Il naso di Cyrano: Un comodo ingorgo

sabato 21 aprile 2007

Un comodo ingorgo



Di solito il sabato mattina sulla tangenziale non c’era tanto traffico ma quella volta, forse per un incidente, non si camminava; le automobili erano praticamente ferme, si viaggiava a ritmo wagneriano: una nota al minuto, un metro ogni mezz’ora.
Gli automobilisti erano inferociti, dai finestrini abbassati si udivano imprecazioni varie, alcune molto comuni, altre decisamente pittoresche e originali.
L’unico tranquillo, comodamente seduto nella sua vettura era Batman, il supereroe.
Con la sua batmobile stava correndo (si fa per dire) in soccorso di qualcuno che aveva chiesto il suo aiuto ma non aveva molta voglia di andarci.
Batman stava recandosi da sua madre.
Gli aveva telefonato la sera precedente: un pensile della cucina stava per staccarsi e Batman doveva sistemarlo.
Batman pensava che la mamma avrebbe potuto chiamare un operaio ma sapeva bene perché lei non lo aveva fatto: perché era avarissima e perché voleva che lo facesse suo figlio.
Il supereroe non sopportava sua madre, cercava di vederla il meno possibile e, in genere, ci riusciva: aveva il suo bel da fare a salvare la gente dai malvagi che, comunque, gli erano meno antipatici della genitrice.
Lei, tutte le volte che lo vedeva, attaccava la solita solfa, ormai lui la sapeva a memoria:”Figlio mio, invece di imbarcarti in questo mestiere del superoe, con la tua intelligenza e le tue qualifiche, potevi sceglierti un altro lavoro! Avresti potuto fare il dirigente in fabbrica o magari trovarti un posto al Ministero, che quello è uno stipendio sicuro e poi c’è pure la pensione e le ferie pagate.”
La storia del lavoro era un’ossessione, la mamma non aveva mai accettato che Batman combattesse il male.
Poi c’era l’altro tormentone, ormai glielo ripeteva da anni:”E poi perché non ti sposi? Gli anni passano, figlio mio, è ora che ti trovi una brava ragazza, è ora che tu mi dia dei nipotini. Che così, poi, metti a tacere pure le chiacchiere, perché, insomma, lo so che tu e Robin siete solo amici ma la gente non sa e chiacchiera, sapessi certe volte, al mercato, come mi vergogno, le allusioni, le battutine maligne…”.
Tutto questo lo faceva impazzire, avrebbe volentieri strangolato la donna ma Batman era un supereroe buono e i supereroi buoni non uccidono le mamme.
Ogni volta che la madre lo convocava Batman si sentiva morire, avrebbe potuto mentire, inventarsi un impegno, ma i supereroi buoni non mentono.
Si stava facendo tardi, la strada non si sbloccava. Nel pomeriggio il nostro eroe doveva presenziare al solito briefing di programmazione settimanale per organizzare gli interventi contro i cattivi. Lo aspettava una settimana piuttosto impegnativa.
Con un sorriso serafico e con intima soddisfazione prese il cellulare e compose un numero telefonico.
“Pronto, mamma, scusami, stavo venendo da te ma non posso arrivare in tempo, la tangenziale è bloccata e io sono imbottigliato nel traffico, è meglio che tu chiami un operaio per il pensile. Ciao, devo lasciarti altrimenti prendo la multa perché parlo al cellulare in automobile”. Poi accese lo stereo e con olimpica calma aspettò di arrivare al primo svincolo che gli consentisse di tornarsene a casa.

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