Il naso di Cyrano: gennaio 2009

sabato 31 gennaio 2009

Al cavallino bianco


Ieri, con la FG, mi sono rivista una deliziosa operetta che si intitola, appunto, Al cavallino bianco.
Sto comperando in edicola tutta la collana di operette, genere che mi garba molto.
Al Cavallino bianco è’ una produzione Rai del 1974, quando la Rai produceva ancora cose così carine.
Ovviamente, io l’ avevo già vista da ragazza, la FG no. Bene è rimasta stregata. L’ operetta le piace, soprattutto La vedova allegra, che noi possediamo in una vecchia registrazione Rai dal teatro dell’ opera di Roma, con una superba e divertentissima Raina Kavaibanska.
Alla FG è piaciuta anche Al cavallino bianco, non tanto per la storia, che in fondo è un po’ sciocca, le sono piaciute le romanze, che sono carine ma, soprattutto, l’ hanno conquistata gli interpreti.
Io lo sapevo che sarebbe rimasta incantata: il fatto è che gli attori e i cantanti del cavallino sono gente che ha imparato il mestiere in teatro e in teatro non puoi barare. Se una battuta, una scena, un movimento ti viene male, non puoi rifarlo, sei lì, il pubblico è lì, ti vede e giudica, il teatro è una scuola severissima: o lasci perdere o diventi bravo per forza.
Paolo Poli, Toni Renis, il grande Gianrico Tedeschi, i ballerini sono stati magistrali, divertenti, vivaci, briosi, insomma ci hanno dato uno spettacolo di classe e la FG la classe sa riconoscerla e molto bene.
Soprattutti le è piaciuto Paolo Poli, la sua mimica inconfondibile, il suo modo di parlare inimitabile.
Ovviamente mi ha fatto mille domande, lei nel 1974 non era ancora nata ma è normalmente assetata di storia, in questo caso di storia del teatro e della Rai.
Ho risposto esaurientemente a tutti i suoi quesiti e alla fine entrambe eravamo contente per lo spettacolo ma avevamo anche un po’ di malinconia, pensando a quello che attualmente le reti televisive propinano e che non è proprio adatto ad un pubblico di persone intelligenti.
Per fortuna ci sono i DVD e la videocassette!

martedì 27 gennaio 2009

Le Nonnette con il carrello


Io ho sempre mille cose da fare e, per riuscire a farle tutte, vado sempre di corsa. Sono organizzata e veloce e, in genere riesco a stare nei tempi che mi impongo. Quasi sempre. Quando non ci riesco, la causa è, con elevata percentuale, da addebitarsi ad una o più “Nonnette con il carrello della spesa”.
Le Nonnette con il carrello della spesa sono mine vaganti sul percorso della mia vita, ostacoli difficilissimi da superare, trappole seminate sul sentiero delle mie giornate.
Le Nonnette con il carrello sono, generalmente di due misure: o stazzano quanto una torpediniera o sono formato bonsai, un metro e venti di altezza e trenta chili di peso.
Ma qualunque sia la misura della Nonnetta che intralcia il mio cammino, il risultato è lo stesso: sul marciapiede non si passa. Infatti la caratteristica fondamentale della Nonnetta con il carrello della spesa è quella di occupare l’intero marciapiede.
Per la Nonnetta formato torpediniera è molto facile riempire un marciapiede, basta lei; se poi considerate il carrello capirete che facilmente lei straripa dal marciapiede; per quella formato bonsai è lo stesso: cammina tenendo il carrello a mezzo metro di distanza, esattamente la lunghezza del suo braccio che tiene rigorosamente lontano dal fianco, anche l’ altro braccio è allargato e termina con una mano che regge alcune rigonfie buste oppure un guinzaglio al quale è appeso un cagnetto, generalmente ringhiante.
La seconda caratteristica della Nonnetta con il carrello è quella di marciare con una velocità di crociera che si aggira intorno al metro al minuto.
Le Nonnette con il carrello della spesa (anche vuoto) sono lentissime e rallentano tutti i malcapitati che camminano dietro di loro. Quando sento in televisione che sull’ autostrada del sole c’è una coda di sette chilometri, io non penso ad apocalittici incidenti o a neve, pioggia e grandine. Io penso ad una Nonnetta con il carrello della spesa che ha sbagliato strada!
La cosa curiosa è che le stesse Nonnette, quando escono senza carrello camminano a velocità normale, talvolta marciano anche con rapidità; quando tirano il carrello, invece, si trasformano in lumachine. Il fenomeno richiederebbe un’ indagine scientifica approfondita.
La terza caratteristica delle Nonnette con il carrello è che si infuriano da morire se qualcuno le sorpassa, lo ritengono un maleducato, considerano il sorpasso un’ offesa mortale da lavare col sangue del malcapitato e infatti, spesso, tentano di colpire l’ impunito con le ruote del carrello o con qualche oggetto contundente come ombrelli, borsette o altro. Non è raro che le Nonnette fornite di cagnolino aizzino la bestiola contro l’ infame che le sta sorpassando.
Il problema non è da sottovalutare considerato il numero elevatissimo di Nonnette con il carrello che girano per il mio quartiere, quattro o cinque di loro possono far perdere anche dieci minuti e, se uno ha fretta, dieci minuti sono tanti.
C’è un unico sistema per superare incolumi una Nonnetta con il carrello e riprendere il normale ritmo di marcia: attraversare la strada e cambiare marciapiede. Già ma se anche là staziona una micidiale Nonnetta con il carrello?! In questo caso le soluzioni sono due: o ci si rassegna e ci si trasforma in una tartaruga o si cammina in mezzo alla strada, sfidando il traffico automobilistico, pur di fare in tempo quello che si deve fare.

