Il naso di Cyrano: aprile 2007

sabato 28 aprile 2007

Lupo


- Papà, ho fame!-
- Anche io, ho fame, mamma!-
Mia moglie, mi guardò, sconsolata; in dispensa non c’ era più nulla. Era un inverno polare, il peggiore che avessi mai visto, nevicava giorno e notte, muoversi nel bosco era un tormento, si affondava nella neve troppo soffice e non si vedeva niente. Gli animali se ne stavano nelle tane, in letargo o forse morti di fame o di freddo.
-Ho fame, mamma!- Le parole dei miei figli mi facevano impazzire. Anch’ io avevo fame, tanta, una fame da lupi ma non c’ era più nulla.
-Vado.- dissi, mia moglie mi guardò stranita. -Dove?- domandò quasi ringhiando. – A caccia, a cercare qualche preda – risposi, ringhiavo anche io.
Uscii con poche speranze, nevicava fitto, vedevo poco e niente ma tutto era meglio che sentire i lamenti dei miei figli. Pensavo che, se non avessi trovato del cibo per loro, non sarei tornato, meglio morire assiderato nella foresta che sentirli piangere.
Annaspavo nella neve da un tempo che mi pareva infinito quando sentii un fruscio, mi nascosi dietro un tronco, sapevo che i guardaboschi pattugliavano il territorio, quei maledetti non li fermava neanche la tormenta, erano gente spietata, avevano paura solo del feudatario che voleva proteggere la sua selvaggina, sparavano senza preoccuparsi di vedere a chi, sparavano e, dannazione, avevano una mira precisa, ti facevano secco e tu te ne accorgevi solo dopo, da morto.
Non era uno di loro, era una ragazzina, vestita di rosso, portava un paniere, avanzava a fatica e aveva freddo.
Pensai: “ Che razza di disgraziato l’ ha mandata nel bosco con questo gelo?”
Mi faceva pena, era piccola, tanto piccola. La fermai e le chiesi:
- Dove vai?- Si fermò, spaventata, beh, in effetti io non ho un bell’ aspetto, in genere quando qualcuno mi vede si mette sul chi vive oppure scappa a gambe levate.
Lei non scappò. -Vado da mia nonna, è malata e la mamma mi manda a portarle da mangiare- Lo disse con una vocina tremante e sconsolata.
Poi chiese:- Ma tu sei un lupo? Mia mamma mi ha detto di stare attenta perché i lupi sono cattivi -
E brava mamma, se ne sta al calduccio a casa sua, manda la figlia nel bosco e, come tutti, giù a calunniare i poveri lupi!
- Non ti preoccupare - dissi - non voglio farti del male, piuttosto dove abita tua nonna?- e intanto pensavo che la madre di quella bambina doveva essere pazza, ma, dico, non poteva andarci lei dalla nonna?
-La nonna abita nella casa dopo il bosco, quella con il tetto rosso-
La salutai e ripresi ad arrancare nel sottobosco gelato.

E’ stato facilissimo: arrivai alla casa dal tetto rosso, entrai e azzannai la nonna, alla gola, era a letto e non ebbe il tempo di gridare, poi aspettai la ragazzina.
Quando arrivò mi guardò per un attimo, stupita, me la pappai rapidamente, era tanto piccola e io avevo fame ed ero stremato, poi venne la parte più faticosa, trascinai la vecchia per il bosco, fino alla tana, la neve scendeva copiosa e coprì ogni traccia.
Mia moglie e i miei figli furono estasiati, la vegliarda era un po’ coriacea ma i cuccioli avevano buoni denti e una fame da lupi, in fin dei conti noi siamo lupi, banchettarono con entusiasmo e si addormentarono, finalmente sazi.
Tess

domenica 22 aprile 2007

15!




L’ Inter ha vinto il quindicesimo scudetto della sua storia.
E io sono tifosa dell’ Inter da quando avevo nove anni. Sono contenta. Ma lo sono davvero?
Non lo so. Certo, la prima reazione è di felicità ma poi, pensando, la gioia è contaminata dalla consapevolezza che anche nello sport noi italiani non è che abbiamo tanto da rallegrarci: tutto lo schifo che è emerso da calciopoli, la violenza dagli ultras, i dubbi che rovinano ogni occasione bella rendono difficile anche gioire.
Mi viene da dire che lo sport rispecchia l’ atteggiamento mentale di noi italiani, o almeno di tanti di noi: quel modo di pensare secondo il quale si può vincere solo barando, si può avere successo solo imbrogliando il prossimo, si può guadagnare solo vendendo prodotti taroccati.
Non mi piace vivere in questo modo, mi piacciono gli onesti, le vittorie pulite, i prodotti genuini, è per questo che stasera sono felice per lo scudetto e domani festeggerò con i miei alunni, di qualunque squadra essi siano, però resta in me un sottofondo di amaro che mi rovina la festa.
Io (e credo tanti con me) vorrei un mondo pulito e uno sport pulito, corretto, leale, cerco di insegnarlo ai miei ragazzi e per questo durante la finale di Coppa Italia tra Roma e Inter io, tifosa interista, tiferò sinceramente e lealmente per la Roma che è una grande squadra e che sa regalarci delle bellissime partite e dei momenti emozionanti. Mi piacerebbe tra un mese festeggiare insieme ai romanisti la loro vittoria.

