Il naso di Cyrano: marzo 2014

domenica 30 marzo 2014

Riccardo III



Venerdì  sera, con le figlie e la mia amica L., siamo andate a teatro, a vedere il Riccardo III di Shakespeare.
Riccardo III è uno dei drammi storici dell’ immortale bardo e ha come protagonista un re così malvagio, così odioso, così carogna che io, tutte le volte che assisto al dramma, provo una rabbia talmente forte e violenta che avrei voglia di salire sul palcoscenico e di prendere a calci nei denti il fetentone!
Ora, capisco che voi, gentili lettori miei, vi chiediate: “ Ma allora che ci vai a fare?”
Risposta: ci vado proprio per questo, perché, almeno, tutta la rabbi,a che provo per il mondo reale e per i suoi squallidi protagonisti, la trasferisco su un personaggio, a suo modo grandioso, che, comunque, alla fine, contrariamente a quanto avviene nella realtà, vede fallire tutte le sue mene e muore ammazzato!!
La morte del feroce assassino è liberatoria per lo spettatore che, per tre ore, ha assistito a mistificazione, ipocrisia, brama di potere, menzogna, omicidi a grappoli di fratelli, nipoti, parenti ed amici. Se non ci credete, andate a leggervi Freud!
Ma sto divagando, non è di questo che volevo scrivere.
Dunque, venerdì, Riccardo era impersonato da Alessandro Gassmann, figlio dell’immortale Vittorio che, a suo tempo, interpretò anche lui il tremendo sovrano con la regia di Ronconi.
Alessandro la regia se l’è fatta da solo e devo dire che è stato bravo davvero. Al di là di alcune scelte poco condivisibili, come la pistolettata finale e i costumi di epoche varie (ma forse si voleva sottolineare come in ogni epoca ci siano tipi alla Riccardo), la messa in scena era efficace, Gassmann ha simulato le deformità del re, tradizionalmente zoppo e gobbo, con notevole bravura e con il supporto di alcune protesi che lo facevano giganteggiare sugli altri personaggi. La traduzione era accurata e fedele, gli altri personaggi ben interpretati, la scenografia minimalista, come del resto ai tempi di Shakespeare, era molto interessante. L’unico appunto che posso fare è che mancava, nel personaggio principale, la mellifluità. Se, infatti, Riccardo III è la quintessenza della malvagità più spietata, egli è anche capace di condurre i suoi piani criminali seducendo le sue vittime, invece questo Riccardo mostrava la giusta dose di violenza ma, come dire, era poco “diplomatico”.
A me e alla mia amica L, comunque, lo spettacolo è piaciuto, alle figlie un po’ meno: la Fi lamentava la mostruosità fisica del personaggio che le sembrava più una specie di Klingon che un re shakespeariano.
 La Fg era del tutto spiazzata, quando va a vedere Riccardo III, la Fg si aspetta un nanerottolo gobbo e storto, brutto e antipatico. La Fg si è ritrovata davanti un “fico” che, nonostante il trucco, si attirava tutti gli sguardi femminili, compreso quello astigmatico della Fg che, soggiogata dall’indiscusso fascino di Gassmann, non è riuscita a separare l’interprete dal personaggio e perciò ha sconsolatamente commentato:” Ma uno così bello, come fa ad essere tanto cattivo?!”
Sarà stato perché era mezzanotte passata, sarà stato che ero stanca morta, io non ho avuto il coraggio di dire alla Fg che, spesso, anche i belli possono essere delle carogne da manuale!

domenica 23 marzo 2014

Topo Gigio



 Negli anni ’60 del XX secolo i miei nonni materni vivevano in una cittadina vicino Roma. Con loro abitava un gatto. Non era il gatto dei miei nonni, lui e mia nonna si erano incontrati e si erano piaciuti: il gatto andò a vivere da mia nonna e mia nonna glie lo permise. Era un gatto molto autonomo, come tutti i gatti, entrava e usciva a suo piacimento, nella cittadina dove vivevano i miei nonni tutto era tranquillo, i portoni delle case si potevano lasciare tranquillamente aperti, nessuno sarebbe entrato a rubare, perciò il gatto se ne andava in giro a suo piacimento. Aveva una sua vita privata della quale nessuno di noi mai seppe nulla: dove andasse, con chi si incontrasse, noi lo ignoravamo.

Mia nonna gli aveva dato un nome: Topo Gigio. Avete letto bene, ad un gatto mia nonna aveva dato il nome del topo televisivo più famoso della storia italiana! A mia madre, che faceva notare alla nonna l’incongruenza, imperturbabilee perentoria la nonna rispose: “A me piace”. Non ci fu niente da fare, Topo Gigio rimase battezzato così, sebbene, essendo il nome piuttosto lungo, venne ben presto abbreviato in Gigio.

Gigio era un comunissimo gatto, uno dei tanti soriani randagi che vivevano nella cittadina, di colore grigiastro, con lunghi baffi, lunga coda e lunghe unghie.

