parecchi, in effetti.
Un’infermiera l’ha invitata a togliersi la collana, i bracciali, gli orecchini, gli anelli, l’orologio e la grossa spilla che postava sul revers della giacca e la signora, mentre ottemperava alla richiesta, ha detto, ostentando meraviglia:” Se lo avessi saputo non li avrei messi!” al che l’infermiera le ha risposto che, venendo a fare un intervento chirurgico era immaginabile.
A questo punto è partita la siciliana, a voce perfettamente udibile da tutti ha stigmatizzato il comportamento della signora ingioiellata, elencando con la sua voce camilleriana, tutti gli orpelli inutili e disdicevoli per una persona che stava per operarsi. E qui si è scatenato il mercato: quasi tutte le persone che erano nella stanza si sono dedicate al pettegolezzo più spietato nei confronti della malcapitata paziente ingioiellata che altro non ha potuto fare che lasciare i suoi tesori in un mucchietto sul carrello della caposala e sedersi mestamente e silenziosissimamente sulla poltrona con le ruote tra le chiacchiere delle comari che, apparentemente dimentiche dei loro interventi, avevano finalmente trovato un interessantissimo argomento di discussione.
Io non ho partecipato ma avevo le orecchie drittissime e mi sono divertita pazzamente ad ascoltare e ad osservare una scena che, accenti a parte, sembrava uscita pari pari da una commedia di Goldoni e ho subito pensato che avevo bell’e pronto il mio post domenicale!

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