Il naso di Cyrano: marzo 2015

domenica 29 marzo 2015

C’ero anch’io




Ieri, alla manifestazione di Landini c’ero anche io. Accompagnata dalla Fi, preoccupata cha potessi fare ancora qualche rovinosa caduta, insieme al nostro amico V., venuto0 con i suoi amici della FIOM dal Piemonte, ho partecipato alla manifestazione del nascente movimento di civiltà “Coalizione Sociale”.

Eravamo davvero tanti, il nostro amico V. non credeva ai suoi occhi, non so se la cifra sperata di 50.000 partecipanti sia stata raggiunta o superata ma c’eravamo. Hanno detto che Landini e il suo movimento piacciono a studenti ed intellettuali ma non a casalinghe e operai.

Beh, non so quante casalinghe ci fossero ieri ma operai ce n’erano tanti ma proprio tanti, sicuramente più degli studenti e degli intellettuali.

Non so se Landini potrà cambiare qualcosa in italia, svegliare le coscienze, ridare dignità e credibilità alla politica, offrire qualche speranza di riscatto ad una nazione profondamente corrotta e non solo nei suoi cosiddetti “uomini politici”.

Non lo so e, francamente non lo credo ma, almeno per un pomeriggio, è stato bello sognare.


A svegliarmi ci hanno pensato carabinieri e questurini che, appostati tutt’intorno a piazza del Popolo, hanno costretto noi tre, che volevamo andare a prenderci un gelato in una gelateria che si trova in una traversa vicinissima alla piazza, a fare un percorso lunghissimo, deviandoci in continuazione e senza alcun valido motivo ma anche questa è l’italia di renzi!

domenica 22 marzo 2015

Tra vestiti che ballano



Mercoledì, dopo tre ore passate  a scuola a spiegare Boccaccio e Napoleone ai muri, visto che i miei alunni sono sempre più impermeabili al sapere, sono andata con la Fi a vedere la bellissima mostra I vestiti dei Sogni  a palazzo Braschi.
Erano  esposti molti costumi usati in numerosi film, tutti capolavori delle sartorie teatrali italiane.
Gli abiti erano tutti bellissimi, i tessuti stupendi, i ricami, le passamanerie, le decorazioni incantevoli.
Ovviamente, non potevano mancare le creazioni di Piero Tosi e quelle dei Tirelli, i miei favoriti in assoluto.
Ho trascorso un tempo fatato tra mantelli di Edipo, tuniche rinascimentali, delicati veli stile impero e sottanoni romantici. Un tempo fuori dal tempo, tr a vestiti che sembravano danzare accompagnati da due bellissimi valzer: quello che Natasha danza con il principe Andrej in Guerra e Pace e quello ballato da Angelica e Tancredi nel Gattopardo.
Nei saloni di palazzo Braschi ho ritrovato un po’ della mia infanzia, ho ricordato  quando la domenica mamma ci portava al cinema, quando mi incantavano le eroine come Natasha e mi innamoravo degli eroi come il principe Andrej.
Spesso, dopo aver visto un bel film, chiedevo a mia madre di comperarmi il libro e, poiché non sempre si trovavano le edizioni  ridotte per i ragazzini, leggevo i classici in edizione da grandi. Era faticoso e non sempre riuscivo a capire tutto ma mi piacevano quelle storie, eccome!
E mi piacciono ancora oggi, non ho mai smesso di leggere e di ammirare le cose belle, come gli abiti dei sogni di palazzo Braschi.