sabato 24 gennaio 2009

Fantastica!

Stasera la FG è andata a dormire felice.
In questi giorni è stressantissima perché sta sostenendo esami su esami, praticamente uno al giorno, ormai vive dentro ai vocabolari, parla solo di letteratura e filologia, si esprime a fonemi e grugniti, talvolta ulula come un lupo siberiano.
Stasera, anche per spezzare questa diabolica routine, siamo andate a teatro. Prima, però, volevo andare da Castroni a via Nazionale e, mentre camminavamo, siamo passate davanti alla vetrina di Swaroski dove ha visto un delizioso, piccolo riccio scintillante che l’ ha incantata, che dovevo fare? Gliel’ ho regalato, naturalmente.
Poi siamo entrate da Castroni, Castroni non è un negozio, è semplicemente il Paradiso terrestre. Il negozio offre una scelta infinita di cioccolatini, caramelle, cioccolate, confetti, dolci di tutti i generi. Abbiamo acquistato una cioccolata bianca con mirtilli di Borgogna e un sacchetto di confetti alla frutta e al cioccolato.
Poi abbiamo cenato e siamo andate a teatro.
Abbiamo visto “Le conversazioni di Anna K.”, una rivisitazione delle Metamorfosi kafkiane scritto e diretto da Ugo Chiti e magistralmente interpretato da Giuliana Lojodice.
A me lo spettacolo è piaciuto moltissimo, un tema così complesso e difficile, quello dell’ accettazione del “diverso” è stato trattato con una lievità ironica rarissima, con un affetto gentile, con una comprensione compassionevole e intelligentissima. Insomma, ero in totale sintonia con quanto avveniva in scena.
La FG era del tutto conquistata, nell’ intervallo, mentre ci gustavamo cioccolata e confetti (paradisiaci!), non ha fatto altro che dirmi quanto le piaceva lo spettacolo e quanto fosse brava la Lojodice. Sono stata felice che mia figlia abbia saputo apprezzare l’interpretazione di una attrice completa e sensibile.
Al termine la FG è voluta andare a ringraziarla e la signora Lojodice è stata gentilissima, si è intrattenuta con la FG, le ha fatto anche l’ autografo e ci ha presentate all’ autore e regista al quale abbiamo fatto i complimenti.
Sull’ autobus, mentre tornavamo a casa, la FG continuava a ripetere:” E’ stata fantastica!” riferendosi, credo, alla serata, allo spettacolo e, soprattutto, all’ attrice, grande interprete teatrale e squisita signora che ci ha regalato un’ interpretazione ricca di umanità e di comprensione.

