Il naso di Cyrano: Pupazze di carta

domenica 8 marzo 2015

Pupazze di carta



In questi giorni, a scuola c’è stata la Mostra del libro. Gli alunni potevano acquistare dei volumi adatti alla loro età e a buon prezzo.
Martedì ho accompagnato la mia classe a visitarla.
Ovviamente, la maggior parte dei ragazzi si aggirava tra gli stans con l’aria annoiata, gli occhi spenti e una vaga apprensione nell’animo alla vista di quegli oggetti che, per loro, rappresentano soltanto la nausea di uno studio, effettuato (quando c’è) senza amore e senz’anima.
Gli alunni che attualmente mi sono toccati in sorte, con pochissime eccezioni, sono così, refrattari ad ogni forma di bellezza, gusci vuoti che saranno strumentalizzati dal primo ducetto che se ne approprierà; è così e io non posso farci nulla.
Io, però, sono una che i libri li ha amati sempre, sono una lettrice ossessivo-compulsiva, senza leggere vado in crisi di astinenza da bellezza ed intelligenza, perciò la mostra me la sono guardata con attenzione. Non c’erano molti libri che non avessi già letto e molti erano proprio per bambini piccoli eppure ho trovato due volumetti che ho acquistato con giubilo.
I due volumetti erano album da completare con gli stickers allegati, uno su re e regine, l’altro sui soldati.
Ho passato due pomeriggi deliziosi a completare le illustrazioni con mantelli, corone, ventagli, spade e stivaloni e, mentre mi divertivo, mi è arrivata nell’anima una “botta di Proust”!
Avete presente la famosa madeleinette e Proust che smette di vivere per ricordare il tempo perduto e ci scrive sopra sette libri (che io ho letti tutti!) e, quando lo ha ritrovato il tempo, muore?
Ecco, una roba così ogni tanto capita a me. Però io non sono Proust e, invece di scrivere sette libri, mi accontento di scrivere un post, quando mi torna un ricordo.
Stavolta il ricordo proviene da tempi lontanissimi, oserei dire “tempi storici”.
Quando io e Cat eravamo bambine ci piaceva molto giocare con le “pupazze” di carta, come le chiamavamo noi, con quelle bamboline, cioè, che si ritagliavano da giornalini o album e che avevano tutto un corredo da tagliare anch’esso, talvolta le pupazze ce le disegnavamo da noi insieme con i vestiti e gli accessori.
Oggi ci sono i fustellati ma noi dovevamo usare le forbici e fare attenzione ai margini, in lavoro delicato e difficile!
Spesso, sul Corriere dei Piccoli, mitico giornalino che veniva comperato per nostro fratello, c’era la pagina di Cicci Bum, con corredo adeguato.
Cicci Bum provocava sempre crisi familiari perché la pagina era una e noi eravamo due sorelle.
L’idea di comperare due copie del giornalino era considerata da Sant’Uffizio e mai nostra madre l’avrebbe presa in considerazione.
Naturalmente Cicci Bum finiva sempre nelle mani di Cat, con la motivazione materna che Cat era più piccola (ha due anni meno di me) o che io, essendo malefica, non meritavo nulla.
Entrambe le motivazioni sono vere: Cat è più piccola di me e io, da ragazzina, ero infernale ma la situazione mi provocava crisi di rabbia e pianto che, peraltro, non turbavano la mia imperturbabile madre.
Dopo aver pianto tutte le mie lacrime,però, io, che ho ed avevo mille risorse, prendevo carta, colla, forbici e colori, ricopiavo la Cicci Bum di turno e scatenavo la mia fantasia creando abitini ed accessori originali che solo la “mia” pupazza aveva mentre Cat disegnava altri vestiti per la sua. In questa meravigliosa attività creativa passavamo ore piacevolissime. Dopo usavamo le pupazze come marionette per inventare storie che non ricordo più ma che ci divertivano per pomeriggi interi!
In preda alla botta di Proust, ho fatto una passeggiata su internet e ho trovato le pagine del Corriere dei Piccoli con Cicci Bum, proprio quelle della mia infanzia, proprio quelle che toccavano sempre a Cat e le ho scaricate “tutte” ma proprio tutte!

Nessun commento: