Io sono una delle persone più pigre dell’universo, sono pigrissima, anzi pigerrima, il superlativo corretto in italiano è questo, bruttissimo ma corretto.
Il mio ideale di vita è ben rappresentato da un divano e da un libro, ad altro non aspiro, non ho ambizioni, non desidero ricchezze o successi, l’unica cosa che voglio profondamente è starmene in pace, poter leggere, fantasticare, pensare ai fatti miei.
Il mio ideale però si scontra con il dannato senso del dovere che la mia famiglia mi ha inculcato e che ha messo radici ben profonde.
Devo (ed è un imperativo categorico) occuparmi degli affari familiari e di quelli della mia mamma, svolgere i miei compiti lavorativi, sempre più faticosi e deprimenti, assolvere ai compiti domestici e risolvere gli innumerevoli problemi che la inossidabile ed imperturbabile FG scatena nella nostra routine.
Perciò, se voglio ritagliarmi degli spazi per coltivare la mia santa pigrizia senza che i sensi di colpa vengano a rovinarmi la serenità, devo vivere freneticamente, essere iperattiva, girare come una trottola supersonica per fare tutto e poi godermi la mia pace.
In genere ci riesco, ho sviluppato capacità di organizzazione da manager di multinazionale, lavoro in modalità multitasking per dilatare il tempo, riduco al minimo le incombenze domestiche e viaggio sempre in compagnia della mia fida agenda, senza la quale la mia vita andrebbe letteralmente in rovina.
Purtroppo, nonostante questa organizzazione, l’imprevisto è sempre dietro l’angolo e spesso è rappresentato dalla infernale FG.
Un caso del genere è accaduto proprio di recente: già da alcuni giorni la FG sospira le parole “Mamma mia!” ogni tre minuti, segno inequivocabile che è sotto esami, lei fa sempre così a fine semestre. Fin qui siamo nel previsto: basta che io non entri nella tana che lei definisce “la mia stanza” o che ci entri ad occhi chiusi per non urlare davanti al caos di libri, quaderni, fogli, computers (ne usa due, a volte anche tre, tutti insieme), basta che non le dica assolutamente nulla che non siano risposte ad eventuali sue richieste di spiegazione di qualche misterioso fenomeno fonetico o di eventi storico-letterari e riesco a sopravvivere fino a fine sessione.
Quest’anno, però, c’è dell’altro: per qualche misteriosissima ragione, che non riesco neppure lontanamente ad immaginare, l’imprevedibile FG si è iscritta ad un corso di ballo.
Tralascio di raccontare come tornava dalle prime lezioni, lei, placida, paciosa come un vescovo grassottello, non si trovava, aveva difficoltà ad eseguire i movimenti e ci si inquietava parecchio. Poi è migliorata e tra pochi giorni farà il saggio di fine anno.
E qui cominciano i guai: l’altra sera i maestri le hanno dato i costumi di scena, pagati a peso d’oro, manco li avesse cuciti Armani!
I costumi erano tutti formato modella anoressica, la FG è modello Mucca Carolina, più o meno, nei costumi non entrava proprio.
Ovviamente, il problema ho dovuto risolverglielo io, tra una riunione, uno scrutinio ed un corso di aggiornamento, senza trascurare il calcolo dell’IMU che in questi giorni è l’enigma più appassionante e doloroso che travaglia noi italiani.
Mi sono scervellata a pensare una soluzione: sono andata da un merciaio che nei meandri della sua bottega ha trovato una stoffa non troppo dissimile da quella del vestito viola che la FG deve indossare.
Naturalmente io non so far quasi nulla con ago e filo, io ho studiato Lettere non Taglio e cucito!
Per fortuna, vicino alla mia scuola c’è un laboratorio che esegue riparazioni sartoriali, per una modica cifra le due gentili signorine che ci lavorano hanno inserito due triangoli di stoffa ai lati ed il vestito adesso entra e si chiude anche.
La FG è contenta, anche perché nel frattempo ha dato un esame e ha preso un trenta e lode, io sono contenta perché lei è contenta e perché, avendo risolto il problema e, nel frattempo, avendo anche calcolato l’IMU e scritto tutte le relazioni di fine anno e i voti nelle apposite griglie, posso dedicarmi a coltivare la mia pigrizia in questo fine settimana.
A meno che…il secondo costume che la figlia porterà a casa stasera non sia stretto come l’altro!
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