Il naso di Cyrano: ottobre 2008

venerdì 31 ottobre 2008

Il tradimento


Epilogo 1
Wolfango non sapeva quanto tempo fosse passato, a lui sembravano secoli.
La porta della biblioteca si aprì e Frau Julia disse:-Entra.-
Wolfango entrò, seguito dalla governante che rimase presso la porta.
Erano tutti là: suo padre e sua madre seduti sul divano, Amedeo in poltrona, il nonno in piedi, di spalle, quasi non volesse vederlo, presso la grande finestra.
Tacevano. Suo padre era accigliato, la mamma aveva un’aria così triste che il ragazzo se ne addolorò, Amedeo guardava per terra imbarazzato.
Giuseppe Rossini si voltò lentamente e ironicamente disse: -Dunque abbiamo un altro “musicista” in famiglia!-
Wolfango tacque, era totalmente svuotato, pensò che soltanto un condannato a morte, poco prima dell’esecuzione, doveva sentirsi come si sentiva lui.
Ludovico intervenne, furioso: -Come hai potuto fare una cosa simile? Non hai pensato che ci avresti ricoperto di vergogna?-
-Un rockettaro nella nostra famiglia è inammissibile!- tuonò il nonno -E quell’ idiota del padre del tuo compagno ha pure osato fare i complimenti a tuo padre per la tua “bravura”! Sei stato proprio bravo, non c’è che dire!-
-Wolfango ma perché ti sei andato a mettere con quei ragazzi?- chiese Clara, con voce triste -Se volevi suonare uno strumento potevi andare al Conservatorio, nessuno sarebbe stato più felice di noi di iscriverti-
-Ma se è sempre stato negato! Ricorda quello che ci hanno sempre detto i suoi insegnanti di musica!- ribatté il padre.
Wolfango continuava ostinatamente a tacere, qualunque cosa avesse detto sarebbe stata inutile. Aspettava la sua condanna, che arrivò puntualmente per bocca del nonno:-C’è solamente una soluzione per ovviare a questo increscioso incidente: tu andrai in collegio, in Svizzera o in Germania, lontano da qui, ti affideremo a insegnanti severi che ti levino questi grilli dalla testa.-
Lui lo sapeva: lo avrebbero mandato via, via dai suoi amici, via dal rock, via da Stella, non riusciva a sopportarlo ma non poteva farci niente.-Io vorrei dire qualcosa…- Come in sogno Wolfango udì la voce di suo fratello irrompere nella sua disperazione.

mercoledì 29 ottobre 2008

Il tradimento

Capitolo 16
Il concerto fu un successo ma fu anche l’inizio della fine.
Wolfango visse il periodo successivo al concerto in uno stato di totale beatitudine: era Lupo per tutti, nessuno lo prendeva più in giro, per la prima volta nella sua vita si sentiva totalmente accettato, era amato da Stella, la sua Stella.
Un giorno, però, tornando a casa la sera, lo accolse una Frau Julia particolarmente accigliata.
-Herr Wolfgang, fuoi andare nella tua stanza, bitte!?-
Wolfango obbedì, chiedendosi cosa fosse successo. A parte le bugie, alle quali ormai si era abituato, non aveva altre colpe sulla coscienza, esclusa quella, terribile, di amare il Rock ma era abbastanza sicuro che il suo segreto fosse al sicuro.
Era appena entrato nella sua stanza quando irruppe Amedeo agitatissimo.
-È vero?- domandò.
-È vero cosa?- ribatté Wolfango
-Che hai suonato la batteria in un concerto Rock! Che fai parte di una band!- Esplose Amedeo.
-Come l’hai saputo?- chiese terrorizzato suo fratello.
-L’ha saputo papà: oggi è andato a parlare con i nostri insegnanti e, a quanto pare, un genitore che era presente al concerto gli ha fatto i complimenti per la tua bravura. Papà è tornato a casa furibondo, mi ha fatto il terzo grado ma io non sapevo nulla, poi si è chiuso nella biblioteca con la mamma ed il nonno!-
Wolfango sentì il cielo cadergli sulla testa: era la fine, mai più avrebbe potuto suonare, i suoi, giudici inflessibili, glielo avrebbero proibito senza ombra di dubbio.
Oppresso dalla disperazione, cominciò a parlare: su Amedeo cadde un fiume di parole, l’intera storia di una felicità che stava per essere distrutta fu raccontata con gli accenti più accorati.
Amedeo stava per rispondere quando comparve Frau Julia e disse: -Amedeo, sei atteso in biblioteca e tu sei pregato di aspettare nell’atrio.-
I due si avviarono silenziosamente.

