Io e la FG eravamo a Villa Torlonia, qualche tempo fa.
Stavamo passeggiando per i viali ombrosi della villa e ammiravamo le belle
piante.
In prossimità di uno stagno c’è un bellissimo canneto, assai
affascinante; la FG si è avvicinata e a me è venuto spontaneo avvertirla di
stare attenta e le ho detto:”Guarda che con le canne ci si taja!”. Ho detto
proprio così perché a me non riesce di pronunciare bene il gruppo fonetico
“gl”.
Sono rimasta basita vedendo la FG scoppiare in
un’irrefrenabile risata. Non riuscivo
proprio a capire. Quando la FG ha ripreso fiato, vedendomi meravigliata, ha
capito al volo e mi ha spiegato.
La sciagurata creatura, che la sorte mi ha affibbiato come
secondogenita, già allora era un’inguaribile linguista, una (de)formazione
mentale che a me, storica della letteratura e di molte altre cose, risulta
spesso incomprensibile ma che per l’ineffabile signorina è del tutto naturale.
La linguista aveva immediatamente percepito nelle mie parole una doppia lettura,
quello che in enigmistica si chiama crittografia sinonimica, mentre io mi
riferivo alla possibilità di ferirsi con i giunchi, cosa che a me capitò in
anni giovanili (e posso assicurare che è un incidente piuttosto doloroso),
l’inguaribile FG l’aveva interpretato in modo assai differente, per lei la
frase suonava più o meno così’:”Guarda che con le sigarette di marjuana ci si
diverte!”
In effetti, letta secondo l’attuale linguaggio giovanile, la
frase poteva avere questa interpretazione che, però, era lontanissima dalle mie
intenzioni ma la FG è abituata fin da piccolissima a giocare con le parole, è
una virtù che ha preso dal padre non da me.
Ovviamente, dopo l’opportuna spiegazione, cominciai a ridere
anche io ed ancora adesso, quando ripensiamo all’episodio ci facciamo quattro
risate.
Il che, direbbe l buon Guareschi, è bello ed istruttivo.
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