Questo 2020 è proprio un anno
disgraziato, non bastavano il covid, la dad, i lockdown, gli aerei che non
partono e disgrazie varie. Pure il mio pc è stato colpito a morte, nel senso
che si è spento, sabato scorso, senza riaccendersi più.
A nulla sono valsi i tentativi di rianimazione: cambio del cavo di alimentazione, intervento d’urgenza della Fi che, aperto il paziente, non ha potuto far altro che costatare l’avvenuto spegnimento irreversibile.
Ovviamente, di sabato, il centro presso il quale ci rivolgiamo per l’assistenza è chiuso, quindi nulla è stato possibile prima di lunedì. Lunedì mattina ho caricato il tower su un carrello e l’ho portato all’assistenza che lo ha preso in carico e me l’ha restituito “dopo tre giorni”, dopo aver effettuato un trapianto di alimentatore, perfettamente funzionante.
Sono stati i cinque giorni più lunghi della mia vita!
Mai come quando un pc defunge, ci si rende conto di quanto indispensabile sia nella nostra vita. Certo, molte cose si possono fare comunque tramite smartphone ma non tutte e non c’è paragone tra leggere una mail dallo schermetto del cellulare e leggerla dallo schermone del pc.
Martedì ho avuto i colloqui on line con i genitori, che già di per sé sono un’orrenda occorrenza, figuratevi farli con un misero telefonino: tre ore a sguerciarsi davanti ad un rettangolo 7x12. Quando ci sono le riunioni, tipo collegi o consigli, io chiudo la telecamera, tanto non è che devo guardare i colleghi o loro devono guardare me ma con i genitori uno deve parlare vis à vis, non c’è scampo.
Compilare il registro elettronico, con le sue caselline piccole piccole, da smartphone è un suicidio per gli occhi e l’ho dovuto fare per tre giorni!
Perciò ho festeggiato con entusiasmo il ritorno a casa di Agilulfo, ebbene sì, il mio pc si chiama Agilulfo e naturalmente mi sono messa al lavoro e, in tempi brevissimi, ho svolto tutto il lavoro che avevo dovuto trascurare o che avevo fatto maluccio senza il mio prezioso collaboratore al quale auguro una ancor lunga e funzionale vita.
A nulla sono valsi i tentativi di rianimazione: cambio del cavo di alimentazione, intervento d’urgenza della Fi che, aperto il paziente, non ha potuto far altro che costatare l’avvenuto spegnimento irreversibile.
Ovviamente, di sabato, il centro presso il quale ci rivolgiamo per l’assistenza è chiuso, quindi nulla è stato possibile prima di lunedì. Lunedì mattina ho caricato il tower su un carrello e l’ho portato all’assistenza che lo ha preso in carico e me l’ha restituito “dopo tre giorni”, dopo aver effettuato un trapianto di alimentatore, perfettamente funzionante.
Sono stati i cinque giorni più lunghi della mia vita!
Mai come quando un pc defunge, ci si rende conto di quanto indispensabile sia nella nostra vita. Certo, molte cose si possono fare comunque tramite smartphone ma non tutte e non c’è paragone tra leggere una mail dallo schermetto del cellulare e leggerla dallo schermone del pc.
Martedì ho avuto i colloqui on line con i genitori, che già di per sé sono un’orrenda occorrenza, figuratevi farli con un misero telefonino: tre ore a sguerciarsi davanti ad un rettangolo 7x12. Quando ci sono le riunioni, tipo collegi o consigli, io chiudo la telecamera, tanto non è che devo guardare i colleghi o loro devono guardare me ma con i genitori uno deve parlare vis à vis, non c’è scampo.
Compilare il registro elettronico, con le sue caselline piccole piccole, da smartphone è un suicidio per gli occhi e l’ho dovuto fare per tre giorni!
Perciò ho festeggiato con entusiasmo il ritorno a casa di Agilulfo, ebbene sì, il mio pc si chiama Agilulfo e naturalmente mi sono messa al lavoro e, in tempi brevissimi, ho svolto tutto il lavoro che avevo dovuto trascurare o che avevo fatto maluccio senza il mio prezioso collaboratore al quale auguro una ancor lunga e funzionale vita.
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