venerdì 24 ottobre 2008

Il tradimento


Capitolo 15
Wolfango guardava dal limitare del garage la folla, aveva l’impressione che il sangue non gli scorresse nelle vene, aveva soprattutto un grosso dispiacere che faceva da culla a tutta la sua tensione: non aveva potuto, per ovvie ragioni, invitare Amedeo.
Gli sarebbe piaciuto aver vicino suo fratello in quel momento così emozionante.
Erano tutti tesissimi, Stella giocherellava con le numerose spille da balia della maglietta interrompendosi, ogni tanto, solo per guardare l’orologio e tutti controllavano in maniera quasi ossessiva che gli strumenti fossero a posto eccetto Wolfango, poiché la batteria era stata già tirata fuori dal garage.
Stella gridò in un misto di gioia ed angoscia che erano le 17.00, i quattro, all’unisono, deglutirono ed uscirono. Videro Claudio in prima fila, cosa che li tranquillizzò molto, mentre la folla esplodeva in un boato.
Wolfango lanciò un’occhiata alla piazzetta piena di gente, Claudio gli gridò: -Vai Lupo!!- e lui batté tre volte le stecche.
La folla scomparve, c’erano solo i piatti e le membrane della batteria e una sorta di fremente eccitazione che lo faceva sorridere e scatenare sullo strumento.
La voce di Stella, le vibrazioni delle corde del basso lo infiammavano e lo infilavano in quello che lui sapeva essere il ritmo giusto. Si fermò solo per consentire ai suoi amici gli assoli ma il resto fu come una magica e scatenata follia musicale.
Forse solo in quel momento riuscì a condividere la stessa passione che animava suo nonno per la musica, anche se la sua nasceva da armonie ben diverse.
I brani erano scritti sul flyer e Stella, non dovendoli presentare, si riforniva d’acqua quando poteva e sentiva la batteria di Lupo ritmarle il battito del cuore.
L’ultimo brano finì quasi senza che il gruppo se ne accorgesse, guardarono radiosi e sorpresi la folla che applaudiva e gridava saltando mentre la tensione scendeva e la fatica e la soddisfazione cullavano quella stupenda riuscita.
Wolfango si alzò senza fare un passo, come rassicurato dalla presenza della batteria davanti a sé, sentì una piccola mano battergli sulla spalla, si voltò e si ritrovò fra le braccia di una Stella che gli stava dando, con un certo entusiasmo, il suo primo bacio.
Il concerto fu un successo.

mercoledì 22 ottobre 2008

Il tradimento

Capitolo 14
Durante una delle tante uscite da scuola arrivò l’incidente: mentre gli studenti si accalcavano per scendere l’imponente scalone del Liceo, Claudio scivolò rotolando fino al primo pianerottolo e rimase a terra lamentandosi.
Fu prontamente portato al pronto soccorso e il radiologo diagnosticò la frattura dell’omero.
Claudio fu ingessato ed ebbe la prognosi di trenta giorni.
I cinque erano sgomenti: mancavano solo sette giorni al concerto, non si poteva rimandare ma senza batteria come suonare?
Nel pomeriggio i cinque si riunirono a casa di Claudio che semi-sdraiato sul letto guardava seccato le facce mogie e tristi degli altri.
Stella stava pigramente disegnando sul suo gesso quando finalmente proprio Claudio prese l’iniziativa.
-Verrò al concerto come spettatore.- dichiarò senza guardare gli amici.
-Senza di te non si fa niente- rispose secco e triste Giorgio
-Che vuoi che suoniamo senza batterista!- aggiunse Marco, mal nascondendo la sua aria tormentata.
Stella e Wolfango tacquero ed evitarono di guardarsi.
-Sai ho un “discepolo” che ha imparato tutti i nostri pezzi- disse Claudio, giocando a fare un po’ il martire ed un po’ solo il buffone e fissando Wolfango.
Wolfango impallidì, spalancò gli occhi e si indicò il petto guardando Claudio con aria interrogativa.
-Si tu.- rispose con olimpica calma alla domanda che l’amico non avrebbe mai posto.
Stella si illuminò rivolgendo a Wolfango il più bello dei suoi sorrisi - È perfetto!!!- esclamò lei.
Giorgio la guardò perplesso e proferì con un filo di voce: -Oh mio Dio! Il nome sulla locandina!-
Marco rincarò: -Mica possiamo scrivere…-
Wolfango iniziò a fissare insistentemente il pavimento.
Stella intervenne stizzita: -Infatti da oggi in poi si chiamerà Lupo, in tedesco Wolf significa lupo. Avremo un batterista con un nome feroce-
Gli altri approvarono entusiasti.

