Il naso di Cyrano: agosto 2007

mercoledì 29 agosto 2007

Poesia


Oggi vi regalo una poesia di Trilussa. Non è una di quelle più famose e l’ ho cercata a lungo. Alla fine me l’ ha trascritta un gentile signore che amava le poesie romanesche e ne scriveva anche. E’ morto, improvvisamente, l’ altro ieri. Pubblicare questa poesia è anche un modo per salutarlo: “Ciao. Signor Orlando”

LA PUPAZZA
Quann'ero regazzino, mi' sorella,
che su per giu.' Ci aveva l'eta' mia,
teneva chiusa drento a 'na scanzia
‘na pupazza bionna, tanto bella.

Era de porcellana, e m'aricordo
che portava un bell'abito da ballo,
scollato, co' la coda, tutto giallo,
guarnito con un bordo.

Cor giraje 'na chiave sospirava,
moveva l'occhi e, in certe posizzione,
pijava un'espressione
come avesse penzato a chissa' che....
Se chiamava Bebè .

Io ce giocavo, e spesso e volentieri
la mettevo sul letto a la supina
pe' vedeje spari' l'occhioni neri:
e co' la testa piena de penzieri
dicevo fra de me:- Quant'e carina!
Chissa' che belle cose ciavra' drento
pe' move l'occhi tanto ar naturale,
pe' sospira co' tanto sentimento”

Ecchete che una sera,
nun se sa come, tutto in un momento
me sarto' in testa de vede' che c'era.

A mezzanotte scesi giu' dal letto
detti de guanto a un vecchio temperino
e come un assassino
je lo ficcai ner petto!
La squartai come un pollo, poverella:
ma drento nun ciaveva che 'na molla,
un po’ del fil-de-fero, una rotella
e un soffietto attaccato co' la colla.

D'allora in poi, si vedo ‘na regazza
che guarda e che sospira
benanche me ce sento un tira-tira
nun me posso scorda' de la pupazza.
Trilussa

mercoledì 22 agosto 2007

Battesimo



La FG aveva circa due mesi quando la battezzammo. Era una pupa buonissima, a patto che le dessimo cibo. Piangeva solo quando aveva fame, adorava succhiare, succhiava tutto e, infatti, durante la cerimonia se ne stette, avvolta in veli e organdis rosa, tranquillissima a succhiare il mio braccio.
La FI, che all’ epoca aveva tre anni, elegantemente abbigliata e saldamente ancorata alla mano del padre, seguiva tutto con la massima attenzione.
Le avevamo spiegato che anche lei era stata battezzata, le avevamo fatto vedere le fotografie, il bigliettino, la bomboniera del suo battesimo ma era chiarissimo che la gelosia la divorava. Per questo avevamo deciso di tenercela vicino e di farla partecipare alle varie fasi del rito.
Quel giorno le creature da battezzare erano quattro, tre femmine e un maschio.
Venne il momento in cui il sacerdote versa l’ acqua sulla testa del battezzando. Noi eravamo gli ultimi. Gli altri tre bambini strepitarono non poco al fatidico momento, la FG continuò imperterrita a succhiare il mio braccio che ormai grondava saliva e non mostrò nessun segno di fastidio per l’ acqua che il prete le versò in testa. Il sacerdote, a questo punto, rivolse un sorriso alla FI che ricambiò con uno sguardo pieno di odio ed esclamò:”Tu a me la testa non me la lavi!” In effetti, se c’ era una cosa che non sopportava era farsi lavare i capelli.
Il prete si affrettò a rassicurarla e tornò ad officiare il rito che proseguì senza ulteriori incidenti fino alla fine.

