Il naso di Cyrano: L’ interrogazione di I.

domenica 2 agosto 2009

L’ interrogazione di I.

Nella mia carriera scolastica ho avuto tanti alunni e ognuno ha ed è una storia unica e irripetibile. Di molti ho dimenticato i nomi ma non le facce, i comportamenti, i sogni.
Tra i miei ricordi più vividi c’è l’interrogazione che, al termine della prima media feci ad I.
Insegnavo, allora, in una cittadina in provincia di Roma.
I. non era sciocco, semplicemente non studiava, non capiva perché avrebbe dovuto e, coerentissimo con se stesso, semplicemente se ne infischiava della scuola.
Interrogare I. era una prova durissima per un insegnante, poteva fare scena muta o dire qualsiasi cosa gli passasse per la testa, tranne naturalmente quanto gli veniva richiesto.
Il fatto è che I. era ripetente, non potevamo tenerlo un terzo anno in prima media, quindi era necessario che l’interrogazione fosse almeno sufficiente.
In quella classe insegnavo Storia e Geografia, non avendo la forza per fare due interrogazioni separate, decisi di interrogarlo insieme in Storia e Geografia.
“Bene I.” dissi con poche speranze “raccontami la fondazione di Roma”.
Non parve preoccupato ed io, che sono un’ottimista, cominciai a sperare che sapesse qualcosa, poi lui cominciò: “Romulo e Remulo decisero de fonnà ‘na città, chi pijava più ucelli la fonnava. Vinse Romolo, fece er sorco, poi lo sartò e lu ‘mmazzò ”.
A questo punto metà dei miei alunni era caduto dal banco per le risate, io restavo impassibile, più che altro congelata dalla disperazione, poi chiesi : “con che cosa prendevano gli uccelli?” I. mi guardò come se fossi scema, poi rispose: “cu ‘u fucile, e come se no?”.
Tralasciai di ricordargli che al tempo dei romani le armi da fuoco non esistevano e procedetti imperterrita nell’interrogazione, mentre il resto della classe rischiava l’infarto dal troppo ridere, “Chi ammazzò chi?” chiesi ormai senza speranza.
Fece finta di pensarci (I. non pensava mai) poi,tirando a indovinare, rispose: “Romulo ammazzò Remulo”.
Gliela diedi buona e passammo a Geografia.
Il giorno prima (e lui era presente) avevo spiegato gli oleodotti e le turbine quindi chiesi: “come fa il petrolio a scorrere nell’oleodotto?”.
Mi guardò come se lo sapesse poi disse “perché i tubbi li mettono in per cuscì” e fece con la mano il gesto che indica un oggetto inclinato.
Gli alunni erano ormai blu, qualcuno aveva anche il singhiozzo, le difficoltà respiratorie stavano diventando preoccupanti, decisi di fare un’ultima domanda.
“Cos’ha di particolare Venezia che ne fa una città unica al mondo?”.
Si illuminò tutto ed esclamò: “Quista la so, Prufessoré, la so: è che l’hanno custruita sotto all’acqua!!!”.
Che potevo fare? Gli assegnai 6 sia in Storia che in Geografia e mi dedicai a soccorrere il resto della classe ormai in apnea.

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