Il naso di Cyrano: gennaio 2011

domenica 30 gennaio 2011

Le Beatrici

Ho comprato "Le Beatrici" di Stefano Benni e me lo sono letto con sommo piacere.
E' un volume composto di poesie e monologhi teatrali al femminile; alcuni sono molto amari, altri tristi ma tutti rispecchiano la realtà attuale, arrogante, superficiale, stupida.
E' una galleria di donne di varia età e condizione: c'è la suora, la manager, la teenager, la vecchiaccia.
Poi c'è Beatrice, o meglio, Beatrice c'è prima: è il primo monologo.
Beatrice, sì, proprio quella di Dante, oddio, in realtà non era di Dante nel senso che i due, nonché stare insieme, non si parlarono praticamente mai.
Comunque, ci siamo capiti.
Nella didascalia sotto il titolo del primo monologo c'era scritto: "Da recitare con leggero accento toscano".
La FG non s'è lasciata scappare l'occasione: lei adora leggere in toscano! S'è impadronita del libro e ha cominciato a leggere ad alta voce "con leggero accento toscano". Se vogliamo essere proprio pignoli il suo era un accento "leggermente senese" mentre, essendo Beatrice di Firenze, la FG avrebbe dovuto leggere con accento fiorentino ma non si può avere tutto dalla vita.
Un po' per l'accento della figlia e un po' per il brano, ho cominciato a ridere fino alle lacrime e, tenendo conto che eravamo nel foyer del teatro Valle, in attesa di entrare per vedere lo spettacolo, avrei anche dovuto vergognarmi un po'. Ma, come dice sempre la FI, io ho fatto anche di peggio, perciò non mi sono vergognata e mi sono goduta un pezzo tipicamente Benniano con il massimo piacere.

sabato 22 gennaio 2011

I “Vecchi”!?

In questi giorni ho assistito mia mamma che ha subito un piccolo intervento.
Ero un po’ preoccupata perché mia mamma ha un’ età un po’ avanzata, temevo che si stressasse, che potesse avere un po’ di depressione.
Potevo fare a meno di preoccuparmi: mia mamma è un vulcano! La sera siamo tornate a casa e si è preparata la cena da sola, si fa le medicazioni da sé, la mattina dopo mi ha preparato perfino il caffè.
Certe volte, per strada o in autobus, guardo la gente giovane e vedo il nulla: gente con gli occhi morti, facce che non manifestano un pensiero. Poi penso a mia mamma e ad altri grandi vecchi e faccio gli inevitabili confronti.
Certo, non tutti i giovani sono spenti, le mie figlie ed i loro amici sono pieni di interessi, hanno mille iniziative, sono ricchi dentro.
Come i “Vecchi”. Penso, ad esempio, a Franca Valeri che alla veneranda età di novant’anni, ieri sera, ci ha incantati con due ore di recitazione da brivido, a Paolo Poli che ha ottant’anni ed ancora si scatena sulla scena. Penso ai grandi “Vecchi” del teatro: Adriana Asti, Giuliana Lojodice, Rossella Falck, Gianrico Tedeschi, Arnoldo Foà e tanti altri che ancora ci fanno sognare. La FG, che è intelligentissima, quando organizzo la nostra stagione teatrale, mi dice:” Mamma, scegli spettacoli con i “Vecchi” che i giovani fanno pietà”.
Penso a Margherita Hack e alla Signora I., la mia professoressa di Latino e Greco del Liceo, che a novantun anni sa ancora sostenere una conversazione briosa ed interessantissima con una ragazza di ventitré e mi dico: “ I veri giovani sono loro!”
Io spero di non vivere così a lungo ma,se proprio devo, voglio essere come questi “Grandi Vecchi”, piena di entusiasmo, curiosa del mondo, scatenata nel godermi la vita, fino all’ultimo istante.

domenica 16 gennaio 2011

Werther e Carlotta

Poiché oggi non ho tanta voglia di scrivere, vi regalo una deliziosa poesia di Ernesto Regazzoni.

Naturalmente, per godersela appieno è necessario sapere chi erano Werther e Carlotta. Se non lo sapete, potete sempre scoprirlo. Quando ero giovane io, per fare una ricerca occorreva andare in biblioteca, oggi c’è “santo Internet” che risponde a (quasi) tutte le nostre curiosità.

Werther e Carlotta

Ernesto Ragazzoni

Il giovane Werther amava Carlotta
e già della cosa fu grande sussurro.
Sapete in che modo si prese la cotta?
La vide una volta spartir pane e burro.

Ma aveva marito Carlotta ed in fondo
un uomo era Werther dabbene e corretto;
e mai non avrebbe (per quanto c'è al mondo),

voluto a Carlotta mancar di rispetto.

Così, maledisse la porca sua stella;
strillò che bersaglio di guai era e centro;
e un giorno si fece saltar le cervella,

con tutte le storie che c'erano dentro.