giovedì 16 agosto 2007

Perù


Sedici Agosto. Voi ve ne state al mare o in montagna, io, invece, ho passato la mattinata girando per ambulatori medici ma non mi lamento, sono riuscita a divertirmi persino là.
La FG doveva fare delle analisi improrogabili, così stamattina siamo andate alla ASL. Di solito quello è un luogo che io evito accuratamente ma il laboratorio privato dove tutto funziona perfettamente, dove troviamo cortesia e professionalità, è chiuso per ferie.
Alla ASL, stamattina, c’ era pochissima gente, per fortuna, ma i prelievi che dovevano iniziare alle sette e quaranta ( nel nostro laboratorio cominciano alle sette ) sono cominciati ben dopo le otto perché l’ infermiera è arrivata in ritardo. Meno male che la FG, che ieri ha tirato tardi con la FI e i suoi amici, praticamente dormiva, altrimenti avrebbe cominciato a lamentarsi.
Alle otto e mezza abbiamo finito e siamo usciti dai fatiscenti locali della Pubblica Sanità.
Siamo poi andate al Policlinico per pagare il ticket di una visita che la FG deve fare in settembre. E qui andiamo nel surreale. Badate bene, quello che vi racconto adesso non è un’ invenzione, è tutto assolutamente vero, ho i testimoni.
Anche al Policlinico c’ era poca gente. Mi sono messa in fila mentre la FG continuava nel suo stato di trance in sala d’ aspetto. C’erano quattro persone davanti a me, una, con la scusa che si sentiva male, è bellamente passata avanti, sistema italico brevettato.
Ai due sportelli aperti lavoravano, si fa per dire, due impiegati, una signorina e un tizio di mezza età.
Il computer della fanciulla non funzionava e quindi doveva usare quello del collega, sembrava di vivere in un universo parallelo dove tutto andava al rallentatore.
Ad un certo punto è arrivata una signora straniera. Il tizio di mezza età ha cominciato ad inserire i dati anagrafici della signora sul computer ma si è fermato quasi subito.
“ Non mi prende la nazione” ha esclamato, poi ha chiesto “ Ma Lei in quale Stato è nata?”
“ In Perù” ha risposto la signora. Quello ha riprovato, più volte, ha chiamato anche la collega, che ha lasciato la pratica di un altro paziente a metà e ha cercato di risolvere il problema ma non c’è stato nulla da fare.
A me un dubbio era venuto e stavo quasi per esternarlo, il dubbio, cioè, che non fosse il computer il problema ma l’ ignoranza dei due impiegati. Poi sono stata zitta e il tizio ha telefonato all’ assistenza informatica, spiegando la questione. Dalla cornetta è uscita la seguente domanda:” Ma ce l’ hai messo l’ accento sulla u ?”, dalla bocca del tizio è uscita questa sorprendente risposta:” Ma perché, ci va l’ accento?”. Evidentemente quello dell’ assistenza conosceva bene il tizio e io sono molto intelligente, perché il dubbio che era venuto a me era proprio che il tizio avesse scritto Peru senza accento.
Comunque il tizio a trafficato con i tasti e poi ha comunicato a quello dell’ assistenza:” Ce l’ ho messo l’ accento ma non me lo piglia lo stesso ”, al che la cornetta ha gracchiato:” Hai usato la u accentata o quella normale e c’ hai messo l’ apostrofo? “ segno che quello dell’ assistenza conosceva molto bene il tizio.
Il tizio di mezza età era sorpresissimo di apprendere che su una tastiera di computer ci sono anche le vocali accentate. Ha impiegato un po’ di tempo a trovare la benedetta ù e l’ ha digitata. Il computer gli ha preso finalmente il dato. Dopo è stato tutto semplice: In circa mezzora l’ impiegato è riuscito a scrivere il resto dei dati ( due ) e finalmente è passato ad un altro paziente.Ora, mi chiedo io, ma quando assumono gli impiegati,al Ministero della Sanità, richiedono uno speciale attestato di imbecillità?!

sabato 11 agosto 2007

Cappuccetto rosso


Ve lo ricordate il post di Lupo?

Adesso leggetevi la storia di Cappuccetto rosso da altri punti di vista.

Cappuccetto rosso
Ieri mattina mia madre (che è nata par rompere) mi sveglia alle SETTE!
Mi fa: – Tua nonna sta male, devi portarle il pranzo –
Stavo per risponderle: – E chi se ne frega – ma lei continua a raffica: – E stai attenta che mi hanno detto che nel bosco si aggirano di nuovo i lupi, passa per la strada esterna che è più sicura – e blablà e blablà, non la finiva più.
Quando fa così è inutile resistere, mi sono alzata e sono uscita con un paniere pesantissimo.
Faceva un freddo cane e non mi sono sognata di dar retta alla rompipalle, ho preso il sentiero nel bosco, mi avrebbe fatto risparmiare un’ora di cammino. Mentre camminavo, da dietro un albero chi ti spunta? Il lupo, ovvio! Che fico! Una pelliccia ganza da impazzire e un aspetto così feroce, lo sguardo da “bello e maledetto”, da eroe negativo che mi ha subito conquistato.
Mi ha chiesto dove andavo e gli ho risposto che andavo da nonna. Si è interessato, mi ha fatto tante domande sulla sua salute e mi ha spiegato che c’era una strada più breve e me l’ ha indicata ma devo aver capito male perché ho impiegato un sacco di tempo ad arrivare.
Quando sono arrivata dalla vegliarda ero stanca morta. Ho bussato e lei mi ha invitata ad entrare. Quando l’ ho vista mi sono impressionata: Era proprio ridotta male, un colorito grigiastro, gli occhi sbarrati, i denti lunghi e gialli! Come potevo sapere che quella non era mia nonna? Mia nonna se l’era divorata il lupo che ora stava per divorare anche me. E infatti l’ ha fatto.
Ho capito tutto nella pancia del lupo, quando ho ritrovato mia nonna. Si stava stretti da matti e la vecchia non faceva che lamentarsi! Ho cominciato a tirare calci nella pancia del lupo, volevo uscire, poi ho sentito un botto, poi una luce, il cacciatore, un fico da paura, tipo Harrison Ford, stava aprendo il ventre del lupo e ci ha tirato fuori me e mia nonna, così mi toccherà tornare a trovarla. Ma non poteva farla secca con una coltellata, così io mi evitavo futuri fastidi?

