Il naso di Cyrano: Maman téchnologique

domenica 1 aprile 2012

Maman téchnologique

Come già saprete, miei cari 24 lettori (uno meno di quelli di Manzoni e mi pare giusto), io, nonostante una rigida educazione arcaizzante e una formazione classica, sono affascinata dalle nuove tecnologie.

Adoro computer, reader, cellulari, riproduttori di musica e quant’altro.

Tutti questi meravigliosi marchingegni, però, non sembrano molto affascinati da me: o si rifiutano di fare quello che io chiedo loro o, addirittura, qualche volta esplodono; ebbene si, io ho anche questo potere: fulminare apparecchi elettronici e, occasionalmente, anche elettrodomestici.

A parte ciò, in genere riesco ad ottenere dalle apparecchiature quanto mi serve.

La FG è, naturalmente, al corrente di questa mia passione; lei non la condivide, usa l’elettronica perché non ne può fare a meno ma la cosa non sembra divertirla; a sentir lei per ascoltare musica preferirebbe il vecchio grammofono a tromba, dice che è poetico!

Ieri mattina, mentre vagavo nelle nebbie da risveglio del sabato (io il sabato non vado a scuola ma devo lo stesso fare 100.000 cose, solo che non riesco a svegliarmi, mi alzo ma non sono sveglia), la FG mi ha detto qualcosa a proposito di file musicali che le avevo chiesto.

Io, pur non avendo capito nulla di quanto mi aveva detto (camminavo dormendo), devo averle dato una qualche risposta perché lei ha continuato a parlare ma io, persa in qualche sogno che ancora mi girava nel cervello, questa volta non le ho risposto.

Mi sono svegliata, improvvisamente, sentendola mugugnare. Quando la FG mugugna io mi preoccupo e mi sveglio, in effetti la FG mugugna spesso, spessissimo, sempre! Anche perché ne ha ben d’onde.

Questa volta però non ne aveva proprio ragione: cosa mugugnava la FG? Le parole esatte sono queste: “Questa, quando si perde dietro alle tecnologie, non la riacchiappi più!”.

E qui si sbagliava! Io non ero persa dietro a qualche tecnologia di riproduzione audio, io stavo ancora dormendo!

Quando l’ho detto alla FG, lei non ha risposto nulla, mi ha guardato con malcelato disprezzo, ha tirato fuori la caffettiera e, benché mi avesse già portato a letto un caffè, ne ha messo su un altro, nella vana speranza che io tornassi su questa terra, cosa che ho fatto ma circa due ore dopo.

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