In inverno Roma puzza parecchio
ma in estate la faccenda si fa decisamente grave. La puzza a Roma non è una
novità: dai tempi degli antichi romani in poi, abbiamo testimonianze circa i
miasmi che pervadevano l’urbe ma, è innegabile, ai tempi della raggi la
situazione è arrivata all’inenarrabile. I cassonetti straripanti, le strade
luride, le foglie marce, i rifiuti che invadono ogni angolo della città
producono una puzza densa, grassa, che avvolge la città come un sudario. In
effetti, Roma è ormai un cadavere in putrefazione, governata da vermi che se ne
nutrono. Bene fanno quelli che, come la mia Fg, se ne vanno in siti più civili.
Purtroppo, io, lavorando ancora,
non posso espatriare e, quindi, mi difendo come posso. Cerco di camminare
lontana dai cassonetti, circondati da topi banchettanti e gabbiani entusiasti,
marcio in apnea nei punti più mefitici e, soprattutto, uso i miei beneamati
profumi francesi.
Ne ho diversi, alcuni per la
casa, da spruzzare o da tenere nei vasetti con i bastoncini, al gelsomino, per
lo più ma anche al fiore d’arancio, alla rosa, alla violetta, al sandalo.
Funzionano anche se tengo le finestre aperte, impediscono alla puzza esterna di
entrare e mi rallegrano, qualche goccia, spruzzata sul cuscino, mi rende il
sonno più gradevole.
Poi ci sono i profumi personali,
le essenze, i bagnoschiuma, i fazzolettini imbevuti, le creme. Anche questi
tutti rigorosamente francesi: Chanel, Hèrmes ma anche Fragonard. Ho essenze che
vanno bene in inverno ed altre, più fresche, perfette per quando fa caldo, e,
se ne metto due gocce sotto il naso, non sento la puzza della città e della
gente. I profumi mi permettono di sentirmi sempre a mio agio e mi rendono
felice.
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