mercoledì 21 gennaio 2009

Compleanno


Mia mamma ha compiuto Ottantatre anni!
Mica è una cosa da tutti, tenuto conto che nella vita ha dovuto affrontare prove durissime come una guerra mondiale, tanto per dirne una.
Mamma ha ottantatre anni ma è ancora del tutto autonoma, vive da sola, gestisce la sua vita e si interessa del mondo; ha qualche acciacco che le dà noia e la fa brontolare ma è inevitabile.
Per il suo compleanno mi sono autoinvitata a pranzo e le ho chiesto di cucinarmi una pietanza che io adoro e che lei sa fare molto bene, lei ha accettato.
Così, dotata di regolamentare regalino e biglietto di auguri rigorosamente fatto da me al computer, sono andata da lei sabato verso le dieci del mattino. Le ho portato anche una bottiglia di spumante, italiano perché entrambe non amiamo lo champagne, e una piccola torta, dotata di candelina. Una sola perché la torta era piccola e 83 candeline non ci sarebbero mai entrate. Però la candelina era rossa!
Ovviamente, quando ha visto i miei doni, mamma mi ha rimproverato. Lei lo fa sempre, dice che non dobbiamo spendere soldi per lei però si vedeva che era contenta, ha gradito i cioccolatini e i biscotti che le ho regalato, ha ammirato la minitorta (una Charlotte) ed è rimasta estasiata dal biglietto (modestamente, nel settore grafica al computer sono brava!).
Abbiamo chiacchierato un po’ e poi siamo andate a preparare il pranzo; per primo mi ha fatto dei ravioli alla rucola e noci, conditi con un sugo buonissimo (mamma nel settore sughi è un’artista), per secondo, come da mia richiesta mi ha fatto una celestiale frittata con le zucchine!
Ora, forse già sapete che io adoro le frittate, la mia preferita in assoluto è quella al burro che mi faceva la nonna ma, a parte quella con le cipolle, io le frittate le adoro tutte, potrei dire di sì a qualunque infamia se mi si offrisse una frittata, altro che Esaù e le sue lenticchie!
Bene, mamma mi ha cucinato una frittata, rigorosamente priva di cipolla, con le zucchine degna di essere mangiata dagli dei dell’ Olimpo, in grado di reggere il paragone con nettare e ambrosia. Sono sicura che nessuno chef francese potrebbe realizzare una delizia del genere.
Me la sono centellinata. Lo so che il verbo centellinare si usa per le bevande ma qui rende bene l’ idea, l’ ho mangiata piano piano per gustarmela e per farla durare di più.
Purtroppo alla fine è finita!
Abbiamo terminato il pranzo con la torta, mamma ha spento la candelina, abbiamo brindato alla sua salute e ci siamo gustate la Charlotte.
Mentre io lavavo i piatti mamma ha fatto il caffè e ce lo siamo bevuto continuando a chiacchierare di tante cose.
Poi io sono tornata a casa mia, dove mi aspettava un cesto di panni da stirare e lei è andata a riposarsi perché a ottantatre anni le feste di compleanno, anche se gradevoli, sono un po’ stancanti.
Tanti auguri mamma!

