Il naso di Cyrano: novembre 2020

domenica 29 novembre 2020

Walzer2

L’ho trovato!!!

Il walzer che ho cercato tanto, finalmente, l’ho trovato. Sotto un altro titolo ma è quello, indubbiamente. Ho scovato sul web un sito di vecchie canzoni italiane e, tra le tante, c’era anche lui, sotto il titolo “ho ballato col principe”, invece mia madre diceva che la canzone si intitolava “Alla veglia dei gamberi rossi”, per questo non riuscivo a trovarlo. Scorrendo un articolo che dava notizie sull’interprete, sono arrivata al titolo corretto e da lì la ricerca è stata facile. Poiché non sapevo come registrarlo, ho chiesto aiuto alla Fi, che in queste cose è magica, e adesso posso sentirmelo quando voglio.
Sono strafelice ma la cosa più bella è che la Fi, smanettando tra i titoli presenti sul sito, ha trovato anche il walzer di Lilì in versione italiana che la Fg cercava da anni, la Fi glielo ha inviato e la Fg è impazzita di gioia, così l’altro ieri al mondo esistevano due persone felici, per merito della Fi.
E io posso ascoltare il mio walzer e sognare di avere 16 anni e di ballare con il principe Alessi che, però, per me ha le fattezze del principe Andrej nel vecchio film di Guerra e pace che vidi da bambina e che mi fece sognare.
Ah, per completezza di informazione: tra i miei walzer c’è anche quello della scena del ballo del film ed è anche tanto bello!

domenica 22 novembre 2020

Walzer

La mia nonna paterna amava ascoltare i walzer, in particolare quelli viennesi ed io,
mentre giocavo a casa sua, li ascoltavo e mi sono entrati in testa e nel cuore.
Il walzer è una musica semplice, è un ballo, niente a che vedere con la musica sinfonica, ad esempio.
Eppure il walzer mi prende, mi affascina, come una magia mi porta, sulle sue note, ad una lievità celeste, mi innalza e mi rende felice. Forse ha ragione il conte Danilo quando dice, nella Vedova allegra, che il walzer è: “un sogno che si danza”.
Io di walzer ne ho tanti e ieri mattina, mentre facevo mille cose per casa, li ascoltavo ed ero felice. Con i walzer il tempo è passato velocemente e non mi sono stancata a fare i lavori domestici, andavo con il ritmo di ¾, il ritmo del walzer.
Tutti i walzer che possiedo li ho messi in un file, messi così, come viene viene: walzer lisci, viennesi, musette, francesi…tanto sono tutti belli.
In mezzo ai walzer c’è anche qualche polka e qualche galop, così per vivacizzare ancor più una raccolta già di per sé brillante.
Non saprei dire qual è il mio walzer preferito, ce ne sono tanti che amo in modo particolare: quelli del Gattopardo, il walzer dei fiori, quello della Bella Addormentata, quelli della Vedova allegra, il walzer dell’Imperatore o Wiener blut, che nonna adorava ma, forse, il mio preferito è il walzer che non ho; l’ho cercato tanto ma non si trova da nessuna parte: si intitola “Alla veglia dei gamberi rossi”, è un vecchio, vecchissimo, walzer che racconta di una ragazza che ad un veglione incontra un principe. Lo sentivo cantare da mia madre, quando ero piccola ed io, che ero la ragazzina più triste del mondo, quando lo ascoltavo, sentivo dentro di me che anche io avrei incontrato il mio principe, che la mia vita non sarebbe stata sempre così melanconica, che avrei costruito il mio futuro come lo volevo io. E così è stato.
Sì, ha ragione il principe Danilo, il walzer è veramente un sono che si danza!

domenica 15 novembre 2020

Mi mancheranno

Lo so, quando andrò in pensione i miei alunni mi mancheranno. Non tutti, naturalmente, tra di loro ci sono anche i maleducati, quelli che non studiano e non seguono, talvolta ci si ritrova con dei veri e propri delinquenti ma alcuni mi mancheranno, quelli che stanno a sentire quando spiego, quelli che fanno domande stimolanti, quelli che studiano bene, quelli che fanno interrogazioni intelligenti e, talvolta, anche divertenti.
Come l’interrogazione di una mia alunna che chiameremo V.
V. è studiosa, segue le mie spiegazioni, si esprime con proprietà di linguaggio, ha una famiglia di buona cultura che collabora positivamente, ha ricevuto un’educazione sanamente laica, non confessionale.
L’interrogazione era sulla Riforma protestante e su Martin Lutero, V. era, come sempre, preparatissima.
Domanda mia: “In che consisteva la vendita delle indulgenze, che fu la causa scatenante della rivolta luterana?”
Risposta sua:” In pratica, pagando una quota alla Chiesa, uno riceveva dei punti per un defunto che poteva così avere uno sconto di pena dal Purgatorio”
Che è esattamente quello che succedeva, anche se espresso in un linguaggio decisamente inusuale e io, mente V parlava, lo vedevo l’uomo del tempo che metteva i bollini sulla tesserina, proprio come faccio io al supermercato! E mi veniva da ridere ma mi sono dovuta trattenere, per non confondere la fanciulla sotto interrogazione.
Ah, visto che l’interrogazione era perfetta e V non ha sbagliato nulla, come voto le ho messo dieci. Con Lode.