domenica 15 marzo 2015

L’infinito è blu



Qualche giorno fa, è morto sirTerry Pratchett, il grande scrittore inglese dei romanzi fantasy di Mondo Disco.
Era ammalato da molto tempo ma la notizia della sua morte mi ha fatto tanta tristezza, comunque.
Tra i suoi personaggi, quello che amo di più è sicuramente Morte, che è di sesso maschile, molto alto e molto magro, praticamente uno scheletro. Morte veste un lungo mantello nero col cappuccio e porta sempre la falce d’ordinanza. Il suo compito è quello di assistere le persone appena dopo la morte, indirizzarle, in un certo senso, anche se non è chiaro se ci sia una destinazione e quale. Morte è un personaggio rassicurante, assolutamente laico, razionalissimo, lui “sa” quel che occorre, è il punto di riferimento di chi, morendo, ha perso tutti gli altri e si ritrova ragionevolmente smarrito e comprensibilmente confuso.
Spero che sir Terry, al momento del suo trapasso, abbia avuto accanto a sé Morte a rassicurarlo e a guidarlo, verso dove non so. Forse verso quell’infinito che Morte dichiara essere di colore Blu e che, perciò, deve essere assai bello!
Quel che è certo è che i suoi racconti restano tra noi e assicurano al loro autore l’immortalità: finché ci sarà un lettore, Pratchett continuerà a divertirci e noi, lettori soddisfatti, continueremo a ringraziarlo per la felicità che le sue storie ci regalano.

domenica 8 marzo 2015

Pupazze di carta



In questi giorni, a scuola c’è stata la Mostra del libro. Gli alunni potevano acquistare dei volumi adatti alla loro età e a buon prezzo.
Martedì ho accompagnato la mia classe a visitarla.
Ovviamente, la maggior parte dei ragazzi si aggirava tra gli stans con l’aria annoiata, gli occhi spenti e una vaga apprensione nell’animo alla vista di quegli oggetti che, per loro, rappresentano soltanto la nausea di uno studio, effettuato (quando c’è) senza amore e senz’anima.
Gli alunni che attualmente mi sono toccati in sorte, con pochissime eccezioni, sono così, refrattari ad ogni forma di bellezza, gusci vuoti che saranno strumentalizzati dal primo ducetto che se ne approprierà; è così e io non posso farci nulla.
Io, però, sono una che i libri li ha amati sempre, sono una lettrice ossessivo-compulsiva, senza leggere vado in crisi di astinenza da bellezza ed intelligenza, perciò la mostra me la sono guardata con attenzione. Non c’erano molti libri che non avessi già letto e molti erano proprio per bambini piccoli eppure ho trovato due volumetti che ho acquistato con giubilo.
I due volumetti erano album da completare con gli stickers allegati, uno su re e regine, l’altro sui soldati.
Ho passato due pomeriggi deliziosi a completare le illustrazioni con mantelli, corone, ventagli, spade e stivaloni e, mentre mi divertivo, mi è arrivata nell’anima una “botta di Proust”!
Avete presente la famosa madeleinette e Proust che smette di vivere per ricordare il tempo perduto e ci scrive sopra sette libri (che io ho letti tutti!) e, quando lo ha ritrovato il tempo, muore?
Ecco, una roba così ogni tanto capita a me. Però io non sono Proust e, invece di scrivere sette libri, mi accontento di scrivere un post, quando mi torna un ricordo.
Stavolta il ricordo proviene da tempi lontanissimi, oserei dire “tempi storici”.
Quando io e Cat eravamo bambine ci piaceva molto giocare con le “pupazze” di carta, come le chiamavamo noi, con quelle bamboline, cioè, che si ritagliavano da giornalini o album e che avevano tutto un corredo da tagliare anch’esso, talvolta le pupazze ce le disegnavamo da noi insieme con i vestiti e gli accessori.
Oggi ci sono i fustellati ma noi dovevamo usare le forbici e fare attenzione ai margini, in lavoro delicato e difficile!
Spesso, sul Corriere dei Piccoli, mitico giornalino che veniva comperato per nostro fratello, c’era la pagina di Cicci Bum, con corredo adeguato.
Cicci Bum provocava sempre crisi familiari perché la pagina era una e noi eravamo due sorelle.
L’idea di comperare due copie del giornalino era considerata da Sant’Uffizio e mai nostra madre l’avrebbe presa in considerazione.
Naturalmente Cicci Bum finiva sempre nelle mani di Cat, con la motivazione materna che Cat era più piccola (ha due anni meno di me) o che io, essendo malefica, non meritavo nulla.
Entrambe le motivazioni sono vere: Cat è più piccola di me e io, da ragazzina, ero infernale ma la situazione mi provocava crisi di rabbia e pianto che, peraltro, non turbavano la mia imperturbabile madre.
Dopo aver pianto tutte le mie lacrime,però, io, che ho ed avevo mille risorse, prendevo carta, colla, forbici e colori, ricopiavo la Cicci Bum di turno e scatenavo la mia fantasia creando abitini ed accessori originali che solo la “mia” pupazza aveva mentre Cat disegnava altri vestiti per la sua. In questa meravigliosa attività creativa passavamo ore piacevolissime. Dopo usavamo le pupazze come marionette per inventare storie che non ricordo più ma che ci divertivano per pomeriggi interi!
In preda alla botta di Proust, ho fatto una passeggiata su internet e ho trovato le pagine del Corriere dei Piccoli con Cicci Bum, proprio quelle della mia infanzia, proprio quelle che toccavano sempre a Cat e le ho scaricate “tutte” ma proprio tutte!