sabato 21 aprile 2007

Un comodo ingorgo



Di solito il sabato mattina sulla tangenziale non c’era tanto traffico ma quella volta, forse per un incidente, non si camminava; le automobili erano praticamente ferme, si viaggiava a ritmo wagneriano: una nota al minuto, un metro ogni mezz’ora.
Gli automobilisti erano inferociti, dai finestrini abbassati si udivano imprecazioni varie, alcune molto comuni, altre decisamente pittoresche e originali.
L’unico tranquillo, comodamente seduto nella sua vettura era Batman, il supereroe.
Con la sua batmobile stava correndo (si fa per dire) in soccorso di qualcuno che aveva chiesto il suo aiuto ma non aveva molta voglia di andarci.
Batman stava recandosi da sua madre.
Gli aveva telefonato la sera precedente: un pensile della cucina stava per staccarsi e Batman doveva sistemarlo.
Batman pensava che la mamma avrebbe potuto chiamare un operaio ma sapeva bene perché lei non lo aveva fatto: perché era avarissima e perché voleva che lo facesse suo figlio.
Il supereroe non sopportava sua madre, cercava di vederla il meno possibile e, in genere, ci riusciva: aveva il suo bel da fare a salvare la gente dai malvagi che, comunque, gli erano meno antipatici della genitrice.
Lei, tutte le volte che lo vedeva, attaccava la solita solfa, ormai lui la sapeva a memoria:”Figlio mio, invece di imbarcarti in questo mestiere del superoe, con la tua intelligenza e le tue qualifiche, potevi sceglierti un altro lavoro! Avresti potuto fare il dirigente in fabbrica o magari trovarti un posto al Ministero, che quello è uno stipendio sicuro e poi c’è pure la pensione e le ferie pagate.”
La storia del lavoro era un’ossessione, la mamma non aveva mai accettato che Batman combattesse il male.
Poi c’era l’altro tormentone, ormai glielo ripeteva da anni:”E poi perché non ti sposi? Gli anni passano, figlio mio, è ora che ti trovi una brava ragazza, è ora che tu mi dia dei nipotini. Che così, poi, metti a tacere pure le chiacchiere, perché, insomma, lo so che tu e Robin siete solo amici ma la gente non sa e chiacchiera, sapessi certe volte, al mercato, come mi vergogno, le allusioni, le battutine maligne…”.
Tutto questo lo faceva impazzire, avrebbe volentieri strangolato la donna ma Batman era un supereroe buono e i supereroi buoni non uccidono le mamme.
Ogni volta che la madre lo convocava Batman si sentiva morire, avrebbe potuto mentire, inventarsi un impegno, ma i supereroi buoni non mentono.
Si stava facendo tardi, la strada non si sbloccava. Nel pomeriggio il nostro eroe doveva presenziare al solito briefing di programmazione settimanale per organizzare gli interventi contro i cattivi. Lo aspettava una settimana piuttosto impegnativa.
Con un sorriso serafico e con intima soddisfazione prese il cellulare e compose un numero telefonico.
“Pronto, mamma, scusami, stavo venendo da te ma non posso arrivare in tempo, la tangenziale è bloccata e io sono imbottigliato nel traffico, è meglio che tu chiami un operaio per il pensile. Ciao, devo lasciarti altrimenti prendo la multa perché parlo al cellulare in automobile”. Poi accese lo stereo e con olimpica calma aspettò di arrivare al primo svincolo che gli consentisse di tornarsene a casa.

mercoledì 18 aprile 2007

Problemi di comunicazione






Questa cosa l' ho scritta un po' di tempo fa, ve la propongo, spero che vi piaccia, io mi sono divertita quando l' ho scritta.


