Il naso di Cyrano: L’eco

domenica 10 gennaio 2010

L’eco

Quando le figlie erano piccolissime, venne a trovarci una nipotina dalla Sicilia. Lei aveva dieci anni e voleva vedere un po’ Roma, così decidemmo di farle fare alcune visite ai monumenti più belli.
La FI aveva quattro anni ed era una peste, non stava ferma e zitta un attimo ma la promessa di un mega gelato, era un Luglio caldissimo, bastava a tenerla relativamente tranquilla.
La FG aveva un anno ed era la bambina più tranquilla del mondo: infatti ancora non camminava, ritenendo molto più comodo farsi trasportare in passeggino e non parlava, si limitava a vocalizzare degli Eh, Oh, Uh,, peraltro facilmente decifrabili dal tono. L’ unica parola che diceva era: Pa-pa, che non significava Papà bensì “Pappa”. La ripeteva spesso ma quando la urlava a pieni polmoni noi capivamo che era arrivato il momento di nutrirla. Cioè ogni due ore circa. Non era un problema, bastava avere sempre a portata di mano del pane o un pezzetto di pizza bianca che lei, con i suoi pochi dentini, si gustava allegramente.
Quel pomeriggio decidemmo di visitare Santa Maria degli Angeli, la bellissima basilica romana che Michelangelo si inventò sulle rovine delle terme di Diocleziano.
Entrammo nella frescura della bella chiesa e la nipote rimase incantata dalle enormi colonne e dai marmi tenuemente variopinti.
Anche noi ci gustavamo tanta bellezza quando da passeggino partì un “Eh” che risuonò, amplificato dall’eco. Guardammo la FG che si mostrò alquanto stupita dal risultato della sua vocalizzazione e anche pericolosamente interessata. Tememmo il peggio che, puntualmente, accadde.
La FG ripeté il suo “Eh” con un tono leggermente più basso, poi ancora in tono più acuto, evidentemente la faccenda le garbava parecchio, da quel momento fu tutto un susseguirsi di giubilanti sgrilletti ai quali l’eco rispondeva moltiplicandoli e amplificandoli. Provammo a zittirla ma senza efficacia, perché quando la FG decide di fare una cosa nemmeno il Papa può distoglierla. Per di più l’eco non solo amplificava la sua voce ma anche i nostri disperati “Sh, sh”. La nipote e la FI intanto non se ne stavano certo tranquille, colte da matte risate, sghignazzavano senza ritegno alcuno.
Arrivarono dei frati decisamente indignati e noi ci scusammo mentre il concerto delle figlie e della nipote continuava senza sosta.
Uscimmo pieni di vergogna seguiti da una sinfonia di vocalizzi e risate. Appena fuori dalla Basilica la FI pretese il suo gelato, sostenendo che l’unica colpevole era la FG, che con un serafico sorriso urlò un “Pa-pa” che rivendicava senza ombra di dubbio il suo diritto ad avere la sua razione di gelato.

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