Il naso di Cyrano: L’isola

domenica 20 maggio 2012

L’isola


L’orrore che ha colpito la gente, alla notizia della bomba davanti alla scuola di Brindisi, ha pervaso anche me, ovviamente.
Sono abbastanza vecchia da ricordare le stragi di piazza Fontana e Brescia, gli anni del terrorismo, la paura di quando, andando all’Università, non si sapeva mai che cosa poteva accadere.
Avevo paura eppure speravo in un mondo migliore, volevo essere un’insegnante per trasmettere i valori della Pace ai miei alunni, volevo, nel mio piccolo, cambiare il mondo in meglio. Non ci sono riuscita, evidentemente, il mondo non sembra cambiato se non in peggio.
La morte, le ferite, la sofferenza delle ragazze colpite e delle loro famiglie sono atroci di per sé ma le parole, trite e vuote, dei politicanti e degli sciacalli, che si sono affrettati a mettersi in mostra, le hanno rese ancora più mostruose. I luoghi comuni, banali ed ipocriti, scavano ancora di più nel dolore delle vittime e dei famigliari.
L’unica faccia sincera mi è parsa quella di un’insegnante che era là al momento dello scoppio; piangeva e parlava delle ragazze, non pensava che anche lei avrebbe potuto morire, non piangeva per sé, piangeva per loro.
Loro, gli alunni, i ragazzi. Anche tra loro ci sono gli ipocriti, i disonesti, i violenti ma tanti, tantissimi sono puliti, innocenti, hanno sogni e speranze e molti studiano e lavorano seriamente per realizzarle
Lo fanno in una scuola alla quale è stato tolto tutto, una scuola nella quale la maggioranza dei docenti è fatta di precari, di supplenti o di vecchi, come me, una scuola dove non ci sono soldi neppure per comprare i gessetti per le lavagne.
E’ inutile dire, come ha detto ieri qualcuno, che i ragazzi sono il futuro quando il futuro (e anche il presente), è stato loro rubato, quando tutti sappiamo che le loro prospettive sono praticamente nulle.
Eppure tanti ragazzi sperano ancora, studiano e si impegnano e, talvolta, creano cose bellissime, come la poesia che vi regalo oggi.
L’ha scritta una mia alunna, le ho chiesto il permesso di pubblicarla e lei me lo ha concesso. Si chiama Elena, è una lettrice e credo che diventerà un’ottima scrittrice; in questa sua poesia io mi riconosco benissimo: anche io ho un’isola tutta mia, un luogo di delizie dove posso gustare le parole, dove posso rifugiarmi quando il dolore della vita si fa insopportabile, dove posso trovare il coraggio per continuare a fare il mio dovere.
L’immagine è opera di un’altra alunna, si chiama Elisabetta e, come potete vedere, disegna magnificamente.
Elena, Elisabetta e tanti altri ragazzi e ragazze come loro hanno sogni e speranze, sta a noi adulti non strappargliele.

Libertà di un momento
di Elena D.B.

Liberi una volta al giorno
di gustare parole sull’isola,
come un fiore che respira
in una leggenda di fuoco.

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