Il naso di Cyrano: Beethoven e il raffreddore

domenica 6 dicembre 2009

Beethoven e il raffreddore

Ho il raffreddore: naso chiuso, orecchie dolenti, gola infiammata, tosse.
Forse ho anche la febbre ma non me la misuro perché la febbre, se non te la misuri, ufficialmente non ce l’hai.
È da venerdì che sto così ma, poiché mia mamma ci ha educati alla spartana, venerdì sono andata a scuola e ho fatto le mie quattro ore di lezione.
Ieri sera all’Auditorium c’era un concerto di Beethoven e, per la verità, anche di Richard Strauss ma di Strauss non mi importava molto: è un decadente, la sua musica è alquanto noiosa, la tipica “musica infinita” nel senso che vorresti che finisse presto e ti sembra che stia sempre per finire ma non finisce mai: sulla penultima battuta di un tema, che sembra conclusivo, ne parte un altro e poi un altro e un altro e così via fino a che si perde ogni speranza. Solo allora un botto finale ti sveglia (perché ovviamente uno si addormenta) e se ne torna a casa.
Beethoven è diverso, la sua musica, tutta, è appassionante e io non volevo rinunciare ad ascoltarla.
Così mi sono organizzata: per evitare che il mio trigemino, già infiammato dal raffreddore, scatenasse una riedizione della rivoluzione francese, l’ho placato con una dose massiccia di analgesico e il carognone si è messo tranquillo.
Di solito, quando vado a teatro, mi metto in “alta uniforme”, mi vesto con abiti eleganti adatti alla circostanza. Abiti che, però, non sono particolarmente caldi.
Ieri sera, quindi, non ho potuto vestirmi elegante, mi sono vestita alla parigina, nel senso che mi sono vestita secondo il clima parigino. Forse qualcuno di voi ricorda le straordinarie performances di Maman Pingouin. Insomma, indossavo: calze pesanti, calzettoni, scarpe chiuse impermeabili, pantaloni di velluto, maglione a collo alto, cappottone con cappuccio, ampia sciarpa di lana, immancabile cappellino.
Ho ingentilito il tutto con una bellissima parure di labradorite ma l’effetto finale era piuttosto quello di un caporale della Grande Armée Napoleonica durante la spedizione in Russia piuttosto che quello di una gentile signora diretta ad un concerto.
Però in un certo senso ero in tema: infatti il concerto di Beethoven era quello chiamato Imperatore che il musicista scrisse mentre Napoleone conquistava l’Austria. Concerto bellissimo, dolce e forte nello stesso tempo e ben eseguito sia dall’orchestra di Santa Cecilia che da Mitsuko Uchida, la bravissima pianista che ha eseguito gli assolo in modo magistrale.
Alla fine del concerto stavo decisamente meglio, che la musica di Beethoven abbia anche effetti terapeutici?

Nessun commento: