Ho visto L’inganno di Alan Shaffer, interpretato e diretto da Glauco Mauri insieme a Roberto Sturno.
A me e alla FG il dramma è piaciuto da pazzi. La scena era bellissima, un piacere per gli occhi, affascinanti musiche, costumi e luci ma soprattutto eccezionali i due interpreti.
Non sto a raccontarvi la trama, anche perché a forza di colpi di scena sarebbe difficile, diciamo che lo spettatore capisce abbastanza presto che ci sarà un delitto che poi c’è però non c’è ma invece c’è.
E’ un testo molto english, dialoghi limpidi e serrati, costruiti su un sottofondo humour con abbondanti inserti noir, si sta con il fiato sospeso fino alla fine.
Mauri, con la sua voce inimitabile, dai timbri metallicì, dà vita ad un formidabile, luciferino personaggio, scrittore di successo, di gialli, naturalmente, un raffinato dandy, odiosamente attaccato alle tradizioni ed orgoglioso della propria ricchezza. Un personaggio, dunque, tagliato su misura per lui che di personaggi antipatici ne ha interpretati tanti, solo che a me è piaciuto così tanto che alla fine parteggiavo per lui che era il cattivo.
Quando me ne sono resa conto, mi sono vergognata perché non si dovrebbe mai tifare per i cattivi, poi ci ho riflettuto ed ho capito perché: il protagonista è una carogna ma è intelligente e molto, è la sua intelligenza che me lo ha reso simpatico. Nella realtà non credo che riuscirei a parteggiare per un cattivo intelligente, anche perché nella realtà, di solito, i cattivi sono molto stupidi e meschini. Ma io stavo assistendo ad una storia inventata! Così ho smesso di sentirmi in colpa e mi sono goduta lo spettacolo.
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