Osservo la gente, i venditori e gli acquirenti, le persone educate e i cafoni, quelli che ti spintonano, che toccano tutto, che sono arroganti. Nei mercatini c’è un po’ di tutto, anche sul piano dei tipi umani, per me sono un buon posto di osservazione, guardo la gente e invento storie.
Venerdì e ieri ho avuto occasione di visitare un mercatino da ricchi, avevo ricevuto un invito e sono andata con la FG e la FI.
La location ( i mercatini dei ricchi non stanno in un “posto” ma in una “location”) era affascinante: una deliziosa palazzina d’epoca con cortiletto, veranda, ringhiere in ferro battuto, molto chic.
Gli stand, che però i ricchi chiamano “postazioni di vendita” non erano molti ma c’erano cose interessanti, i prezzi…beh, i prezzi non erano proprio bassi ma io non ho saputo resistere, mi sono comperata un paio di deliziosi orecchini e ho preso dei regalini per le figlie. Ieri c’era anche una degustazione di vini, decisamente di buona qualità e ne ho acquistate alcune bottiglie. Ho assistito anche a due performances ( i ricchi chiamano così sia gli spettacoli teatrali che le dimostrazioni di prodotti): uno spettacolo brevissimo dal “Racconto d’inverno” di Shakespeare e una dimostrazione di due signore che facevano dei dolci carinissimi e anche buonissimi (ne abbiamo comperati un po’ e ce li siamo mangiati).
Naturalmente ho osservato la gente e ne ho ricavato delle profonde riflessioni. Fanciulle magrissime in equilibrio su tacchi a spillo, signore più o meno grasse griffate dalla testa ai piedi, scollature da Moulin rouge, grande spreco di mascara e rossetti, uomini, giovani e vecchi, provenienti direttamente da centri benessere, abbronzature artificiali e muscolotti a vista.
Insomma, ho dovuto fare un po’ di fatica per non ridere, sembravano tutti cartoni animati!
Quanto al comportamento, devo dire che tra i clienti dei mercatini normali e quelli dei mercatini dei ricchi non c’è molta differenza: a fianco di gente educata e civile, c’erano quelli che spintonavano, quelli che si sono fiondati al buffet come se non mangiassero da decenni, quelli che toccavano tutto, quelli che, nonostante trucco ed abbronzatura, puzzavano come metalmeccanici a fine turno di lavoro, quelli che mentre si recitava Shakespeare chiacchieravano senza ritegno.
Il che, per parafrasare il buon Guareschi, non è bello ma, sicuramente, è istruttivo.
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