Il naso di Cyrano: ottobre 2011

sabato 29 ottobre 2011

Poesia dell’Autunno

Cos’è che rende poetico l’autunno?
E’ forse il colore rosso brunastro delle foglie che cadono lentamente dai rami, ricoprendo l’asfalto delle strade cittadine e provocando rovinose cadute di nonnetti ed attempate signore che scivolano sul bruno manto? No.
E’ forse il colore triste del cielo al mattino, quando frotte di studenti infelici e di in felicissimi professori esce di casa, rimpiangendo il bel sole d’agosto? No.
E’ forse il volo di qualche rara rondine che fugge verso le calde terre del sud? No.
E’ forse il piacere di tornare nel tepore dolce della propria casa, nell’involtolarsi nella copertina di pile, stesi sul divano a leggere un libro? No.
E’ allora la pioggia che scroscia con il furore dei tropici e fa saltare le fogne che l’amministrazione comunale, pur avendo aumentato, di molto, la tariffa della tassa sui rifiuti, si guarda bene dal fare ripulire, con effetti disastrosi e talvolta drammatici per la cittadinanza? Neppure.
Sapete in che consiste la poesia dell’autunno per la mia incomparabile FG?
La FG me lo ha rivelato oggi a pranzo, precisamente al momento del dessert.
La poesia dell’autunno per la FG sta… nella squisita marmellata di castagne con la quale aveva farcito dei minicornetti che ci stavamo sbafando in perfetta letizia al termine del nostro pranzo!!!

domenica 23 ottobre 2011

Week end risorgimentale

Ieri e l’altro ieri ho partecipato con la FG ad un convegno sul Risorgimento visto dagli altri, sarebbe a dire dagli altri popoli.

Il convegno era organizzato dal dipartimento di Letteratura italiana della Facoltà di Lettere della Sapienza: la mia Facoltà. Mi sono sentita di nuovo studentessa ed ero felice come quando studiavo per laurearmi.

C’era molto pubblico e anche tanti studenti maleducati che, invece di stare a sentire i relatori, chiacchieravano o giocavano con i telefonini.

Io ho preso tanti appunti; sul Risorgimento ho letto montagne di libri ma la prospettiva del convegno era insolita ed interessante. Quello che ne è emerso è che gli altri popoli non ci stimavano molto: a parte il solito Garibaldi, visto da tutti i democratici del mondo come un eroe puro, coraggioso e disinteressato, gli altri padri del Risorgimento ed il popolo italiano non ci fanno una bella figura. Gli italiani erano e sono considerati per lo più poco coraggiosi, litigiosi, disonesti. Il processo di unificazione è considerato, a ragione, più un’opera di annessione territoriale al Piemonte dei Savoia che la creazione di una nuova entità politica. Lo Stato unitario mostra alle altre Nazioni, fin dal suo nascere, i difetti che mai, poi, saranno corretti: divario tra Nord e Sud, esosità fiscale sui ceti più deboli, corruzione e sete di potere di quelli emergenti, miopia politica, per non dire assoluta cecità del ceto dominante. Insomma, roba da vergognarsi.

I relatori, qualificati ed esaurienti, hanno illustrato i risultati delle loro ricerche, effettuate su testi vari: resoconti di viaggio, romanzi, opere teatrali, lettere; la loro gentilezza non ha attenuato il mio disagio, è davvero triste doversi vergognare di essere italiana. La FG non doveva star meglio se il convegno le ha suggerito il disegno che illustra questo post: il funerale dell’Italia pianta da chi l’ha voluta e ci credeva: Cristina di Belgioioso, Garibaldi e suo figlio, Mazzini, prostrato sulla bara, Massimo D’Azeglio e Cavour che si morde le mani, forse per il rimorso.