Lo vide Carlotta che caldo era ancora,
si terse una stilla dal bell'occhio azzurro;
e poi, vòlta a casa (da brava signora),
riprese a spalmare sul pane il suo burro.

domenica 9 gennaio 2011

Rivelazione

Stamattina neanche i due caffè che l’impagabile FG mi ha portato in sequenza sono riusciti a svegliarmi del tutto. Ieri sera ho letto fino a notte tarda, vuoi perché il libro era mediamente interessante vuoi perché la sinusite non mi dà requie e mi rende difficile riposare.

Comunque, più o meno in stato di trance, mi sono trascinata in cucina da dove provenivano rumori preoccupanti. In cucina mi sono svegliata di botto. La FG stava cucinando. Sul momento stavo per urlare come un lupo russo affamato, poi mi sono calmata perché ho avuto la rivelazione: ho capito tutto: la FG non è una normale figlia, rompiscatole, disordinata, ribelle, vanitosa… insomma non è come tutte le altre figlie.

La FG è uno yogi!

Non l’orso Yoghi, anche se ormai ne ha quasi la stazza, infatti dopo le mangiate natalizie ha deciso di rimettersi a dieta (anche io devo rimettermi a dieta ma questa è un’altra storia).

La FG è uno yogi zen, non c’è dubbio.

Immaginate la scena: la FG in mezzo alla nostra minuscola cucina, sul gas e dovunque, pentole, tegami, piatti, posate, colapasta, tagliere e ogni altro genere di utensile atto a cucinare. Tutto ciò per preparare… un piatto di riso e pollo!

Sì, avete capito bene: un unico piatto di riso. Giapponese. La FG adora il cibo giapponese, pertanto stamattina, dovendo cucinarsi un piatto dietetico, si è buttata sull’orientale.

E qui ho avuto la rivelazione. Non tanto perché cucinava roba orientale, piuttosto per il suo atteggiamento.

La FG, imperturbabile, in mezzo alla cucina terremotata, a pochi giorni da un esame universitario che deve finire di preparare, parlava. Con il riso!!

Io mi sarei portata il libro da studiare e, dopo aver lavato e riposto quanto non mi serviva, avrei usato il tempo di cottura per studiare. Lei, invece, no. Lei parlava con il riso, lo pregava gentilmente di darsi una mossa a cuocere.

Il riso non le ha dato ascolto, evidentemente, essendo giapponese, pratica anche lui lo zen e se la prende calma. Però, la spiegazione può essere anche un’altra: come faceva il povero riso giapponese a capire la FG se lei gli parlava in italiano?

Per evitare di provocare un incidente internazionale e anche perché ho ancora troppo sonno ho fatto finta di nulla e, invece di scatenare la mia furia, me ne sono andata a fare le mie faccende.

Dopo due ore il riso era cotto (io non lo mangerei neppure sotto tortura) e la FG, dopo aver ripulito la cucina, se n’è andata a studiare, con l’espressione assorta e soddisfatta di chi ha usato al meglio il suo tempo.

La FG ha letto questo post e ha detto che sono subdola e canaglia, il che è poco zen ma, come direbbe Guareschi, è bello(?) e istruttivo.

domenica 2 gennaio 2011

Tra sogno e fantasia

Cat è ripartita stamattina ed io sono triste.

Anche questa volta ci siamo divertite insieme, abbiamo visitato due belle mostre, in particolare ci ha entusiasmato quella su Chagall. I dipinti visionari di questo genio piacciono ad entrambe, sono pieni di colori, c’è tanto blu. Sono opere piene di amore per la vita, anche quando descrivono la guerra e la morte, è come se l’artista ci trasportasse in un mondo fantastico e bello, lontano, dal quale osservare la realtà brutta.

Io, quando sto con Cat, mi sento un po’ così; veramente questa sensazione la provo anche quando mi tuffo nei miei amati libri o quando vado a teatro, allora tutti i problemi, le meschinerie, l’ignoranza e l’ignominia si allontanano, non fanno più paura, allora trovo la forza di affrontarli perché mi sembrano di così poca importanza.

Allora posso giocare come madama Meg e madama Amy nelle “Allegre comari di Windsor”, la commedia di Shakespeare che siamo andate a vedere martedì passato. Le due comari si divertono a mettere in ridicolo Falstaff, il panciuto dongiovanni che fa loro la corte.

Nonostante alcune riserve espresse dalla FG, che in fatto di Shakespeare è esigentissima, io mi sono divertita molto, l’opera è carina, le scene ed i costumi affascinanti e la recitazione piacevole.

Come finale d’anno non c’è male, speriamo che anche il 2011 parta bene, ho un bel mucchio di libri da leggere, tanti spettacoli da vedere, tanti argomenti da studiare e poco tempo per far tutto!

Ma se mi organizzerò bene sono sicura che ce la farò.