Direi che, contrariamente al solito, per ben due volte la Rai ci ha offerto due produzioni decenti.
In genere io la televisione non la guardo perché da decenni ci propina solo schifezze immonde, gente che urla, musica scadentissima, sceneggiati che falsano completamente i testi dai quali sono tratti e non parliamo dell’informazione che ci vorrebbero almeno tre post di parolacce.
In queste settimane, però, la rete nazionale sta trasmettendo ben due sceneggiati tratti dai polizieschi di De Giovanni, uno scrittore che mi piace molto.
Non ero molto convinta ma, poiché la serie, sempre tratta dai romanzi di De Giovanni, sui Bastardi di Pizzofalcone era abbastanza fedele ai testi e aveva anche un ottimo cast, domenica e lunedì ho provato a visionare Mina Settembre e Il commissario Ricciardi, pronta a spegnere il televisore alla prima schifezza.
In realtà entrambe le riduzioni mi sono abbastanza piaciute, la resa filmica risponde, globalmente, ai testi e quasi tutti i personaggi sono adeguati a quelli dei romanzi.
Ho detto “abbastanza” perché ci sono anche parecchie cose che non mi convincono e non corrispondono all’idea che mi sono fatta io mentre leggevo.
Io, quando leggo, “vedo” i personaggi, gli ambienti, le atmosfere, quasi sento la colonna sonora che potrebbe fare da sottofondo ed è per questo che sono così critica con le produzioni televisive, da piccola vedevo gli sceneggiati tratti dalle grandi opere e sceneggiati da Sandro Bolchi e Anton Giulio Majano, registi filologici che rispettavano totalmente i testi, gente che ormai è introvabile.
E veniamo alle dolenti note: la prima è che i personaggi non parlano con la cadenza napoletana, i romanzi sono ambientati a Napoli e, dico io, come si fa a non dare la cadenza? A parte Ricciardi e Rosa che sono del Cilento, tutti gli altri sono napoletani e tutti, anche i personaggi popolari, non istruiti, parlano un italiano da manuale. Anche Rosa, una contadina cilentana, trapiantata a Napoli, parla come una docente universitaria!
E non ci siamo proprio.
Altro problema sono alcuni caratteri: Il portinaio nei romanzi di Mina Settembre è ossessionato dal seno over size della protagonista , nello sceneggiato, Mina ha un seno piccoletto che non desta alcun interesse nel portinaio; la madre di Mina, nello sceneggiato, fa quasi tenerezza, nei romanzi, lei è una vera e propria carogna, una Grimilde senza pietà per la figlia che odia proprio (e fidatevi che io me ne intendo), anche Mimmo, il ginecologo, non corrisponde, intanto è caruccio mentre nel testo si dice che è bellissimo e poi è anche un po’ cretino.
Anche in Ricciardi, i personaggi hanno caratteri difformi dai romanzi, a cominciare dal protagonista, l’attore scelto per la parte del protagonista è un fico palestrato, Ricciardi io me lo immagino non troppo alto, occhi e capelli scuri, mingherlino, un tipo qualunque con un fascino tutto interiore. Il brigadiere Mangione, che parla italiano e non napoletano, è lasciato troppo in secondo piano e a Bambinella, il travestito informatore di Mangione, mancano completamente la gioia di vivere e l’ironia che, nei romanzi ne fanno un personaggio formidabile.
Comunque continuerò a vedere entrambe le serie perché, a parte gli aspetti negativi che ho elencato, sono entrambe gradevoli, le ambientazioni e i costumi sono belli ed è bello rivedere alcuni scorci di Napoli, città che adoro e che da tanto tempo non vado a visitare a causa della pandemia, vedere le sue piazze e le sue strade in televisione è un po’ come tornare a visitarla.
In genere io la televisione non la guardo perché da decenni ci propina solo schifezze immonde, gente che urla, musica scadentissima, sceneggiati che falsano completamente i testi dai quali sono tratti e non parliamo dell’informazione che ci vorrebbero almeno tre post di parolacce.
In queste settimane, però, la rete nazionale sta trasmettendo ben due sceneggiati tratti dai polizieschi di De Giovanni, uno scrittore che mi piace molto.
Non ero molto convinta ma, poiché la serie, sempre tratta dai romanzi di De Giovanni, sui Bastardi di Pizzofalcone era abbastanza fedele ai testi e aveva anche un ottimo cast, domenica e lunedì ho provato a visionare Mina Settembre e Il commissario Ricciardi, pronta a spegnere il televisore alla prima schifezza.
In realtà entrambe le riduzioni mi sono abbastanza piaciute, la resa filmica risponde, globalmente, ai testi e quasi tutti i personaggi sono adeguati a quelli dei romanzi.
Ho detto “abbastanza” perché ci sono anche parecchie cose che non mi convincono e non corrispondono all’idea che mi sono fatta io mentre leggevo.
Io, quando leggo, “vedo” i personaggi, gli ambienti, le atmosfere, quasi sento la colonna sonora che potrebbe fare da sottofondo ed è per questo che sono così critica con le produzioni televisive, da piccola vedevo gli sceneggiati tratti dalle grandi opere e sceneggiati da Sandro Bolchi e Anton Giulio Majano, registi filologici che rispettavano totalmente i testi, gente che ormai è introvabile.
E veniamo alle dolenti note: la prima è che i personaggi non parlano con la cadenza napoletana, i romanzi sono ambientati a Napoli e, dico io, come si fa a non dare la cadenza? A parte Ricciardi e Rosa che sono del Cilento, tutti gli altri sono napoletani e tutti, anche i personaggi popolari, non istruiti, parlano un italiano da manuale. Anche Rosa, una contadina cilentana, trapiantata a Napoli, parla come una docente universitaria!
E non ci siamo proprio.
Altro problema sono alcuni caratteri: Il portinaio nei romanzi di Mina Settembre è ossessionato dal seno over size della protagonista , nello sceneggiato, Mina ha un seno piccoletto che non desta alcun interesse nel portinaio; la madre di Mina, nello sceneggiato, fa quasi tenerezza, nei romanzi, lei è una vera e propria carogna, una Grimilde senza pietà per la figlia che odia proprio (e fidatevi che io me ne intendo), anche Mimmo, il ginecologo, non corrisponde, intanto è caruccio mentre nel testo si dice che è bellissimo e poi è anche un po’ cretino.
Anche in Ricciardi, i personaggi hanno caratteri difformi dai romanzi, a cominciare dal protagonista, l’attore scelto per la parte del protagonista è un fico palestrato, Ricciardi io me lo immagino non troppo alto, occhi e capelli scuri, mingherlino, un tipo qualunque con un fascino tutto interiore. Il brigadiere Mangione, che parla italiano e non napoletano, è lasciato troppo in secondo piano e a Bambinella, il travestito informatore di Mangione, mancano completamente la gioia di vivere e l’ironia che, nei romanzi ne fanno un personaggio formidabile.
Comunque continuerò a vedere entrambe le serie perché, a parte gli aspetti negativi che ho elencato, sono entrambe gradevoli, le ambientazioni e i costumi sono belli ed è bello rivedere alcuni scorci di Napoli, città che adoro e che da tanto tempo non vado a visitare a causa della pandemia, vedere le sue piazze e le sue strade in televisione è un po’ come tornare a visitarla.