sabato 17 gennaio 2009

Birra metateatrale


Dopo una settimana di lavoro infernale: test e compiti in classe da correggere e valutare, interrogazioni a tappeto, riunioni, lavori al computer da preparare per le suddette, lavori domestici, spesa, Fg in fase isterica da stress da esami, influenzetta che va e viene, stasera mi sono rilassata andando a teatro.
Veramente ero parecchio dubitosa, lo spettacolo era un atto unico di Vàclav Havel sull’ occupazione sovietica della Cecoslovacchia, temevo che fosse una cosa pesante e tristissima ma faceva parte del pacchetto abbonamento, così io e la FG, entrambe in alta uniforme ( di solito vestiamo casual ma per il teatro ci vestiamo eleganti), ci siamo andate.
In realtà lo spettacolo, che si intitola Udienza, è stato gradevolissimo, ironico e ben recitato, ci è piaciuto moltissimo.
In scena ci sono soltanto due personaggi: un intellettuale, scrittore di teatro, perseguitato dal regime, che non può più rappresentare le sue opere e che ha trovato lavoro come operaio in una fabbrica di birra e il suo capo, un birraio ubriacone e ignorante.
Il capo parla quasi sempre, bevendo birra in continuazione e versandone all’ intellettuale che, non potendo rifiutare perché teme di perdere il lavoro fa finta di berla e la versa nel boccale del capo quando questi esce di scena.
Il capo cerca di convincere l’ intellettuale a collaborare con lui, in sostanza a fare la spia per i sovietici ma lo fa attraverso infiniti e ripetitivi giri di parole, alla fine l’ intellettuale rifiuta e allora il capo si irrita e, ormai ubriaco, lo implora. Le parti si sono rovesciate: non è il capo quello forte e lo dice, dice allo scrittore, piangendo: “ Tu domani sarai un eroe, tu puoi continuare a scrivere, quelli ti perseguitano perché ti temono, domani sarai un eroe, io, invece, sono e sarò nessuno, ora e sempre”
Lo scrittore non sa che rispondere, alla fine il capo si arrende ma gli chiede di portare almeno alla fabbrica una famosa attrice, amica dello scrittore, perché la sua vita non sia del tutto vana, perché egli possa almeno giustificarla per quell’ evento.
Lo scrittore promette e riesce a mettersi nei panni del capo, riesce a comprendere, forse soltanto per un attimo, la vita miserabile del capo.
Il tutto è condotto con una leggerezza dialettica, con grande ironia e raffinato umorismo, conditi con reiterate bevute di boccali e boccali di birra.
La scena era affascinante e i due attori coinvolgenti. Insomma uno spettacolo piacevolissimo. Ma…ma quando è finito io e la FG eravamo assillate da un desiderio irrefrenabile di birra.
Ce lo siamo soddisfatto al Book-a-bar, il bar del Palazzo delle esposizioni, vicino al teatro. Naturalmente non ci siamo limitate a berci la birra, con la FG è inevitabile filosofare e infatti abbiamo filosofato, nella fattispecie , la FG sosteneva che quella era una metabirra teatrale ma io l’ ho corretta sostenendo che semmai era una birra metateatrale poiché “meta” in greco significa “riguardo a” e quella birra riguardava lo spettacolo che avevamo appena visto e la sete che ci era venuta guardandolo. La FG si è convinta e ce ne siamo tornate a casa chiacchierando allegramente di tante meravigliose cose: teatro, musica, letture, insomma tutte quelle cose che tutte e due amiamo e condividiamo.

mercoledì 14 gennaio 2009

Che bello viaggiare in treno

Io adoro viaggiare in treno, non so se ve l’ho mai detto. E’ il mezzo di trasporto che mi piace di più, soprattutto amo gli Eurostar, è vero che costano parecchio ma si viaggia proprio bene, almeno in prima classe. Quando vado a trovare Cat viaggio sempre in Eurostar. Sono veloci e confortevoli e, in genere, rispettano gli orari. In genere.
Una volta, qualche anno fa, presi l’Eurostar da Torino per tornare a Roma. Era la fine di Giugno ma il treno ha il condizionatore e io, anche se ero un po’ triste perché mi dispiaceva lasciare mia sorella, me ne stavo tranquilla. A Milano, stranamente, l’Eurostar aveva già accumulato un’ora di ritardo, per lavori sulla linea ferroviaria. Alla stazione meneghina salirono moltissime persone. Erano tutti nervosissimi. Eleganti manager con regolamentare notebook al seguito, giovani donne in carriera, rigorosamente vestite Armani, giovani rampanti muniti di ventiquattrore, palmari e attrezzi vari hi-tec diedero l’assalto allo scompartimento e si sistemarono sui sedili inveendo furiosamente contro le FFSS.
Poi cominciò il balletto dei cellulari: più o meno tutti insieme, sfoderarono i loro telefonini di ultima generazione e cominciarono a telefonare per avvertire i loro contatti romano che avrebbero tardato.
Mi innervosii anche io, mi avevano contagiato, caspita! Un’ ora di ritardo da Torino a Milano! E fino a Roma quanto avremmo accumulato? Era preoccupante!
E invece no. Per me, non era affatto preoccupante: Io ero in vacanza! Nessuno mi aspettava (la FG era anche lei in vacanza e la FI pure), non avevo appuntamenti di lavoro, Io.
Allora mi misi tranquilla, assolutamente soddisfatta della mia condizione, e mi dedicai al mio sport di viaggio preferito: osservare la gente. E vi garantisco che ce n’era da osservare. Con spiccata cadenza padana, commenda, manager, giovani rampanti e donne in carriera non facevano altro che sbraitare al telefono o tra di loro, commentando l’ inefficienza delle ferrovie, chiedevano ogni due minuti al capotreno se stavamo recuperando oppure no, si agitavano come leoni in gabbia e, in un certo senso, in gabbia ci stavano per davvero.
ABologna le ore di ritardo erano diventate due e si era fatta ora di pranzo, così me ne andai nel vagon restaurant dove pranzai tranquillamente, circondata da individui isterici attaccati ai loro portatili, servita da camerieri che mi guardavano sorridendo con aria complice, avevano compreso che io non avevo fretta e che mi divertivo quanto loro allo spettacolo decisamente comico dei milanesi frustrati.
Arrivammo a Roma con quasi tre ore di ritardo e con i lumbard in piena crisi di nervi; l’ altoparlante annunciò che i viaggiatori potevano recarsi al box Eurostar per avere il rimborso per il ritardo e io, sghignazzando, pensai che, invece del denaro, sarebbe stato meglio che le Ferrovie avessero messo a disposizione un certo numero di confezioni di tranquillanti, magari formato gigante.

sabato 10 gennaio 2009

All' aeroporto


Io non amo prendere l’aereo ma andare all’aeroporto mi piace molto. L’ aeroporto è un luogo privilegiato per osservare la gente e per inventare storie.
Dopo aver passato il check-in, mentre aspetto di imbarcarmi, ruminando cioccolato anti-fifa, guardo la gente e mi diverto un mondo.
E’ facile indovinare di che nazionalità sono le persone, basta ascoltare e vedere. Gli Inglesi e i tedeschi adulti in genere leggono un quotidiano, i giovani bivaccano, preferibilmente seduti per terra, accanto ai loro zaini e parlano a voce bassissima. I tedeschi sono quasi sempre biondi e con i capelli lunghetti, gli inglesi in genere li portano corti, anche le ragazze.
Gli americani masticano chewingum e assassinano l’idioma anglosassone con la loro criminale pronuncia, mi stanno antipatici e se posso evito di sedermi accanto a loro.
I francesi, tutti, aspettano l’imbarco leggendo libri. Sono in genere bellissimi, tutti e spesso dotati di notebook che utilizzano se non stanno leggendo.
Gli italiani sono sovente maleducati, viaggiano a piccoli gruppi, per lo più familiari, parlano a voce troppo alta e non sanno mai qual è il loro gate.
Ma, per me, il massimo è rappresentato dagli spagnoli. Gli spagnoli non viaggiano, loro migrano. Mi spiego: gli spagnoli viaggiano a stormi di cinquanta o più unità, sembrano anatre in formazione di volo e, come le anatre, sono coloratissimi e chiassosissimi, non parlano starnazzano. A differenza delle anatre gli spagnoli viaggiano carichi di pacchetti, evidentemente acquistano regali per i loro cari solo al freeshop dell’aeroporto.
I preti e i bambini, invece, sono tutti uguali. Non importa di che nazionalità siano: i preti sono silenziosissimi e molto concentrati, forse pregano, non so.
I bambini sono eccitati, vivaci e curiosissimi, fanno domande in cento lingue diverse a genitori che spesso non sanno che rispondere, guardano affascinati il mondo che li circonda e si entusiasmano per ogni aereo che decolla o atterra.
Io, all’ aeroporto, guardo questa varia umanità e mi invento delle storie che hanno per protagonisti le persone che osservo: quel pretino, per esempio, in futuro potrebbe diventare papa,oppure quella ragazzina bionda, che vuole sapere di cosa è fatta la cioccolata, potrebbe trasformarsi in una novella Marie Curie e quel tale, che scrive furiosamente sul suo portatile, magari è uno scrittore famoso, e se non lo è ce lo faccio diventare io nella mia sterminata e alquanto fertile fantasia.