Topo Gigio non mangiava i croccantini o le monoporzioni dei pranzetti per gatti, mangiava gli avanzi che mia nonna gentilmente gli serviva nella ciotola. Mai mia nonna si sognò di portare Gigio dal veterinario, a quei tempi i veterinari curavano mucche e cavalli, non vaccinavano gatti e cani da compagnia. Perciò Gigio visse felicemente senza vaccinazioni.

Il rapporto con i miei nonni era guardingo. Da entrambe le parti. Sicuramente mio nonno era affezionato al gatto ma non esprimeva in alcun modo questo affetto, del resto, pur volendo bene a noi nipoti, mio nonno non ci manifestava in alcun modo questo sentimento. Era socialista e parecchio tosto. Anche il gatto non andava oltre una benevola condiscendenza, accettando con una certa aria di sufficienza, le carezze, per altro abbastanza rare, della nonna. Quanto a lui, al massimo esprimeva la sua gratitudine con qualche strusciatina contro le gambe dei suoi coinquilini.

Io ero piuttosto piccola, sapevo cos’era un gatto: ne avevo viste le immagini sui libri e alla televisione, ma Gigio era il primo gatto reale con cui venissi in contatto. Gigio mi terrorizzava e per vari motivi.

Intanto perché aveva la capacità infernale di muoversi in perfetto silenzio, come del resto tutti i gatti sanno fare, ti arrivava alle spalle senza che tu lo sentissi: lui era là, con i suoi occhi giallissimi e ti fissava.

Poi aveva un’altra pessima abitudine: mentre eravamo a pranzo, Gigio si arrampicava sulla sedia per ottenere cibo, lui faceva il suo mestiere di gatto, ma io stavo male dalla paura.

In realtà, il vero motivo per cui io temevo Gigio era un altro, ma questo l’ho capito soltanto dopo, da grande: quando guardavo Gigio negli occhi, oscuramente, io capivo che dietro quegli occhi c’era un’intelligenza ma io, troppo piccola forse, non potevo e non sapevo entrare in contatto con quell’intelligenza, e questo mi faceva paura. Era come trovarsi di pronte ad un extraterrestre, sapere che l’essere davanti a me pensava, provava sentimenti, comprendeva eppure io non potevo comunicare con lui. Questa sensazione di impotenza mi capita ancora di provarla, ogni tanto, davanti a qualche alunno.

Gigio andava e veniva, la sera, quando mia nonna stava per chiudere il portone per la notte, si affacciava alla finestra e chiamava:”GIIIIGIOOOO”. Dopo un po’, non si seppe mai da dove, Gigio compariva con passo tranquillo e con tranquilla nonchalance entrava nella “Sua” casa. Qualche volta arrivava con chiari segni di combattimento: graffi e segni di morsi, era un gatto che evidentemente sapeva farsi rispettare.

Una sera Gigio non tornò a casa, erano passati parecchi anni da quando lui e mia nonna si erano incontrati, era piuttosto anzianotto, non sapemmo mai cosa gli fosse accaduto. Forse era morto di vecchiaia o investito da una macchina, forse aveva mangiato qualcosa che lo aveva avvelenato. Non lo sapemmo mai. I miei nonni non piansero, non piangevano nemmeno quando morivano le persone, figuriamoci per un gatto! Però da allora mia nonna, che di gatti ne aveva avuti tanti prima di Gigio, non ne volle mai più nessun altro.

domenica 16 marzo 2014

Caccia al tesoro



Ieri sera la ineluttabile Fg aveva gli occhiali sul naso, caso non consueto, di solito non se li mette e strizza gli occhi per vedere: è astigmatica e molto ma dice che gli occhiali le fanno “sudare il naso”.
Ieri sera li indossava; quando la impareggiabile Fg indossa gli occhiali riesce a sporcarli come nessuno al mondo. Anche io porto gli occhiali e anche i miei occhiali si sporcano … ma non come i suoi! Gli occhiali della ineffabile Fg si ricoprono di una patina di unto che neppure le patatine in busta! Gli occhiali della incomparabile Fg potrebbero essere serviti come antipasto in un ristorante cinese e non sfigurerebbero accanto alle panelle siciliane!
Stamattina, come tutti i sabati, avevo tempo per fare le pulizie, il che significa che, oltre a spazzare, spolverare e simili amenità, mi dedico anche alla pulitura di schermi di PC, tablet, cellulari e apparecchi elettronici in genere, lucido gli specchi e, ovviamente, pulisco gli occhiali, tutti gli occhiali, i miei (ne ho quattro paia!) e anche quelli della impietosa Fg che di solito sono riposti nella loro custodia o abbandonati (nei rari casi in cui li ha indossati) sulla cassapanca vicina al suo letto.
Ebbene, stamattina gli occhiali della inaffidabile Fg non c’erano, le ho chiesto dove li avesse abbandonati ma la risposta la sapevo già:”Non lo so” mi ha risposto.
Dopo di che è cominciata la caccia al tesoro: per prima cosa abbiamo spostato la cassapanca e disfatto il letto ma io sapevo già che era inutile … quando la inesauribile Fg perde qualcosa la perde veramente bene: tra tutti i posti dove può lasciare un oggetto lei trova, immancabilmente, il più improbabile! Siamo passate all’esplorazione della sua stanza mentre io la subissavo di domande del genere: “ Ieri sera, dove te li sei levati? Dove sei andata? Cosa hai fatto?”
Ora, voi potreste anche chiedervi:”Ma a te cosa importa? Non sono affari suoi?”
Eh no, Signori miei, sono soprattutto affari miei! Perché la inevitabile Fg, laureata con lode, al momento rientra nella numerosissima schiera dei disoccupati non per colpa loro bensì’ per colpa dei degenerati che dicono di governarci e invece si fanno solo gli affari loro! Pertanto gli eventuali occhiali nuovi alla inavveduta Fg glieli dovrei comunque comprare io! Ecco perché ho partecipato con impegno alla caccia all’occhiale questa mattina!
La incontrollabile Fg era piuttosto mortificata e anche lei si è messa a cercare ma invano.
Ad un certo punto ho avuto un’illuminazione: ieri sera la infernale Fg aveva chiuso le serrande delle finestre! Se avesse avuto gli occhiali in mano invece che sul naso poteva averli appoggiati per manovrare le serrande! infatti gli occhiali erano esattamente dove non dovevano stare: sul secretaire posto tra le due finestre del soggiorno, in alto, dove a nessuno sarebbe venuto in mente di andarli a cercare! Ma io conosco la inconfondibile Fg: è troppo originale, lei, per dimenticare qualcosa in un posto ovvio! Lei deve perdere le cose in luoghi impensabili, altrimenti come farebbe sua madre a passare le mattinate del sabato?!

