Venerdì sera, con l’influenzata ma indomita FG e con la mia amica L., sono andata all’Eliseo. Abbiamo visto un dramma di Strindberg: La signorina Giulia. Micidiale nel senso di faticosissimo da seguire ma assai interessante, soprattutto per le soluzioni registiche escogitate da Walter Malosti, per la scenografia e per il gioco di luci, veramente affascinante.
In realtà il vero spettacolo me lo sono gustata prima e dopo la recita.
Mentre aspettavamo l’addetto all’ascensore (le scale dell’Eliseo sono ripidissime), è arrivata una tipa impellicciata che ci è passata davanti e si è messa a bussare con impazienza al vetro. L’atteggiamento arrogante e il suo aspetto a me, che ho fatto studi classici, hanno fatto venire subito in mente Megera, la Furia mitologica che spingeva gli uomini ad odiarsi tra loro; la tipa piuttosto spingeva gli uomini ad odiare “lei”.
Guardandola con più attenzione, però, ho cambiato idea, non somigliava a Megera, piuttosto era un notevole incrocio tra la strega Ursula e Maga Magò. Intabarrata in un lungo cappotto di visone con collo di volpe, per la verità alquanto spelacchiato, la vecchia presentava una faccia tutta imbellettata, occhi truccatissimi, rossetto sbavato, chili di fondotinta; le sorelle di Giamburrasca l’avrebbero sicuramente definita “uscio ritinto”. Le mani, dalle unghie laccate di rosso ed ornate da grossi anelli, palesemente finti, erano decisamente sporche.
Quando è arrivato l’addetto all’ascensore la signora è entrata per prima; la FG e L. si sono scambiate uno sguardo di intesa e mi hanno invitato a salire mentre loro avrebbero aspettato(l’ascensore dell’Eliseo ha una portata di solo tre persone).
Durante la salita la tizia non ha fatto altro che lamentarsi con il povero giovanotto che ci accompagnava: nel corso dell’ultimo spettacolo aveva perduto la cinta del cappotto di visone ed aveva inutilmente tentato di telefonare in teatro per sapere se era stata ritrovata. L’ascensore dell’Eliseo è lentissimo ed io, che mene stavo in silenzio, ho avuto agio di osservare l’alterigia e la cafoneria della donna ed il perfetto aplomb del giovane addetto che, senza fare una piega, le ha consigliato di rivolgersi alla portineria del teatro.
Quando la FG e L. sono salite, ridevano sotto i baffi, perché avevano capito subito che tipo era la dama impellicciata e pensavano che io fossi seccata. In realtà non lo ero affatto, avevo capito subito che quella era un tipo da blog, che ci avrei potuto tirar fuori un ritrattino niente male (almeno lo spero); ho raccontato alle mie due gentili accompagnatrici la scena dell’ascensore e ci siamo fatte parecchie risate.
Al termine dello spettacolo, mentre stavamo uscendo, abbiamo rivisto la signora con la pelliccia, aveva il volto scuro e sembrava molto stizzita: evidentemente non aveva ritrovato la sua cintura e la cosa ha suscitato in noi una certa soddisfazione, devo riconoscerlo, siamo un tantino malignette!
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