Entro in classe e, come al solito, saluto i miei alunni.
I ragazzi tacciono improvvisamente, solo Linsu mi sorride e risponde, lui che non sta mai attento adesso sembra concentratissimo.
Gli altri mi guardano attoniti.
Che succede? Ho detto soltanto:”Buongiorno”.
Luigi mi chiede se sto scherzando, rispondo che non capisco cosa voglia dire e Linsu mi dice:”Plof. hai pallato in cinese”.
Me lo dice in cinese e io capisco! Gli alunni no e Linsu coscienziosamente traduce.
Dico che non è possibile, io NON conosco il cinese. Ma intanto mi rendo conto che quel che dico lo sto dicendo in cinese.
Provo a ripetere in italiano ma è inutile, provo in spagnolo, francese, inglese. Le parole mi escono dalla bocca solo in cinese e l’ unico che mi capisce è Linsu.
Lo mando a chiamare il vicepreside, sono terrorizzata, che mi succede? Che faccio? Devo sentire subito il medico, ho bisogno di aiuto!
Gli alunni cominciano a commentare e io capisco quello che dicono, sono allegrissimi, hanno capito che la faccenda non è uno scherzo, il che per loro significa che non posso fare lezione e questo li rende felici, vorrei farli tacere ma come? Linsu è uscito dall’aula e io non sono in grado di comunicare.
Arriva il vicepreside e mi rivela che tutti gli insegnanti della scuola, compreso lui, sono nella mia stessa situazione, è più terrorizzato di me. Siamo in pieno caos.
Provo a scrivere (forse quello riesco a farlo in italiano):
”Avvertiamo la Preside”. Sul foglio compare qualcosa come “Su zang li mo”. Niente da fare.
La Preside arriva e ci rivela, in cinese, che in tutte le scuole d’ Italia i docenti parlano solo in cinese e che sta aspettando direttive dal Ministero.
Leggo negli occhi delle colleghe la stessa mia disperazione.
Torno a casa disperata, cosa farò, io con le parole ci lavoro, se non posso comunicare non posso lavorare, non posso fare la spesa, telefonare…non posso fare niente!
Accendo la Televisione, è la notizia del giorno, tutte le reti non parlano d’altro. Il Ministro, in italiano, rassicura che il problema sarà risolto, che saranno immediatamente assunti dei supplenti per sostituire i docenti vittime di questa misteriosa sindrome.
Ma il problema (lo scopriremo nei prossimi giorni) non è risolto. Infatti, appena i docenti supplenti entrano in classe attaccano a parlare cinese e non smettono più.
Rientra mia figlia dall’ Università e mi racconta che anche lì la sindrome ha colpito docenti e assistenti.
Lei sembra piuttosto divertita, esclama:”Sembra di stare in un romanzo di Pennac o in una storia di Rodari!”
Altro che! A me sembra di essere caduta nelle Metamorfosi di Kafka!
Io e lei ci capiamo anche senza parole, e lei comprende il mio terrore.
Mi rassicura, intanto per le necessità quotidiane provvederà lei. Poi sentiremo il medico “Ma” mi sussurra “Penso che in questo frangente i medici non servano, c’è un’ unica cosa da fare: tu e i tuoi colleghi dovrete tornare a scuola. Come alunni, per imparare l’ italiano”
E comincia subito a farmi lezione, lei studia lingue e sa come si fa.
E io imparo! Mi mostra degli oggetti e mi dice il nome in italiano, io ripeto diligentemente. Funziona ma quanto ci vorrà per riconquistare un intero vocabolario?
Il Ministero organizza corsi di italiano reclutando maestri cinesi bilingui e, con pazienza e fatica, alla fine molti di noi ce la fanno.
Parlo di nuovo nella mia lingua, quasi bene, ho ancora qualche problema.
Adesso quando entro in classe dico:”Buongiolno lagazzi”.
Ma va bene lo stesso anche se è un po’ difficile restar seria mentre leggo Leopardi e dico:” Semple calo mi fu quest’ elmo colle…”

lunedì 9 aprile 2007

Schumi!!!!



Gran premio di Malesia, Massa in pole position e Raikkonen al terzo posto, stretti fra le due McLaren.
Partenza importante, fondamentale, se te ne vai da solo, ci resti fino alla fine, Michael lo sapeva bene e avrebbero dovuto saperlo anche i due ferraristi. E invece…
Invece Massa e il finlandese partono a due all’ ora!!
Maledizione, dico io, avete in mano la Ferrari, mica una Panda! Una Ferrari, la vettura migliore al mondo, il prodotto finale dei migliori cervelli nel settore e voi due, cosiddetti piloti, mi fate una partenza che neanche la FG, neopatentata che delle marce usa solo la prima e la seconda, farebbe mai!
Ovviamente quegli avvoltoi di Alonzo ed Hamilton ne approfittano subito e vincono la gara.
Veramente, non è neppure esatto dire che quelli ne hanno approfittato, loro, semplicemente, sono partiti mentre i due ferraristi sono rimasti fermi.
Schumi, Schumi,l perché ti sei ritirato?
Montezemolo, Todt fate qualcosa, trovate dei piloti degni del Cavallino, noi tifosi della Ferrari meritiamo un po’, di rispetto, ci aspettiamo molto di più di una partenza da Luna Park!

domenica 8 aprile 2007

Buona Pasqua


Ciao a tutti e buona Pasqua.
E’ un po’ di tempo che non scrivo sul blog ma sono stata maluccio e non me la sentivo di raccontarvi i miei malanni.
Adesso sto un po’ meglio e presto tornerò a scrivere le mie storie e, se possibile, a farvi sorridere. Per il momento vi faccio tanti auguri di cuore
Ciao
Tess