domenica 9 marzo 2014

Fg ovvero la determinazione



La Fg ha realizzato un bellissimo book con i lavori dei miei ragazzini, roba da alta editoria. Peccato che il file, in formato PDF, fosse troppo pesante, più di 25 Mega, troppo per essere spedito via mail ed anche per essere pubblicato sul sito del Comenius.

Molti si sarebbero arresi ma la Fg è figlia di suo padre e anche mia, vale a dire figlia di due tosti. 
A casa nostra i problemi diventano sfide, per noi è un punto d’onore cercare di risolverli.
Mio marito aveva per motto: “Mi spezzo ma non mi piego” invece il mio motto è: “Age quod agis” che, per chi non conosce il latino, significa: “Fai bene quel che fai!”

La Fg un motto non ce l’ha, o almeno io non lo conosco ma, di sicuro, è testarda come il padre e caparbia come me, magari impiega molto tempo a fare una cosa ma, in genere, la fa alla regola dell’arte.

Anche nel caso in oggetto, tanto ha rimuginato che ha trovato la soluzione: è riuscita, usando non so bene quale diavoleria informatica, a ridurre drasticamente il peso del file senza intaccarne affatto la qualità!

Roba da Università Invisibile della Magia! In effetti anche lei, come la Fi, non ha nulla da invidiare a Ponder Stibbons e io sono assolutamente orgogliosa di queste due figlie che, almeno nel campo dell’informatica, sanno farsi onore.

domenica 2 marzo 2014

La Fi



La Fi si è lamentata perché, a suo giudizio, io non avrei abbastanza sottolineato il suo ruolo nella salvazione del mio Pc. Un po’ ha ragione perché, stavolta, i virus e i malware che hanno attaccato il mio povero computer erano bestiacce e la Fi ha dovuto arrovellarsi per capire quali fossero e per trovare gli antivirus efficaci. Avete presente il dr. House? Nei telefilm di House c’è sempre qualcuno che presenta sintomi contrastanti e il terribile dottore e i suoi aiuti si scervellano per trovare la causa del male e gli opportuni rimedi. Ebbene, la Fi sembrava proprio House, solo che lei quando si infuria, invece di prendere i tranquillanti, dice le parolacce! Stavolta ne ha dette parecchie ma il computer adesso è sano come un pesce e protetto da due antivirus e da un antimalware.

Il fatto è che la Fi con i computer ha proprio feeling, non ha fatto studi specifici di informatica o di elettronica, lei è quella che, nel gergo Pc, si definisce come “smanettona”: se deve risolvere un problema o capire come funziona un programma, lei va “a caccia”, cerca sul web, esplora forum dedicati, prova e riprova e alla fine, quasi sempre, risolve il problema.

Ponder Stibbons (se non sapete chi è andatevi a leggere i libri di Terry Pratchett) si inchinerebbe davanti alla Fi, riconoscendone i meriti, i due si capirebbero benissimo, sono sulla stessa lunghezza d’onda: sono due geniacci del computer ed entrambi hanno a che fare con il loro problema: quello di Stibbons è l’Arcicancelliere Ridcully (leggetevi Pratchett), quello della Fi sono io. Entrambi rispondono alle domande ingenue e, talvolta, demenziali di noi inesperti con “gentile condiscendenza” che, a ben guardare, significa:” Ti racconto la prima scemenza che mi viene in mente perché, tanto, tu non ci arriverai mai!” Ridcully non se ne rende conto, io invece sì ma non mi importa, mi basta che la Fi mi risolva i problemi, così io posso continuare a divertirmi al Pc!