La Madre
Ma io lo ammazzo, giuro lo ammazzo quel maledetto!
Una fa tutta quella fatica, prepara la torta per la suocera, aiuta la figlia a prepararsi, le indica la strada, le fa tutte le raccomandazioni…
Ovviamente, la piccola idiota fa di testa sua e si va a cacciare nei guai. Infila il sentiero nel bosco, quello che le avevo proibito (si sa, quando proibisci a una ragazzina qualcosa, quella la fa subito), incontra quella brutta bestia del lupo, che si fa raccontare tutto, la mette sulla strada sbagliata, arriva prima, si pappa la vecchia e poi anche l’insopportabile ragazzetta.
Insomma, era andato tutto così bene, in un colpo solo mi ero liberata di suocera e figlia, ma non arriva quell’idiota del cacciatore Anselmo che spara al lupo e le salva tutte e due!?
Ma io lo ammazzo, lo ammazzo!

La moglie del lupo
In fin dei conti l’ha fatto per la famiglia, solo per la famiglia.
L’inverno è duro, i piccoli hanno sempre fame e hanno bisogno di proteine per crescere sani e forti. E poi l’istinto, santo cielo, se sei un lupo non puoi mica essere un agnello. Al massimo l’agnello te lo puoi mangiare. Se ci riesci, che i pastori fanno buona guardia e hanno buona vista e buona mira. E allora acchiappi quel che trovi, anche le vecchie e le bambine. La piccola se l’è mangiata lui, poverino era stanco morto, la vecchia voleva portarla ai figli, nella tana, ma è arrivato quella bestia del cacciatore e l’ha fulminato con un colpo di lupara.
E ora io, povera vedova, come faccio a mantenere questi poveri cuccioli? Che faccio, cerco il cacciatore e i suoi figli e li faccio fuori tutti?
Beh, avrei provviste per tutto l’inverno!

giovedì 9 agosto 2007

Colloqui con Dio


Avevo vinto il concorso per l’ insegnamento e aspettavo di essere chiamata in Provveditorato per l’ assegnazione della sede. Sapevamo che i posti disponibili erano tutti fuori Roma. La sede più disagiata era Carpineto, non era raggiungibile con mezzi pubblici e io non guido, significava trovare un alloggio e andarci a vivere, abbandonando casa e famiglia ma anche le altre sedi erano lontane. Io e mio marito considerammo la cosa, io volevo rinunciare ma lui mi dissuase perché uno stipendio in più serviva, perché sapeva quanto amo insegnare e perché sarebbe stata comunque una situazione temporanea, in seguito avrei potuto avvicinarmi.
Informammo le figlie delle varie possibilità, compresa Carpineto. Alla FI brillarono gli occhi, con la madre lontana avrebbe realizzato il sogno della sua vita: avere il padre tutto per sé. La FG, che aveva cinque anni, non disse niente, era donna di poche parole.
La domenica andammo, come al solito, a Messa. Nel silenzio della Consacrazione, sotto la volta del sacro edificio e sotto gli occhi allibiti e furibondi del prete risuonò questa preghiera:” Dio, ti prego, non mandare mamma a Carpineto!”
La FG, che aveva compiuto il misfatto, era facilmente identificabile, infatti, a causa delle sue più che ridotte dimensioni, stazionava sempre al primo banco.
All’ uscita molti dei fedeli ci chiesero spiegazioni e noi raccontammo i fatti, poi richiamammo la figlia, invitandola a pregare silenziosamente. Ci rispose:” Ma se prego a voce alta, Dio mi sente meglio!”
Per altre tre domeniche, nonostante le nostre proteste e gli sguardi di fuoco del prete, si ripeté la pietosa scena. Ormai tutta l’ assemblea pregava perché io non dovessi andare a Carpineto. Infatti non ci andai, fui assegnata ad una scuola di Arsoli, paesino a 64 Km da Roma ma raggiungibile con mezzi pubblici.
Ormai tranquilli, la domenica andammo a Messa sicuri che la FG sarebbe stata finalmente tranquilla.
Infatti. Al momento della Consacrazione, celebrante ed assemblea furono sorpresi dalla voce squillante della piccola criminale che disse:” Grazie Dio, che non hai mandato mamma a Carpineto”. All’ uscita della chiesa ricevetti le congratulazioni di molti fedeli.
La FG è ancora convinta che, se non sono finita a Carpineto, è stato solo per merito dei suoi colloqui con Dio

