
L’ Inter ha vinto il quindicesimo scudetto della sua storia.
E io sono tifosa dell’ Inter da quando avevo nove anni. Sono contenta. Ma lo sono davvero?
Non lo so. Certo, la prima reazione è di felicità ma poi, pensando, la gioia è contaminata dalla consapevolezza che anche nello sport noi italiani non è che abbiamo tanto da rallegrarci: tutto lo schifo che è emerso da calciopoli, la violenza dagli ultras, i dubbi che rovinano ogni occasione bella rendono difficile anche gioire.
Mi viene da dire che lo sport rispecchia l’ atteggiamento mentale di noi italiani, o almeno di tanti di noi: quel modo di pensare secondo il quale si può vincere solo barando, si può avere successo solo imbrogliando il prossimo, si può guadagnare solo vendendo prodotti taroccati.
Non mi piace vivere in questo modo, mi piacciono gli onesti, le vittorie pulite, i prodotti genuini, è per questo che stasera sono felice per lo scudetto e domani festeggerò con i miei alunni, di qualunque squadra essi siano, però resta in me un sottofondo di amaro che mi rovina la festa.
Io (e credo tanti con me) vorrei un mondo pulito e uno sport pulito, corretto, leale, cerco

di insegnarlo ai miei ragazzi e per questo durante la finale di Coppa Italia tra Roma e Inter io, tifosa interista, tiferò sinceramente e lealmente per la Roma che è una grande squadra e che sa regalarci delle bellissime partite e dei momenti emozionanti. Mi piacerebbe tra un mese festeggiare insieme ai romanisti la loro vittoria.