sabato 18 ottobre 2008

Il tradimento

Capitolo 13
Anche a scuola le cose andavano meglio. I compagni non lo prendevano più in giro, almeno quando c’erano in giro i suoi amici, Claudio aveva spalle possenti e mani robuste, Marco era cintura nera di aikido e Stella era universalmente temuta perché, pur essendo magra e bassina, era armata da anfibi con rinforzi di ferro con i quali sparava terribili pestonate. I quattro avevano fatto capire chiaramente che avevano accettato Wolfango e che qualunque sgarbo fatto a lui era fatto a loro e sarebbe stato crudamente vendicato
Wolfango continuava a carezzare Stella con gli occhi ovunque lei fosse, eccetto nei momenti in cui Claudio lo lasciava esercitarsi con la batteria e non si accorgeva affatto che era proprio e solo in quei momenti che lei si permetteva di fissarlo con notevole interesse.
Presto avrebbero dato il loro primo concerto, davanti ad un pubblico vero: avevano distribuito diversi flyers nel quartiere ed invitato i compagni di classe.
Le prove si susseguivano a ritmo serrato in ogni momento libero dallo studio e questo, per Wolfango, significava stare più tempo con gli amici, con la musica, con Stella.Fu il periodo più bello della sua vita.

mercoledì 15 ottobre 2008

Il tradimento

Capitolo 12
-Wolfango?- chiese il nonno.
-E’ a casa di un compagno di scuola- rispose Ludovico.
-Bene- commentò suo padre -finalmente quel ragazzo è riuscito a fare amicizia con qualcuno, speriamo soltanto che frequenti persone per bene-
-Papà, lo abbiamo iscritto nel Liceo più prestigioso di Milano- ribatté, un po’ stizzito Ludovico
-E’ frequentato dai figli delle migliori famiglie- soggiunse sua moglie.
-Siamo tutti ragazzi per bene al liceo, nonno, e poi Wolfango è più sereno, sembra proprio felice da un po’ di tempo- rincarò Amedeo, che ignorava chi suo fratello frequentasse ma, poiché gli voleva molto bene, gioiva della nuova condizione psicologica del suo gemello.
Frau Julia non intervenne nella discussione, si accontentò di annuire, sorridendo, alle parole di Amedeo.
Wolfango era diventato un bugiardo provetto, ormai aveva un repertorio di menzogne che usava a turno per non destare sospetti.
Doveva, però, stare attento. Una volta si era quasi fatto scoprire mentre fra sé canticchiava un pezzo che i suoi amici avevano provato tutto il pomeriggio e che gli era rimasto nella testa. Doveva nascondere con grande cura i CD che i quattro gli avevano regalato.
Ma anche questo lo eccitava, lo faceva sentire un ribelle, un contestatore dell’ordine costituito, un oppositore della feroce tirannia imposta da suo nonno.