domenica 1 marzo 2015

Caro Signor Spock



E’ morto ieri Leonard Nimoy, attore americano che ha interpretato magistralmente il Signor Spock, personaggio della serie Star Treck.
Non so se lo ricordate: Spock era il Vulcaniano, secondo ufficiale dell’astronave Enterprise, al comando del Capitano Kirk, in una serie di Fantascienza americana, trasmessa dalla tv italiana negli anni Ottanta.
I telefilm erano abbastanza ingenui, girati, senza troppe pretese, in studio e si vedeva anche troppo e il bene trionfava sempre sul male, ovviamente!
I personaggi, però, erano simpatici, il Capitano Kirk era comprensivo e umano, il dottore di bordo sapeva il suo mestiere ed era divertente, c’erano un paio di ufficiali donna carine e venivano rispettate le varie etnie, afro ed asiatiche.
Poi c’era Spock, il Vulcaniano che non conosceva i sentimenti, l’ufficiale che non sorrideva mai, quello che, quando tutti, perfino il Capitano, si lasciavano prendere dalle emozioni, restava freddamente padrone di sé.
Non so se il personaggio fu creato così per mettere in risalto le qualità degli umani, secondo una delle basi ideologiche degli statunitensi, umani costruiti a misura del modello statunitense, non so neppure se il personaggio dovesse risultare antipatico a causa dell’incapacità di comprensione dei sentimenti.
Quello che so è che a me Spock piaceva più di tutti gli altri personaggi.
Io, che davanti ad un problema, prima di tutto mi lascio andare alla paura e allo sconforto e solo dopo e a fatica riesco a recuperare le mie facoltà razionali e cerco strategie per risolverlo, io adoravo il Signor Spock che, imperturbabile, manifestando la sua perplessità nei confronti degli umani pasticcioni con una piccola, quasi impercettibile, alzatina di un sopracciglio, trovava nella sua razionalità il modo di uscire dai guai, senza tante storie!
Il Vulcaniano dalle orecchie a punta, era in realtà un meticcio, la madre era una umana ma, evidentemente, da lei Spock doveva aver preso davvero poco: la sua rassicurante imperturbabilità, le sue capacità analitiche, l’accettazione del proprio destino non sono davvero qualità diffuse tra gli umani.
Anche le mie figlie e mio marito guardavano con piacere la serie, anzi le serie, perché ve ne furono diverse e con diversi personaggi, di Star Treck e anche per  loro il Signor Spock era un personaggio da amare.
Nimoy seppe caratterizzare alla perfezione il personaggio, mi sono sempre chiesta come facesse l’attore a restare così serio e per tanto tempo: la sua faccia non doveva mostrare alcuna emozione e lui ci riusciva davvero bene. Nonostante le orecchie a punta, la frangettina nera, stile francesina e la divisa che sembrava un pigiamino nero e azzurro, è sempre riuscito a dare credibilità ad un personaggio che resterà tra i più piacevoli nel mio ricordo.