Ho rubato il titolo del mio post al grande Riccardo Bacchelli ma non vi parlerò di questo scrittore che tanto amo.
Oggi voglio proporvi un brano di Cicerone che mi è capitato sottomano per caso. E’ un brano dal De Republica, a me è piaciuto tanto.
Non vi preoccupate troppo, ve ne pubblico soltanto un pezzetto, piccolo, piccolo:
Quodsi liber populus deliget quibus se committat, deligetque, si modo salvus esse vult, optimum quemque, certe in optimorum consiliis posita est civitatium salus… Verum hunc optimum statum pravis hominum opinionibus eversum esse dicunt, qui, ignoratione virtutis, quae cum in paucis est, tum a paucis indicatur et cernitur, opulentos homines et copiosos, … optimos putant. Hoc errore vulgi cum rem publicam opes paucorum, non virtutes tenere coeperunt, nomen illi principes optimatium mordicus tenent, re autem carent eo nomine. Nam divitiae, nomen, opes vacuae consilio et vivendi atque aliis imperandi modo dedecoris plenae sunt et insolentis superbiae, nec ulla deformior species est civitatis quam illa in qua opulentissimi optimi putantur. Virtute vero gubernante rem publicam, quid potest esse praeclarius? Cum is qui imperat aliis servit ipse nulli cupiditati, cum quas ad res cives instituit et vocat, eas omnes complexus est ipse, nec leges imponit populo quibus ipse non pareat, sed suam vitam ut legem praefert suis civibus. Cicerone
Tranquilli, adesso vi do la traduzione, caso mai il vostro latino fosse un po’ arrugginito.
Se un popolo libero sceglierà a chi affidarsi e , se vuole essere proprio tranquillo, sceglierà i migliori, di certo la sicurezza dello Stato è riposta nelle decisioni delle persone competenti …. D'altra parte, dicono che questa situazione ottimale sia stata sconvolta dalle erronee opinioni di quelle persone che, per ignoranza della virtù - che così come è reperibile in pochi individui, ugualmente da pochi è riconosciuta e capita - ritengono che i migliori siano i ricchi e benestanti …. A causa di questo errore della massa, dal momento in cui le ricchezze di pochi, e non le virtù, hanno cominciato a governare lo Stato, quei capi tengono con i denti il nome di ottimati ma non meritano quel titolo. Infatti, le ricchezze, la fama, il potere, privi di saggezza e di una regola di vita e di autorità sugli altri, sono pieni di disonore e di insolente arroganza e non vi è alcuna forma di società più vergognosa di quella in cui i più ricchi sono considerati i migliori. Invece, cosa può essere più illustre della virtù a guida di uno Stato?
Quando colui che comanda gli altri non è soggetto ad alcuna cupidigia, quando egli per primo si impegna in tutti quegli obbiettivi ai quali invita e chiama i suoi cittadini, e non impone al popolo leggi che personalmente non rispetta ma ai suoi concittadini offre come legge l'esempio della sua stessa onesta vita.
Che ne dite? Non è ancora straordinariamente attuale?
Oggi voglio proporvi un brano di Cicerone che mi è capitato sottomano per caso. E’ un brano dal De Republica, a me è piaciuto tanto.
Non vi preoccupate troppo, ve ne pubblico soltanto un pezzetto, piccolo, piccolo:
Quodsi liber populus deliget quibus se committat, deligetque, si modo salvus esse vult, optimum quemque, certe in optimorum consiliis posita est civitatium salus… Verum hunc optimum statum pravis hominum opinionibus eversum esse dicunt, qui, ignoratione virtutis, quae cum in paucis est, tum a paucis indicatur et cernitur, opulentos homines et copiosos, … optimos putant. Hoc errore vulgi cum rem publicam opes paucorum, non virtutes tenere coeperunt, nomen illi principes optimatium mordicus tenent, re autem carent eo nomine. Nam divitiae, nomen, opes vacuae consilio et vivendi atque aliis imperandi modo dedecoris plenae sunt et insolentis superbiae, nec ulla deformior species est civitatis quam illa in qua opulentissimi optimi putantur. Virtute vero gubernante rem publicam, quid potest esse praeclarius? Cum is qui imperat aliis servit ipse nulli cupiditati, cum quas ad res cives instituit et vocat, eas omnes complexus est ipse, nec leges imponit populo quibus ipse non pareat, sed suam vitam ut legem praefert suis civibus. Cicerone
Tranquilli, adesso vi do la traduzione, caso mai il vostro latino fosse un po’ arrugginito.
Se un popolo libero sceglierà a chi affidarsi e , se vuole essere proprio tranquillo, sceglierà i migliori, di certo la sicurezza dello Stato è riposta nelle decisioni delle persone competenti …. D'altra parte, dicono che questa situazione ottimale sia stata sconvolta dalle erronee opinioni di quelle persone che, per ignoranza della virtù - che così come è reperibile in pochi individui, ugualmente da pochi è riconosciuta e capita - ritengono che i migliori siano i ricchi e benestanti …. A causa di questo errore della massa, dal momento in cui le ricchezze di pochi, e non le virtù, hanno cominciato a governare lo Stato, quei capi tengono con i denti il nome di ottimati ma non meritano quel titolo. Infatti, le ricchezze, la fama, il potere, privi di saggezza e di una regola di vita e di autorità sugli altri, sono pieni di disonore e di insolente arroganza e non vi è alcuna forma di società più vergognosa di quella in cui i più ricchi sono considerati i migliori. Invece, cosa può essere più illustre della virtù a guida di uno Stato?
Quando colui che comanda gli altri non è soggetto ad alcuna cupidigia, quando egli per primo si impegna in tutti quegli obbiettivi ai quali invita e chiama i suoi cittadini, e non impone al popolo leggi che personalmente non rispetta ma ai suoi concittadini offre come legge l'esempio della sua stessa onesta vita.
Che ne dite? Non è ancora straordinariamente attuale?
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