In questi giorni sto leggendo
“Con i piedi nel fango”, un volumetto di Gianrico Carofiglio e Jacopo
Rosatelli.
Lo scrittore e, non a caso,
magistrato affronta con elegante pacatezza il tema della “Buona Politica”,
quella che si fa da Statisti, guardando all’interesse dello Stato e dei
Cittadini e non al proprio di politicanti.
Un tema antico quanto il mondo ma
ancora attuale e, almeno in Italia, scottante.
Carofiglio è convinto che,
persino in Italia sia possibile fare politica in modo onesto e costruttivo e
ritiene sbagliato il punto di vista di coloro che, come me, sono convinti del
contrario.
Il quadro che lo scrittore
descrive è, indubbiamente, affascinante; rifacendosi alla storia e agli
scrittori politici, l’autore delinea il “politico ideale” colui, cioè, che
realizza il Bene pubblico, che è al servizio dello Stato e del Cittadino, pur
avendo le sue legittime aspirazioni al successo. E’ un politico che dice la
Verità, che cerca la mediazione e il compromesso onorevole per sé e vantaggioso
per tutti. E’ un politico che non urla scompostamente, che sa usare il
linguaggio per spiegare e chiarire, che non usa il turpiloquio per nascondere
la pochezza delle sue idee, è uno Statista che non crea nemici ad arte per
distogliere l’attenzione degli elettori dai veri problemi, è un politico che ha
anche il coraggio di ammettere le sue manchevolezze ed i suoi errori, non per
vantarsene, come se fossero successi travolgenti, ma per trovare il modo di
correggerli.
Insomma, uno Statista concreto raffinato
ed elegante.
Per trovare politici così, in
Italia, dobbiamo risalire parecchio indietro, ad Alcide De Gasperi, ad Enrico
Berlinguer, per esempio, a Nilde Iotti oppure a Sandro Pertini.
Oggi in Italia, politici di quel
calibro non ce ne sono, forse non ci sono proprio più politici; se devo
valutare sulla base dei social e della gente con la quale entro in contatto,
vedo solo una grande maggioranza di arroganti cafoni che elegge cafoni
ignoranti, per questo non posso essere d’accordo con Carofiglio e con la sua
speranza: a me, piuttosto che una speranza, quello che l’autore descrive sembra
una bellissima, impossibile, utopia.