Il naso di Cyrano: L’incubo

sabato 19 marzo 2011

L’incubo

Ieri sera a teatro ho vissuto uno degli incubi peggiori della mia vita!

Immaginate: io, che ormai da due anni non guardo più la televisione perché i programmi mi davano la nausea e tra quelli che mi facevano più schifo c’erano i talk show spazzatura, mi sono ritrovata dentro un talk show trash che più non si poteva! Imprigionata tra altra gente davanti all’immondo spettacolo di due sciacalli (maschio e femmina) che facevano a brandelli la vita di un povero tizio, uno qualunque, come voi e come me.

Per più di un’ora l’unico pensiero che sono riuscita a formulare è stato:”Io li odio, li odio, li odio!!!”

Poi si è accesa la luce e ho recuperato il mio autocontrollo ma mi ci è voluto un po’, anche perché la FG e la mia amica L. stavano anche peggio di me.

Quando siamo riuscite di nuovo a pensare, ci siamo dette che il regista e gli interpreti dello spettacolo erano stati geniali. Sì, perché noi stavamo assistendo al bellissimo dramma recitato all’Eliseo dalla compagnia di Silvio Orlando, per la regia di Paolo Virzì, dal titolo”Se non ci sono altre domande”.

Non era un vero talk show ma la satira feroce e dilaniante di questo genere di immondizia mediatica!

Uno spettacolo talmente fatto bene da fare male, sul momento.

C’erano tutti gli ingredienti: due conduttori che, per l’audience avrebbero ucciso in diretta, la guest star ignorante e parolaia, l’ospite esibizionista, il giovane contestatore, la falsa intellettuale e la pseudo benefattrice. Insomma tutti gli ingredienti del quotidiano veleno mascherato da dolcetto confezionato dai signori della TV.

E noi eravamo il pubblico, non quello teatrale, capace di farsi coinvolgere ma anche di razionalizzare la tragedia rappresentata in una sorta di autodifesa che ci salva da emozioni catastrofiche. No, ieri sera gli attori sono stati così diabolicamente abili da trasformarci in pubblico televisivo.

Solo che io, come utente televisiva sono un po’ sui generis, ero trasportata in quella situazione virtuale ma ne provavo rabbia e disgusto, così sono stata male, sul momento.

Poi, però, mi sono calmata e ho pensato ( e l’ho detto anche alla FG e a L., entrambe sconvolte) che, proprio il nostro malessere doveva rassicurarci: noi non siamo quel pubblico, noi non siamo iene affamate di schifo, la nostra rabbia è il segnale che abbiamo in noi tanti mondi di bellezza e di poesia che ci permettono di attraversare indenni la melma del presente.

La mia amica L. ha condiviso, la FG ha faticato un po’ a ritrovare il suo equilibrio ma è ancora tanto giovane e le emozioni la affaticano.

Andate a vedere lo spettacolo, è come una terapia d’urto: fa bene. Se poi, dopo averlo visto, decidete di spegnere per sempre il televisore e,magari, aprite un libro, tanto meglio per voi!

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