C’era scritto così sul Globe, il mitico teatro di Shakespeare. In effetti, in questo periodo mi sembra di vivere dentro una commedia, neppure troppo interessante, roba trita e noiosa. Così, per evadere dal fastidio di un dramma tutto sommato squallido, me ne vado a teatro a gustarmi la realtà dell’invenzione, quella sì interessante, piacevole, divertente e sempre attuale.
Venerdì, con l’inevitabile FG, mia complice entusiasta, siamo andate a vedere La Bottega del caffè di Carlo Goldoni. Uno spettacolo godibilissimo, ben recitato da attori che hanno saputo rendere con grazia tipi immortali: il truffatore, il maldicente, l’opportunista ed altri. Goldoni ha questo immenso merito: che, anche quando mette in scena personaggi antipatici, lo fa con tale ironia da divertirci, sempre.
Oggi pomeriggio, dopo due giorni di indefesso lavoro al computer per completare un lavoro dei miei alunni, io e l’infaticabile FG (reduce anche lei dai lavori forzati al PC, causa esercitazione in inglese) siamo andate a vedere una messa in scena tratta da un film diretto da Branagh: Nel mezzo di un gelido Amleto. Ho riso talmente tanto che mi si è sciolto il mascara. Imperdibile, vi consiglio di andare a vederlo, è in scena al teatro San Paolo fino al 12 Dicembre.
Il regista ed autore, Riccardo Cavallo, ha reso perfettamente lo spirito della pièce: l’ironia di una scalcagnata compagnia di teatranti a budget 0 che decide di mettere in scena niente meno che l’Amleto. Se volete sapere come va a finire andate a teatro! Io e la FG ma anche il resto del pubblico abbiamo riso fino alle lacrime e non è un modo di dire.
Io e la FG abbiamo continuato a ridere anche dopo, quando, avendo io necessità di una fermata idraulica, sono andata nel bagno della metropolitana. Già per fare aprire la porta bisognava mettere del denaro, effettuata l’operazione, la pesante porta metallica scorrevole si è aperta. Ho lasciato la FG di guardia fuori perché avevo timore che quella trappola infernale non si riaprisse più, se non avessi avuto urgenza avrei rinunciato ma non potevo così sono entrata. La porta si è richiusa con uno scricchiolio sinistro.
A questo punto, con mia grande sorpresa, una gentile voce femminile registrata mi ha detto: “siete nel bagno della metropolitana”. Io già lo sapevo, come sapevo anche a cosa servissero pulsanti e altro presenti nell’ambiente. La gentile voce femminile mi ha raccontato per filo e per segno a cosa servivano le apparecchiature che avevo a disposizione. Ora, io mi chiedo: “ma che razza di gente utilizza i bagni della metropolitana?”. Quando uno va in una toilette, lo sa a cosa serve una toilette! Non c’è bisogno che qualcuno glielo spieghi. A chi è venuto in mente che fosse necessario dare spiegazioni? Che poi può anche essere pericoloso: immaginatevi uno debole di cuore che mentre è lì, impegnato in attività che richiedono il massimo riserbo, si sente apostrofare da una gentile voce femminile. Può anche avere un infarto. Mi chiedo anche: “Ma nei bagni maschili, il bel tomo che ha avuto l’intelligente pensata, ci avrà messo una voce femminile o una maschile?” Se qualcuno sa, vuol essere tanto gentile da comunicarmelo così da sollevarmi da questo amletico dubbio?!