Interpretazione da brividi, inutile dirlo, da lacrime agli occhi, infatti alla fine la FG e anche la mia amica L. che era con noi gli occhi lucidi ce li avevano, io no ma ero affascinata.
Per un’ora la Guarnieri si è trasformata nella Duse, ormai anziana e malata, disillusa e capricciosa, orgogliosa e dolente, nostalgica e combattiva.
Un monologo triste, il consuntivo di una vita per il teatro, il ricordo di amori passati e disillusi, la consapevolezza di essere stata grande, la solitudine dell’attrice sul palcoscenico davanti al “mostro dalle tante teste” che è il pubblico, la solitudine di una donna al tramonto della sua vita.
Bellissimo. E magistralmente interpretato da una grandissima attrice e dalla … luce: il tecnico delle luci, Gino Potini, è riuscito davvero a fare un capolavoro, variando la direzione e l’intensità della luce ha creato sul volto dell’interprete magie incredibili, invecchiando e ringiovanendo, rendendo l’immagine della salute e della malattia, sottolineando sentimenti e stati d’animo.
Al termine del monologo, che quasi tutto il pubblico (i cafoni ci sono sempre) ha seguito in silenzio e con il fiato sospeso, c’è stato un attimo di silenzio prima degli applausi, quasi che non ce la facessimo ad uscire dall’incantesimo, poi una standing ovation.
La FG, che sa riconoscere una grande attrice, è voluta andare in camerino a ringraziare la signora Guarnieri, io e L. l’abbiamo seguita, eravamo molto emozionate, abbiamo ringraziato la Guarnieri e siamo tornate a casa con il cuore felice.
Nessun commento:
Posta un commento