Ieri sera con l’inevitabile FG e la mia amica L. sono andata a teatro, a vedere”Le bugie dalle gambe lunghe” di Eduardo De Filippo.
In autobus abbiamo chiacchierato ed il discorso è finito, non so come, su Parigi. Naturalmente, tutte e tre ci siamo dedicate ad uno dei nostri passatempi preferiti: dir male dei parigini. Miei cari ed affezionati lettori, voi sapete bene quanto io reputi arroganti e pretenziosi gli abitanti della capitale francese, la FG e la mia amica L. la pensano esattamente come me, potete quindi immaginare il tono dei nostri discorsi.
Vicino a me era seduto un tale che leggeva imperterrito ma ogni tanto dava segno di essere infastidito dalle nostre chiacchiere; ho pensato che disturbassimo la sua lettura na, quando ha chiuso il libro, la mia amica si è resa conto che era un testo in francese. Piuttosto allarmata, L. ha chiesto al tizio se fosse parigino e quello ha risposto di sì e ha aggiunto, con tono piuttosto sostenuto, che capiva benissimo la lingua italiana. A questo punto ci siamo scusate ma io sono perfida e gli ho detto:” Chiedo scusa, sono convinta che ci siano anche dei parigini gentili e simpatici, anche se io non ne ho mai incontrati.”
Poi siamo scese dal bus perché eravamo arrivate e abbiamo convenuto che nella categoria “parigini odiosi” ci poteva stare benissimo anche il tipo dell’autobus.
Abbiamo cenato nel bistrot del Quirino e ci siamo godute una bellissima messinscena della commedia di Eduardo, autore che io adoro.
L’opera non è delle più famose ma è interessante per il tema che tratta: l’ipocrisia sociale ed era magistralmente interpretata da Luca De Filippo, il figlio di Eduardo e da tutti gli attori della compagnia. Una menzione speciale va ad Anna Fiorelli che nel ruolo della madre ci ha fatto ridere fino alle lacrime, con una vis comica degna di grandi applausi.
Anche la scenografia era affascinante: un interno con balcone, aperto su una fuga di palazzoni, la metafora era evidentissima: le bugie, costruite nell’ambito dei gruppi famigliari, diventano “verità” quando escono all’esterno ed entrano nel circolo sociale.
Uno spettacolo da vedere, per ridere ma anche per pensare e riflettere.
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