domenica 8 novembre 2020

Carote e Presidenti

In questi giorni stiamo assistendo allo squallido e pietoso spettacolo offerto da un
cafone arrogante che si rifiuta di ammettere di essere stato trombato alle elezioni presidenziali degli Stati Uniti d’America.
Credo che, davvero, il Paese più potente del mondo stia toccando il fondo, il Paese dove, secondo gli americani, sarebbe nata la Democrazia si è affidato per quattro anni a uno che la Democrazia non sa proprio cosa sia.
Non che in passato gli USA non ci abbiano offerto desolanti scenari di squallore, vedi, ad esempio, Watergate, menzogne varie sulla guerra del golfo, cia, generale Patton e via dicendo ma, credo, qui siamo davvero al limite.
Nel passato, che mi risulti, una cosa del genere non si era mai verificata: al limite gli americani fanno fuori un Presidente sgradito ma uno che si mette a puntare i piedi, come un bambino scemo e strilla a gran voce che ha vinto lui, evvia, neppure negli Usa si era mai visto!
Forse gli statunitensi si sono resi conto che, quattro anni fa, hanno scelto l’uomo sbagliato e adesso cercano di voltare pagina, votando un signore dall’aspetto gentile che ci auguriamo sappia anche fare scelte politiche assennate e che dimostri un’età cerebrale superiore ai tre anni.
La faccenda, vista dall’Europa, lontano dalla situazione reale, è perfino divertente: il coso color carota è più simile ad un cartoon che ad un essere umano e, con il suo contorno di mogli e figli, altrettanto irrealistici, davvero potrebbe essere trasformato da un bravo cartoonist in una serie di successo.
Ovviamente io non la guarderei: la stupidità e la volgarità non mi attraggono affatto ma a molti americani la serie piacerebbe, ne sono sicura, e anche a molta gente nel resto del mondo; peccato che, invece di una fiction, tutto questo è realtà.

domenica 1 novembre 2020

Connery

Ieri è morto, all’età di novant’anni Sean Connery. Non c’è bisogno di presentarlo, per lui parlano i tanti personaggi che ha interpretato.

Il personaggio che lo rese famoso è, indubbiamente, James Bond ma non è quello che a me piace di più. Le storie di spionaggio non mi sono mai piaciute un granché, gli agenti segreti mi hanno sempre annoiato e l’agente 007 non fa eccezione.
Connery ha cominciato a piacermi quando, liberatosi dall’invadente spione, ha cominciato ad interpretare altre parti.
Ad esempio, ha interpretato la non facile parte di Guglielmo di Baskerville, ne ”Il nome della rosa” dando al personaggio il giusto spessore psicologico non senza una bella dose di autoironia, nell’assoluto rispetto della impostazione che Umberto Eco aveva dato al personaggio nel romanzo e non mi ha fatto rimpiangere il libro, mentre guardavo il film, come quasi sempre mi accade quando, dopo aver letto un’opera, ne vedo la trasposizione cinematografica.
Il mio personaggio preferito, però, interpretato da Connery, è senza alcun dubbio il capitano Marko Ramius, nel film di avventura “Caccia A Ottobre rosso”. Io, quel film, ogni volta che lo trasmettevano, me lo rivedevo con grande gusto, accompagnato da qualche brontolio del marito che non era entusiasta di rivedere un film per la ventesima o trentesima volta. Ricordo che, una sera, lo trasmettevano su una rete francese, era parecchio tempo fa ed io il francese non lo capivo ancora bene come adesso, tuttavia mi disposi a godermi la proiezione. Il marito, arrivando, comprese che il film era in francese e si meravigliò che io lo guardassi. La mia risposta, lapidaria e definitiva fu:” Non importa, tanto i dialoghi io li so a memoria.”, cosa, del resto verissima. Il marito si rassegnò a fare altro e io mi guardai in pace il barbuto, affascinante capitano e le sue avventure.
Per fortuna, i moderni mezzi tecnologici ci permettono, oggi, di conservare in files le interpretazioni dei grandi attori e questo fa sì che, anche se muoiono, in qualche modo continuano a vivere, un modo per diventare immortali, in un certo senso, che rende meno dolorosa la loro scomparsa da questo mondo.
Io, ieri sera mi sono rivista “Caccia a Ottobre rosso” e stasera rivedrò “Il nome della rosa”!