Eh, non c’è niente da fare,
quando uno attacca a leggere un romanzo di Dumas, non se ne stacca più fino
alla fine, anche se lo ha già letto, anche se sa già come va a finire.
In questi giorni sto rileggendo “Il
conte di Montecristo”, libro che avevo letto da ragazzina e mi era piaciuto da
morire. Anche lo sceneggiato, diretto da Edmo Fenoglio ed interpretato da
attori del calibro di Sergio Tofano e Giuliana Lojodice, mi aveva appassionato
parecchio, tanto che l’ho riproposto ai miei alunni nel corso del laboratorio “Vediamo
una Storia”. Si sono appassionati pure loro e hanno partecipato con notevole
interesse alla vendetta di Dantès, nonostante lo sceneggiato sia in bianco e
nero, cosa che i ragazzini moderni trovano molto fastidiosa.
Il fatto è che Dumas padre ci sa
fare, è un maestro del feuilleton, qualunque storia ci racconti, cattura il
lettore con la sapiente preparazione degli ingredienti e se lo porta dove vuole
lui. Il lettore, anche quello più navigato e colto, non può fare a meno di
seguirlo attraverso la narrazione delle passioni più elementari dell’uomo: l’avidità,
il rancore, la vendetta, la passione, l’amore, la vanità, il potere e via
dicendo. Spesso i personaggi sono scontati, prevedibili e prevedibili sono
anche le loro azioni, frequenti le inesattezze, che un lettore accorto non può
non rilevare ma che accantona velocemente, preso dal filo della storia.Però quei personaggi intrigano, il lettore, pur comprendendone i limiti, non può che seguirne le vicende:, parteggia per la timida Valentine e per la furba Eugenie, apprezza il bonapartista Noirtier, disprezza l'avido Danglars, non vede l'ora di assistere alla rovina di Villefort e Mondego; il lettore vive tante vite quanti sono i personaggi e tutte gli regalano momenti appassionanti.
Leggendo Dumas, io, lettrice
esperta, io che ho letto Joyce, Proust, Bacchelli, Hugo, Tolstoj e Dostoevskij,
io ritorno la ragazzina di otto, dieci anni che spasimava per Athos e per il
bel Conte e mi godo il racconto della trasformazione del giovane, ingenuo,
fiducioso e, possiamo anche dirlo, parecchio tonto Edmond Dantès nel diabolico,
feroce, inesorabile vendicatore Montecristo; esattamente come se lo sono goduti
i miei alunni vedendo lo sceneggiato.