Uno tra i tanti, neanche il più significativo, è stato che
finalmente ci eravamo liberati di famigerate ministre della Pubblica Istruzione
(lo so che il ministero non si chiama più così ma io amo l’aggettivo “Pubblica”
riferito alla scuola, intesa come servizio ai cittadini).
A fine estate ho ricevuto una mail, firmata dal nuovo ministro
della Pubblica Istruzione con gli auguri per il nuovo Anno Scolastico. Non mi è
piaciuta quella lettera e, se ricordate, ho scritto un post nel quale esponevo
tutte le mie riserve.
In questi giorni il ministro propone la originalissima
riforma: i professori lavorino 24 ore a settimana in vece che 18.
Non mi sono neppure infuriata, ormai da quelli che
comandano mi aspetto di tutto, non replicherò al ministro perché tanto questi
se ne infischiano e davvero non si preoccupano di acoltarci; parlerò invece a
voi, miei cari, gentili 25 lettori.
Intanto diciamo che la proposta del ministro non è affatto
originale, già le famigerate precedenti responsabili della Pubblica Istruzione
l’avevano tirata fuori in varie occasioni; del resto, poiché la maggioranza dei
docenti non vota per il loro partito, era abbastanza naturale che esse
volessero vendicarsi. La cosa è sempre caduta, forse perché i prof. scioperano
poco ma quando lo fanno sono davvero tanti e fanno male.
Non so esattamente quali siano le motivazioni dell’attuale
ministro, credo il risparmio, visto che le ore in più non ce le pagherebbero, nella stessa riforma, però, sono previsti finanziamenti per le scuole private!.
Se la cosa andasse in porto, lo stipendio degli insegnanti
laureati italiani sarebbe inferiore al salario dei metalmeccanici
(attualmente è uguale).
Gli insegnanti italiani, in realtà, non lavorano soltanto 18
ore a settimana: essi devono presenziare una o due volte a settimana a riunioni
quasi sempre inutilissime. Inoltre gli insegnanti, quelli seri e professionali,
ovviamente, usano una cospicua parte del loro tempo per la correzione dei
compiti, la preparazione delle lezioni e delle attività, l’organizzazione del
materiale e l’aggiornamento. Non saprei generalizzare ma, riferendomi a me
stessa, posso dire che io a settimana mediamente lavoro altre 20 ore oltre alle 18 di lezione in classe, all'ora di riceviento e a
quelle delle riunioni.
Il tutto per un salario da operaio.
Forse aveva ragione quell’ alunno di una scuola dell’estrema
periferia romana che mi disse:” Professoré, tu hai studiato tutti st’anni, te
sei fatta ‘n mazzo così pe’ che? Mi’ padre ‘a notte va a rubba’ du’ motorini e
arza più de te in un mese!”
Forse aveva ragione!
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