venerdì 3 agosto 2007

La Signorina P.


La Signorina P. è stata la bravissima maestra della FG per tutti gli anni delle elementari.
Una Maestra con la maiuscola, esperta, capace di dare ai ragazzi metodi e strumenti validissimi. Tant’ è vero che la FG, ancora adesso, quando studia usa il metodo che ha imparato dalla Signorina P.
La Signorina P., quando incontrò la FG, era già piuttosto matura, non molto alta, con una faccia che risplendeva di intelligenza. A me piaceva molto, il problema è che piaceva molto anche alla FG.
Ora voi direte: ma non è un problema, anzi! Invece era un problema, perché la Signorina P. era una persona molto severa e poco espansiva, teneva la disciplina con mano “severa ma giusta”, come diceva la FG, solo che la FG la disciplina la intendeva tutta a modo suo.
Ad esempio: all’uscita da scuola, mentre i ragazzini delle altre classi fuoriuscivano dall’ istituto a valanga, urlando, gli alunni della Signorina P. arrivavano in fila al portone, come un plotone dei marines e uscivano dicendo educatamente:” Arrivederci, Signorina Maestra”. Anche la FG lo faceva ma poi faceva un’ altra cosa: tirava per la giacca la Signorina P. che era costretta a chinarsi ( visto che la FG era allora formato bonsai ) e le stampava un bacio sulla guancia, lasciando la Signorina P. alquanto in imbarazzo, credo che mai prima di mia figlia un alunno si fosse permesso una cosa del genere con lei.
La prima volta che andai a parlare con la Signorina P. fu quando la FG stava in prima elementare, La Signorina P. mi guardò severamente e mi disse:” Certo, studia ed è molto intelligente ma non sta mai seduta nel banco e canta per tutta la lezione!” Cosa potevo risponderle? Mi scusai e le promisi che avrei rimproverato la FG. Infatti, a casa, provai a richiamare all’ ordine la figlia ma lei mi rispose:” Ma io canto perché a scuola sono felice!”
La pregai di esprimere la sua felicità in altro modo ma non ci fu nulla da fare, andò avanti per tutto l’ anno scolastico. In seconda elementare facemmo un passo avanti, infatti, quando andai a parlare con la Signorina P., lei mi disse che almeno stava seduta nel banco “ Ma canta sempre” aggiunse seccamente. Come potevo spiegarle che era perché la FG era felice di stare a scuola, con lei? Non glielo spiegai, le rinnovai le mie scuse.
Poi la FG smise di cantare a voce alta ma dentro di sé cantava, eccome! Per cinque anni, andare a parlare con la Signorina P. fu per me un esame terribile, più terribile di quelli dell’ Università. La Signorina P. amava sicuramente mia figlia ma non poteva ammettere che lei si comportasse al di fuori dei suoi schemi educativi.Anche alle Medie la FG si comportò fuori da ogni schema, anche al Liceo, è sempre andata bene a scuola ma ha sempre studiato a modo suo ( cioè al modo della Signorina P. ) e le insegnanti si sono sempre lamentate ma io non mi sentivo a disagio con loro, forse perché ormai c’ ero abituata o forse perché non le stimavo quanto la mitica Signorina P. Ecco perché, quando vengono i genitori dei miei allievi mi sforzo di metterli a loro agio, perché non voglio vedere sui loro volti il disagio che ho vissuto io per cinque, lunghissimi, anni.