Me lo sono chiesto tante volte ma
non ho trovato mai una risposta convincente. Forse perché, nonostante la sua
miseria, Arlecchino riesce sempre a ridere, anche quando è deluso nella sua
incessante ricerca di qualcosa da mangiare. Forse perché ha una fantasia
sfrenata che lo porta ad immaginare che un boccone di pane sia un succulento e
saporito arrosto, oppure perché, spesso, è assai più intelligente dei suoi
arroganti padroni o magari perché Arlecchino non dura molto sotto un padrone,
lui ama troppo la libertà.
Io adoro questa maschera sottile
ed agilissima che salta, fa giravolte e capriole con il suo corpo asciutto e
con la sua anima pungente, che danza su una musica che sente, talvolta, lui
solo.
Amo Arlecchino da quando ero
piccolissima e anch’io avrei voluto danzare come lui e anche questo mi fu
negato; allora ci soffrii, oggi non mi importa più: so di aver piroettato con
la mia fantasia, in alto, insieme ad Arlecchino e agli altri centomila
personaggi inventati dalla poesia per dare gioia agli uomini.
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