Archiviati i Borboni di Napoli,
adesso mi rileggo i Borgia, raccontati sempre da Dumas.
Famiglia tosta, i Borgia,
ambiziosi, orgogliosi, svergognati, corrotti e corruttori, anche assassini,
quando non potevano ottenere in altro modo ciò che volevano. Niente a che fare
con le mezze calzette attualmente al potere in italia, ai tempi nostri. C’è da
dire che i Borgia erano spagnoli e non italiani, il loro cognome,
originariamente si scriveva “Borja” che deriva da una parola araba che vuol dire
“Torre”. E già l’etimo ce la dice lunga. Approdati in Italia con papa Callisto
III, simoniaco e nepotista, la famiglia raggiunge l’apice del potere e della
dissolutezza con il cardinal Rodrigo che, nonostante la porpora, ha numerose
amanti. Tra queste, quella che riesce a tenerselo stretto è la Vannozza
Cattanei che gli dà quattro figli: Francesco, Cesare, Lucrezia e Joffré.
Divenuto papa, pagando e strapagando i cardinali del sacro (?) collegio, con il
nome di Alessandro VI (e la scelta del nome è piuttosto rivelatrice della
smodata ambizione dell’uomo), non lesinerà prebende, favori e cariche ai suoi
figli.
Tra i figli spiccano soprattutto:
Lucrezia e Cesare. Lucrezia, che, a dar retta a Dumas, aveva avuto rapporti
incestuosi sia con il padre che con i fratelli, fu usata, come succedeva nelle
migliori famiglie dell’epoca, come “merce di scambio”, il padre la fece sposare
tre volte, secondo quanto gli conveniva per stabilire alleanze: la prima con
Giovanni Sforza, la seconda con Alfonso di Aragona, La terza con il duca di
Ferrara, Alfonso d’Este. E’ probabile che Lucrezia non amasse nessuno dei tre
ma così andavano le cose per le donne, nel passato.
Cesare, in quanto cadetto, fu
destinato dal padre alla vita religiosa e fu nominato cardinale ma il ragazzo
voleva di più, risolse il problema della primogenitura facendo ammazzare il
fratello Francesco e, per stare sicuro, fece eliminare pure Joffré. Ottenuto il
potere si scatenò, attaccando con i suoi mercenari tutti gli Stati e Staterelli
dell’Italia centrale, nella speranza di costituirsi un regno, morì appena
trentenne di mal francese. Avendo sposato la figlia del duca di Valentinois,
spesso è chiamato con il soprannome di Valentino. Machiavelli ce ne parla con
un misto di ammirazione ed orrore.
Intanto il papa, a Roma, non
stava con le mani in mano: per arraffare ricchezze e beni dei prelati non
esitava a d utilizzare veleno e sicari per eliminarli ed ereditare da loro.
E, forse, di veleno, destinato ad
altri ed ingerito per sbaglio, Alessandro morì, le fonti vaticane parlarono di
malaria ma non si può mai dire.
Vicende appassionanti che rendono
la biografia di questa famiglia godibile come un romanzo, però c’è un però. Con
Dumas bisogna un po’ “fare la tara”, l’autore infatti, spesso, dà per certe
notizie che non lo sono, specialmente se sono accuse infamanti o segreti
vergognosi. Soprattutto quando ci presenta personaggi storici italiani; lo fa
spesso, ad esempio ci presenta Caterina de’ Medici come una virago crudele e
violenta, sua figlia Margot come una dissoluta. Ovviamente, parlando dei Borgia
lo scrittore francese ha vita facile: sui Borgia da Guicciardini in poi si è
detto e scritto tutto il male possibile.
Comunque, io conosco la storia e
sono in grado di estrapolare le notizie certe da quelle non sicure e mi leggo
il libro non tanto come una biografia ma come un appassionante romanzo
mozzafiato.