venerdì 10 ottobre 2008

Il tradimento


Capitolo 11
Wolfango tornò nel garage ogni volta che i quattro si riunivano.
Sedeva in silenzio e si godeva la musica e la visione di Stella della quale ogni giorno era silenziosamente più cotto.
Finché i quattro suonavano lui era felice.
Quando tornava a casa, però, i sensi di colpa cominciavano un loro rock personale nella sua testa.
Ai ritmi della batteria si sostituivano pensieri che tormentavano il ragazzo: quella musica, che lui amava ogni giorno di più, era “il rumore” tanto odiato da suo nonno e, riteneva, neppure i suoi genitori avrebbero approvato. Inoltre gli pesavano tutte le bugie che doveva raccontare per giustificare i suoi ritardi.
In quella musica Wolfango aveva trovato uno sfogo, quella potenza di suoni, dai lamenti della chitarra fino ai colpi dei piatti, erano ormai un modo per gridare tutto ciò che non poteva dire, tutta la sua delusione, la sua rabbia, il suo tormento.
Era una musica importante che lo impegnava e lo sfiniva, lasciandolo trasognato e felice specialmente da quando Claudio aveva iniziato ad insegnargli i primi rudimenti per diventare un buon batterista, nonostante una certa riluttanza a far toccare ad un profano la sua sacra batteria.
Wolfango aveva scoperto di non essere stonato, anzi, aveva, a detta dei quattro, un certo senso del ritmo e la cosa gli piacque.

mercoledì 8 ottobre 2008

Il tradimento

Capitolo 10


Wolfango tornò a casa con l’impressione di aver scoperto un mondo nuovo.
È vero che i quattro avevano accuratamente evitato di chiamarlo per nome ma, incredibilmente, l’avevano invitato a tornare tutte le volte che avesse voluto.
Eccome se voleva! Quella musica lo aveva stregato, insieme agli occhi di Stella.
Soprattutto il suono della batteria lo aveva preso, quei battiti potenti come grida che entravano in tutto il corpo e sembravano dettare le vibrazioni del mondo intero a partire dal pavimento del garage.
Quando rientrò, con tre ore di ritardo, lo accolse la voce metallica di Frau Julia: -Herr Wolfgang, come giustifichi kwesto ritardo?-
-Il professore di greco ci ha trattenuti per farci fare degli approfondimenti– mentì lui dicendo la prima cosa che gli passava per la testa.
-In tal caso dofefi affertire!– disse Frau Julia che, sebbene parlasse perfettamente l’Italiano, conservava un tantino d’accento tedesco.
Wolfango non rispose e Frau Julia, che era una donna intelligente, scosse il capo: il ragazzo mentiva ma aveva un’aria che lei non gli aveva visto mai, sembrava felice. Frau Julia tacque.
Anche Amedeo si accorse che il fratello non aveva la solita aria cupa, lo interrogò a lungo, era curioso, ma il suo gemello rispose evasivamente ed eluse le sue domande.Amedeo ci rimase male, da che erano nati i due si erano sempre confidati tutto ma decise di rispettare il riserbo di Wolfango.

venerdì 3 ottobre 2008

Il tradimento


Capitolo 9
I quattro s’interruppero bruscamente e corsero nello stanzino prima che Wolfango potesse rialzarsi. Nonostante il buio Stella lo riconobbe subito: -E tu che diavolo ci fai qui?!-
Silenzio.
Wolfango aveva l’impressione che la sua lingua si fosse incollata al palato, non poteva certo esordire dicendo che l’aveva seguita e li guardò con occhi spersi.
-Mica siamo alieni- Marco disse un po’ per sfottere ed un po’ per scherzare.
-Magari è venuto per sentire un po’ di vero Rock!- esclamò Giorgio lieto di avere un pubblico.
-Ammesso che sappia cos’è- soggiunse Claudio con la sua aria abbastanza costruita da batterista maledetto.
-Se non sa cos’è possiamo sempre insegnarglielo, ti va?- concluse Stella, guardandolo incuriosita.
Sapeva essere dolce Stella a modo suo.
Wolfango estrasse a fatica un -Si- dalle sue impastatissime corde vocali.
Stella lo prese per un braccio rialzandolo con un’energia alquanto brusca per farlo sedere sul pavimento della sala dove suonavano, più sicuro delle panche.
-Ok ricominciamo!– ordinò Claudio, le stecche batterono ancora e fu l’inizio di un’ora all’insegna del rock.
I battiti degli amplificatori erano così forti che Wolfango ebbe l’impressione di sentirli sostituire quelli del suo cuore che pure marciavano a mille.