Forse io e la FG siamo troppo pessimiste, sicuramente c’erano e ci sono degli italiani onesti e coraggiosi, capaci di fare il loro dovere,donne e uomini di carattere, come diceva D’Azeglio ma è un po’ difficile riconoscerli tra gli altri.

domenica 16 ottobre 2011

Pascaloosa sauce

La FG adora il Quartetto Cetra, mitico gruppo attivo quando io ero piccola ed anche prima, conosce a memoria e canta un mucchio di loro canzoni. Tra queste una delle sue preferite è Pascaloosa sauce, amabile canzoncina che descrive la ricetta di una salsa usata, forse, dai cowboys.

Oggi ci è venuto in mente di provare a realizzare la Pascaloosa sauce.

Ovviamente, essendo entrambe affette da colesterolemia,abbiamo apportato alcune varianti al fine di non restarci secche.

Qui di seguito vi do la ricetta originale e poi vi segnalo le nostre varianti, rigorosamente in versi.

Dal Testo originale :

Pascaloosa sauce

(Savona - Chiosso - Giacobetti)

Laggiù a Pascaloosa si apprezza il fagiolo

Ne mangiano a pranzo ciascuno un paiolo

E zia Caterina divenne famosa

Unendo al fagiolo la sauce Pascaloosa

Pascaloosa, Pascaloosa, Pascaloosa, Pascaloosa sauce

Pascaloosa, Pascaloosa, Pascaloosa, Pascaloosa sauce

Si prende del whisky e dentro la tazza

Con uova di struzzo così si strapazza

Si aggiunge del sale e del pepe rosso

E un mazzo di menta raccolta in un fosso

Varianti nostre:

Al posto del whisky, dentro la tazza

La panna ed il porto così si strapazza

Mentuccia e fagioli col pepe tu unisci

Aggiungi del sale, frulla e condisci.

Abbiamo cotto il tutto e realizzato la salsa ma eravamo alquanto dubbiose sull’esito dell’esperimento.

In effetti la salsa l’ha realizzata la FG che ama cucinare (al contrario di me) ed è stata così brava a dosare gli ingredienti che la salsa è riuscita veramente squisita.

L’abbiamo usata per condire dei ravioli con ripieno di piselli e per insaporire il pollo.

È venuto fuori un pranzo insolito e gradevolissimo, la FG sostiene che il termine esatto è “sopraffino” ed ha pienamente ragione!

Sicuramente rifaremo la Pascaloosa sauce, se volete stupire i vostri ospiti con una ricetta certamente molto originale vi consiglio di realizzare anche voi la salsa, magari mentre ascoltate i Cetra che cantano Pascaloosa sauce.

domenica 9 ottobre 2011

Sogni

Anche la FG sogna, ad occhi aperti e quando dorme.

Al mattino, mentre prendiamo il caffè, spesso la FG mi racconta i sogni che ha sognato durante la notte, poi, mentre vado a scuola ci ripenso e spesso cammino ridendo. Raramente io le racconto quel che ho sognato io, in genere mi vergogno di descriverle l’ adolescente che emerge dal mio inconscio!

Qualche giorno fa la FG mi ha raccontato che ha sognato di addentare un biscotto mentre si trovava all’Università (una location consueta nei sogni della FG) ma il biscotto, sotto i suoi denti non si spezzava. Ci ha provato altre due volte invano, poi si è svegliata terrorizzata perché temeva di aver rotto il bite che, di notte, tiene in bocca perché serra i denti e che costa la non indifferente somma di € 400!

La FG spesso sogna cibarie, credo che lo faccia da quando è neonata, allora la sentivamo spesso succhiare nel sonno, evidentemente le sue notti erano popolate da megabiberon, pieni di ogni delizia.

Una volta, alla vigilia del suo primo esame universitario, sognò una confezione del McDonald’s, solo che dentro invece del panino c’erano le cozze, uno dei suoi alimenti preferiti. Quando mi raccontò il sogno, le dissi che era un buon auspicio per la riuscita dell’esame che, in effetti, andò bene. Naturalmente dopo andammo a farci una scorpacciata di cozze che piacciono anche a me. La cozza così divenne il simbolo dei suoi successi negli studi e, quando si è laureata, il mio regalo è stato una deliziosa cozza in argento e corniola, realizzata su mio disegno da una bravissima orafa.