mercoledì 7 gennaio 2009

Il nonnetto da bus

Il nonnetto da bus è un pericolosissimo personaggio che si trova talvolta sui mezzi pubblici.
Inutilmente cerchereste un nonnetto da bus alle undici di mattina o alle cinque di pomeriggio. Il nonnetto da bus, infatti, si alza all’ alba, nonostante sia rigorosamente pensionato e possa, quindi, dormire quanto gli pare, per prendere l’ autobus alle sette e mezzo. Poi sparisce misteriosamente per ricomparire sul bus alle quattordici e dieci.
Il nonnetto da bus ha una missione da compiere e la compie scrupolosamente tutti i giorni dal lunedì al venerdì: deve combattere contro un esercito di studenti, quegli studenti che prendono, appunto, l’ autobus alle sette e mezzo del mattino per andare a scuola e tornano a casa con quello delle due e dieci.
Il sabato e la domenica il nonnetto da bus, probabilmente, dorme fino a tardi, fa colazione con latte e biscotti, esce a piedi per comprare il giornale e va a leggerselo ai giardini pubblici, insomma, fa tutte qelle cose che fanno i nonnetti non da bus.
Chi gli abbia affidato questa missione non si sa, il nonnetto da bus, fino ad un certo momento della sua vita, è stato un uomo normale, poi, un giorno, naturalmente mentre stava su un autobus, ha percepito una presenza misteriosa e soprannaturale che gli ha impartito un imperativo categorico:” Combatti contro lo Studente”.
Il nonnetto da bus combatte per mezzo di una dialettica surreale e logorroica; la variante femminile, la nonnetta da bus, è anche più pericolosa, infatti, oltre alla dialettica, è fornita di tacchi coi quali mena terribili pestonate che tranciano scarpe, stivali e anche anfibi militari, all’ occorrenza.
Il nonnetto da bus sale con aria feroce dalla porta centrale quando l’autobus e pieno di studenti, muniti del regolamentare zaino, fa alzare (se ci riesce) un giovane, possibilmente seduto vicino ad una ragazza in minigonna cui lancia occhiate insistenti e comincia subito a inveire.
I temi della sua arringa sono sempre uguali, li ripete da anni e ormai parte in automatico. Si lamenta perché gli studenti portano lo zaino. Per il nonnetto da bus, gli studenti dovrebbero andare a scuola senza alcun materiale scolastico. A onor del vero, è necessario rilevare che spesso negli zaini dei liceali c’è tutto meno che il materiale scolastico.
Il secondo tema è la maleducazione degli studenti: il nonnetto da bus stigmatizza gli studenti che salgono dalla porta centrale (l’ha fatto anche lui ma non tollera che lo facciano gli altri), evidenzia a gran voce come i maleducati adolescenti stiano stravaccati sui sedili e non cedano il posto agli anziani (non pensa che le povere creature hanno fatto le tre di notte per arrivare al livello 12 dell’ ultimo videogame alla moda), si lancia in un appassionato e critico esame dell’ abbigliamento di maschi e femmine (e continua a guardare le gambe delle fanciulle in minigonna), fa commenti spiacevoli circa l’ igiene dei giovani d’oggi (non ritiene corretto che, per guadagnare mezz’ora di sonno, gli infelici forzati della Pubblica Istruzione spesso facciano a meno di sapone e dentifricio).
Il nonnetto da bus ce l’ ha in particolare con gli iPod e i lettori di musica, dice che a forza di spararsi Rock nelle orecchie i giovani si rincretiniscono, non riesce neppure ad immaginare che qualche giovane senta Mozart o Chopin, in realtà odia i lettori di musica perché impediscono ai ragazzi di sentire lui.
Il nonnetto da bus conosce perfettamente il tragitto del mezzo pubblico e sa , quindi, dosare la sua diatriba che si conclude sempre con la fatidica frase:”Ai miei tempi…”
“Ai miei tempi i giovani erano più educati, i genitori e gli insegnanti erano più severi, c’era più rispetto per gli anziani, povera Italia come andremo a finire?”
Le reazioni dei nemici teen agers sono varie e talvolta pittoresche, si va dal volgare “Anvedi questo, ce s’arza all arba pe’ rompe’ le palle!” al più mite “ A nonne’ ma nun potevi stattene a letto?” e via così fino al silenzio totale di quelli che, sapendo che sul bus, inevitabilmente, incontreranno il nonnetto da bus, si sono muniti di iPod e musica antinonnetto che è l’unica arma di difesa efficace.
Ora, ditemi voi, dopo un viaggio così stressante a causa del nonnetto da bus, come possono gli studenti, una volta in classe, stare attenti, fare buone interrogazioni, svolgere correttamente i compiti in classe?
E’ evidente che non possono e infatti gli allievi delle scuole italiane hanno un rendimento scarsissimo, sono agli ultimi posti nelle graduatorie della scuola europea. Forse questo dipende dal fatto che negli altri Stati dell’ Unione europea non ci sono i nonnetti da bus.
Non è un caso che serissime e attendibili rilevazioni statistiche abbiano dimostrato che gli studenti migliori sono quelli che a scuola ci vanno a piedi o col motorino.
Signora Ministra della Pubblica Istruzione faccia qualcosa! Si metta d’ accordo con il suo collega Ministro dei Trasporti, proponete un disegno di legge che vieti tassativamente ai nonnetti da bus di salire sui mezzi pubblici in orario scolastico! Questa sì che sarebbe una riforma degna di nota!
Forse il rendimento scolastico dei ragazzi non migliorerà ma avrete di sicuro la loro imperitura e totale gratitudine.

