Due coppie, una borghese, progressista e l’altra supercoatta, formata da un ambulante sfegatato romanista e da una rumena, affittano i rispettivi appartamenti nel medesimo palazzo e li arredano nello stesso identico modo, acquistando tutto da Ikea.
Tutto è paradossale, comportamenti, nevrosi, linguaggio … e tutto è falso.
Come la libreria “effetto betulla” o il divano in “similpelle” anche i sentimenti e le ideologie sono “simil”, le parole non sono più altro che slogans, l’arte non è che riproduzione industriale, tutto è assolutamente omologato, tutto è “moda” non liberamente scelta ma imposta dal sistema, tutto è venduto.
La verità è morta, ammazzata dalla pubblicità che vende l’imitazione della vita.
Lo spettacolo è indubbiamente divertente, i personaggi sono ben caratterizzati e si ride parecchio. Anche io ho riso ma, uscendo dal teatro ero un po’ triste, mi sono chiesta: ma allora il “Vero”, quello di Manzoni e Leopardi per intenderci, dov’è finito?
Poi mi sono anche risposta: nella poesia di Manzoni e di Leopardi, appunto, nella poesia di quelli che la vita se la sono vissuta e se la vivono per davvero; la verità, la sincerità e l’originalità vivono ancora nei romanzi, nelle musiche, nei dipinti di chi sa sfuggire all’inganno dei “venditori” e nella vita di chi quell’inganno lo comprende e se ne sottrae.
Ecco perché uno dei miei gridi di battaglia è: “Spegnete la TV e aprite i libri”!
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