Non tutti i sogni alimentari della FG sono piacevoli. Sarà perché ha il colesterolo alto, sarà perché sa che non è un cibo sano, una volta La FG ha sognato di essere inseguita da un enorme panino, munito di tremendi denti metallici che voleva mangiarsela, un panino in perfetto stile Jacovitti. Quella mattina la FG non si è svegliata troppo di buon umore.

Tra i sogni di argomento cultural-mangereccio della FG, quello che entrambe preferiamo è il seguente: La FG e sua sorella (la schizzinosissima, dal punto di vista del cibo, FI) sono a teatro: stanno assistendo all’Amleto di Shakespeare, naturalmente, in un grazioso palchetto per due con poltroncine in velluto azzurro. Sul palcoscenico nudo, in totale assenza di scenografie si svolge il dramma del “pallido prence di Danimarca”. Gli attori che interpretano i personaggi sono … fette di prosciutto crudo. Non siete improvvisamente impazziti, avete letto bene e neanche io sono impazzita. La FG ha sognato proprio questo!

Le fette di prosciutto, in posizione verticale, maneggiano spade ed altri oggetti tenendoli tra le loro pieghe.

Nel finale la fetta di prosciutto crudo che interpreta Laerte trafigge la fetta di prosciutto che impersona Amleto, a questo punto la FI, la quale non mangerebbe il prosciutto crudo neppure sotto pena di morte, esclama:”Che schifo!” e il suo orrore arriva al parossismo quando, nel finale, morendo praticamente tutti i personaggi in scena, il palcoscenico è ricoperto letteralmente da fette di prosciutto come un immenso piatto da portata.

La mattina dopo, la FG si è svegliata soddisfatta: Amleto è una delle sue opere preferite e il prosciutto crudo la delizia, un mix assolutamente demenziale per chiunque ma certamente non per la mia shakespeariana e golosissima FG!

Nota: I sogni qui raccontati non sono di mia invenzione, sono rigorosamente veri ed effettivamente sognati, come può testimoniare la mia incomparabile FG.

domenica 2 ottobre 2011

Ikea

Ieri sera sono andata al teatro Sala Umberto a vedere luna commedia che si intitola “Ma che bell’Ikea”, una satira divertente ma che fa pensare.

Due coppie, una borghese, progressista e l’altra supercoatta, formata da un ambulante sfegatato romanista e da una rumena, affittano i rispettivi appartamenti nel medesimo palazzo e li arredano nello stesso identico modo, acquistando tutto da Ikea.

Tutto è paradossale, comportamenti, nevrosi, linguaggio … e tutto è falso.

Come la libreria “effetto betulla” o il divano in “similpelle” anche i sentimenti e le ideologie sono “simil”, le parole non sono più altro che slogans, l’arte non è che riproduzione industriale, tutto è assolutamente omologato, tutto è “moda” non liberamente scelta ma imposta dal sistema, tutto è venduto.

La verità è morta, ammazzata dalla pubblicità che vende l’imitazione della vita.

Lo spettacolo è indubbiamente divertente, i personaggi sono ben caratterizzati e si ride parecchio. Anche io ho riso ma, uscendo dal teatro ero un po’ triste, mi sono chiesta: ma allora il “Vero”, quello di Manzoni e Leopardi per intenderci, dov’è finito?

Poi mi sono anche risposta: nella poesia di Manzoni e di Leopardi, appunto, nella poesia di quelli che la vita se la sono vissuta e se la vivono per davvero; la verità, la sincerità e l’originalità vivono ancora nei romanzi, nelle musiche, nei dipinti di chi sa sfuggire all’inganno dei “venditori” e nella vita di chi quell’inganno lo comprende e se ne sottrae.

Ecco perché uno dei miei gridi di battaglia è: “Spegnete la TV e aprite i libri”!