sabato 3 gennaio 2009

Mostri e mostre


Ieri stranamente c’era il sole e allora io, Cat e la FG abbiamo attuato il “piano B” e siamo andate a Castel Sant’Angelo a vederci la mostra “Loghi d’ Italia”.
In realtà avevamo deciso di andarci la settimana scorsa ma pioveva a dirotto e abbiamo dovuto rinunciare a causa di inevitabili botte di cervicale, trigemino e sinusite.
Ma io ormai sono un mostro nel settore organizzazione (mica lo dico io, lo riconoscono tutti, anche i miei peggiori nemici!), quando progetto qualcosa tengo conto degli imprevisti e oltre al piano A preparo sempre un piano B e, spesso, anche un piano C.
Ieri, dunque, abbiamo preso l’autobus fino a ponte Sant’Angelo e, dopo aver mangiato una buonissima pizza, comprata in un piccolo forno, abbiamo visitato la mostra che era davvero interessante.
Ve la consiglio, si può visitare fino al 25 Gennaio 2009.
Sono esposti oggetti, cartelloni pubblicitari, gadget, progetti e video di molti prodotti tipicamente made in Italy.
Particolarmente belli sono i manifesti pubblicitari che vanno dai primi del Novecento agli anni Sessanta, una grafica affascinante, essenziale e raffinatissima che porta la firma di gente come Seneca e Andy Warhol.
Poi ci siamo incantate davanti ai filmati di Carosello, vecchia amatissima trasmissione pubblicitaria che vantava collaborazioni di artisti del calibro di Cavandoli e Fellini, per citarne solo due!
Io e Cat ci abbiamo ritrovato tanta parte della nostra infanzia. La FG anche, perché è vero che quando è nata lei Carosello non c’ era più già da molti anni ma aveva visto una mostra sull’ argomento quando era piccola e io e suo padre avevamo razziato il bookshop di tutte le videocassette reperibili. Quelle videocassette conquistarono a tal punto la FG che se le è viste talmente tante volte da saperle a memoria, è mostruosamente ferrata su Angelino, Ulisse e l’ombra, Lancillotto e Lagostino.
Insomma un bel tuffo nel passato e un modo simpatico di iniziare il nuovo anno.
Poi siamo tornate a casa e nel pomeriggio io e la FG, momentaneamente sradicata dai libri di letteratura e filologia, ci siamo andate a esplorare il sito di MondoCarosello per rivederci altri filmati di vecchie pubblicità che ci piacciono tanto, moolto più di quelle attuali.