Di Charles Dickens, da giovane,
non avevo letto che il David Copperfield e mi era piaciuto da pazzi, lo lessi
in una edizione ridotta per bambini (allora c’erano), poi mio fratello mi
regalò l’edizione integrale che ancora conservo. Più avanti lessi il circolo
Pickwik e anche questo mi piacque da matti.
In questo periodo sto leggendo,
in formato epub, ovviamente, l’opera omnia, tutti i romanzi e i racconti e mi
sto divertendo moltissimo.
Dickens è un autore molto
ironico, ci presenta la società vittoriana nelle sue molteplici sfaccettature,
attraverso una moltitudine di personaggi, appartenenti a tutte le classi
sociali, a tutte le professioni ed i mestieri.
I personaggi sono minuziosamente
descritti dal di fuori e dal di dentro, in una specie di doppia visione,
attraverso l’occhio dell’autore ma anche come se il personaggio stesso si
analizzasse nella sua psicologia, nel suo carattere.
I personaggi dickensiani coprono
tutta la gamma delle emozioni umane, possono essere dolci come la piccola
Dorrit, burberi come zia Betsy, ironici come Tommy Traddles, avari come
Scroodge ma, in generale: o sono buoni o sono cattivi. Non c’è scampo, nel
mondo vittoriano di Dickens, non importa la classe sociale, i buoni sono buoni,
virtuosi, compassionevoli, saggi, altruisti e i cattivi sono perversi, egoisti,
malvagi e crudeli!
Dove Dickens eccelle è certamente
nella creazione dei caratteri cattivi che non sono soltanto un po’ cattivi,
sono la quintessenza della cattiveria; solo per fare qualche esempio: Uriah
Heep, il signor Murdstone e sua sorella, il nano Quilp sono così perversi che
si fanno odiare dal lettore e quando vanno a finir male il lettore esulta!
Già perché, leggendo i romanzi
dickensiani, si può star certi di una cosa: alla fine i buoni saranno premiati
e i cattivi saranno puniti, con la prigione, con la rovina o con la morte, il
che è utopisticamente rassicurante anche se irrealistico oggi come allora ma,
in una realtà dove i cattivi diventano presidenti degli USA o padroni
dell’economia o dei media, è piacevole astrarsi e tuffarsi in una irrealtà dove
il vizio conduce alla rovina e la virtù viene premiata.