Il naso di Cyrano: settembre 2012

domenica 30 settembre 2012

Gajardo!!



“Prof., Lei è proprio gajarda!” L’esclamazione è uscita dalla bocca del mio nuovo alunno, E., di terza media.
E. è arrivato quest’anno nella nostra classe,si è trasferito nel nostro quartiere e nella nostra scuola. E’ simpaticissimo ma piuttosto chiacchierone, ha già fatto amicizia con i compagni e sta “studiando” i professori.
Evidentemente, di me si è fatto una buona opinione perché mi ha definita “gajarda”, che per lui è un complimento raffinatissimo.
La cosa, lungi dall’offendermi, mi diverte parecchio anche se è anche un po’ buffa e adesso vi spiego perché.
Il termine “Gagliardo” in tutti i vocabolari che ho consultato significa: forte, muscoloso, aitante. Deriva dall’antico  francese “gallia” che significa forza. Ora, il termine applicato a me, che riesco a fratturarmi anche se mi allaccio una scarpa (giuro che mi è successo!), è abbastanza comico.
Il fatto è che a Roma ( e solo a Roma, che io sappia), da tempi immemorabili “gajardo”, detto proprio così, col “J”,  significa un mucchio di altre cose, ad esempio: bello, affascinante, grandioso, elegante, delizioso, gustoso, molto divertente …. E chi più ne ha più ne metta.
Per il mio alunno E., romanissimo, molte cose sono “gajarde”, intanto la Roma della quale, ovviamente, è accanito tifoso, gajardo è capitan Totti, gajardi sono i libri elettronici, il tablet, lo smartphone… e anche la prof. di Italiano.
La frase gli è scappata quando si è reso conto che so usare il tablet, il che, per gli standard dei docenti italiani, è decisamente insolito.
Del resto, pure io, anche se non uso il termine, considero gajarde parecchie cose e persone: le mie figlie, molti autori ed artisti, qualche concetto, tanti personaggi come, ad esempio, i mitici Nac Mac Feegle, e se non sapete chi sono fatevi una ricerca.
Forse avrei dovuto rimproverare E., fargli capire che il termine è improprio, e che, in classe, gli alunni dovrebbero parlare italiano standard non un miscuglio di gergo neo standardizzato e dialetto, ma non ho avuto il coraggio, me lo ha detto con un tale entusiasmo che ho deciso che, alla fine dei conti, non è poi un male essere “gajarda”!

domenica 23 settembre 2012

La bibliotecaria


Nella scuola dove lavoro c’è una bella bibliotechina dove i ragazzi possono prendere in prestito libri di narrativa, aiutati e consigliati dalla efficientissima bibliotecaria: la signora Paola.
Nella scuola media che frequentai io, tanto tempo fa, invece non c’era una biblioteca della scuola. I libri di narrativa per noi alunni erano conservati negli armadi della sala professori e all’inizio dell’ anno scolastico venivano distribuiti alle classi.
Ogni anno l’insegnante di Lettere di ciascuna classe sceglieva un alunno per la funzione di “bibliotecario” della classe e io mi proponevo sempre e venivo sempre scelta.
Ovviamente il compito di “bibliotecaria” non lo richiedevo per altruismo; sì, certo, era un servizio per la classe che, comunque , svolgevo coscienziosamente, registrando con ordine su un quaderno Autore, Titolo, Edizione dei volumi, data del prestito e della riconsegna, nome dell’ alunna (in classe eravamo tutte ragazzine) che aveva preso il volume.
In realtà quello che mi interessava sopra ogni altra cosa era … mettere le mani su libri che non avevo “ancore” letto! Quello era il mio più grave problema di famelica lettrice, sebbene i li8bri non mi bastassero mai, mia madre me ne comprava tanti e io li leggevo, poi passavo a leggere i “libri da mascio” che comprava a mio fratello (chissà perché, certi libri erano considerati da femmine e certi da maschio ma io e mio fratello – famelico lettore anche lui - procedevamo sempre ad un amichevole scambio).
I libri, però, non ci bastavano mai, la biblioteca di classe poteva essere,almeno in parte, una soluzione. Ra i compiti del bibliotecario, c’era anche quello, all’inizio dell’anno scolastico, di scegliere una quarantina di volumetti per la propria classe, io sceglievo sempre libri che non avevo ancora letto, in genere non li avevano mai letti eppure le mie compagne ma, devo confessarlo, quello era proprio l’ultimo dei miei pensieri! Quello che mi estasiava era il fatto che avevo quaranta libri nuovi e gratuiti da leggere!!
Peccato che gli inizi di Gennaio i quaranta libri nuovi io li avevo già letti tutti e avevo anche finito i libri della biblioteca che portava a casa mio fratello!
C’erano i libri che avevo ricevuto in dono per Natale poi, fino al mio compleanno (che capita a Luglio) niente libri nuovi. Non restava che rileggere e infatti rileggevo, una, due, tre volte, anche di più.
Ancora adesso, ogni tanto, i libri di quando ero ragazzina me li rileggo e mi piacciono ancora.
Il vizio di leggere l’ho preso a sette anni e non me lo sono più levato, è un vizio costoso (ma quale vizio non lo è?) ma io non posso proprio fare a meno di scappare dall’orrida realtà rintanandomi da qualche per tuffarmi in una storia appassionante.

domenica 16 settembre 2012

Al Centro commerciale



La FG ha trovato un lavoro.
Dopo aver cercato per tutta l’estate, inviando Curricola, portandoli di persona, sotto il feroce sole estivo, ai quattro capi di Roma, dopo aver subito delusioni e disillusioni, è stata assunta in una nota azienda di telefonia.
Nonostante l’orario pesantuccio e la distanza da casa, la FG è felicissima e tutti i giorni parte per il luogo nel quale lavora, armata di cartella professionale e di borsetta termica con cibi e bevande, rigorosamente vestita in bianco e nero, perché così vogliono i suoi dirigenti.
Normalmente la FG veste con colori scuri e, se ha un ricco assortimento di pantaloni e gonne nere, non aveva quasi nulla di bianco a parte una camicetta. Per i giorni di prova, le ho prestato io delle magliette bianche poi, dopo l’assunzione, abbiamo provveduto.
Martedì pomeriggio l’ho raggiunta al centro commerciale e, quando lei ha finito il turno di lavoro, siamo andate a fare shopping.
Il centro commerciale era enorme, c’erano negozi di tutti i tipi, i prezzi erano davvero economici, almeno rispetto ai negozi che frequento di solito.
Io ero, ovviamente, armata di carta di credito, la FG aveva bisogno anche di scarpe; insomma, abbiamo comperato un mucchio di cose e, senza che ce ne accorgessimo, si è fatta sera.
In realtà, io non mi ero resa conto che fosse così tardi ma le mie gambe invece sì: mi facevano un bel po’ male! Io, quando mi diverto, non sento fatica e stanchezza, poi, quando mi fermo, sono guai grossi: infatti la sera e la notte ho avuto dolori continui che non mi hanno fatto riposare ma non importa, i dolori passano; l’importante è che ora la FG ha un bel guardaroba da lavoro e che ci siamo divertite a fare shopping insieme!

domenica 9 settembre 2012

Il Circolo dei Lettori



Martedì ho dovuto prendere  la Metro per recarmi agli uffici del Catasto.
Ovviamente, ero di malumore, diciamo così per non dire peggio, perché io, quando ho a che fare con la burocrazia, onnipotente, oscura e ottusa,  mi sento un po’ come Harry Potter alle prese con Voldemort!
Alla fermata della Metro c’era una folla mostruosa,perché era l’ora nella quale la gente va a lavorare e perché i mezzi pubblici a Roma, nonostante il cospicuo aumento delle tariffe, funzionano sempre peggio.
Finalmente il treno è arrivato e io, sempre più nervosa, sono riuscita ad entrare in un vagone  … e mi sono, come per magia, ritrovata al Circolo dei Lettori!
Tanta gente, seduta ed in piedi, aveva un libro in mano e leggeva. Il malumore mi è passato subito, ero tra la mia gente, non più sconosciuti ma lettori, persone che hanno il mio stesso “vizio”, gente che legge, incredibile!
Ho cominciato ad osservare i Lettori ( e non ditemi che è un nome comune e la L maiuscola non ci vuole,  lo so ma io ce la metto lo stesso perché, per me, la parola Lettore vale più di un titolo nobiliare!), giovani e non, uomini e donne, tutti avevano la faccia rilassata, qualcuno sorrideva, qualcuno ridacchiava, tutti immersi nelle storie che il loro libro raccontava e, sicuramente, lontani, almeno per la durata del viaggio, dalle seccature del lavoro, dei co9lleghi e dei superiori, lontani dalla burocrazia, dall’assurdità del sistema.
Li ho invidiati quei Lettori, io non posso leggere su un mezzo in movimento ( a parte i treni AV) perché mi viene la nausea, li ho invidiati ma solo per un po’, poi mi è venuta un’idea: se non posso leggere le storie, posso sempre inventarmele e raccontarmele; allora ho iniziato ad immaginare storie sui miei inconsapevoli amici Lettori, ho inventato tutte storie a lieto fine, roba fantasy perché la realtà è troppo brutta per raccontare una bella storia e ho continuato finché sono arrivata a destinazione, ormai rasserenata, rilassata e… rassegnata a subire la signora oscura … la burocrazia!

domenica 2 settembre 2012

Good book



No, tranquilli, non sono impazzita e non scriverò questo post in inglese, anche perché è una lingua che non conosco bene e che mi piace proprio poco.
Il titolo del post deriva dalla scritta che si tro9va su una calamita da frigo che mi8 ha regalata Cat.
Io faccio collezione di calamite da frigo, ne ho tantissime che ricoprono tutto lo sportello e una fiancata dell’ utile elettrodomestico. Quando viaggio, visito mostre o luoghi d’arte, compro sempre una calamita ricordo, altre me le hanno regalate amici e parenti. Ne ho di tutti i tipi, da quelle con la tour Eiffel o il porto di Sydney in Australia, a quelle a forma di coccinella o ranocchia, da quelle con frasi celebri e non a quelle che riproducono dipinti famosi.
Stamattina, mentre facevo le pulizie, pensavo che oggi le mie vacanze finiscono, che le tasse universitarie della FG, il bollo dell’auto, l’assicurazione, i prodotti del supermercato aumentano di prezzo, pensavo all’IMU da pagare, a tutte le maledette incombenze che mi pesano addosso … insomma, ero sul depresso, condizione normale quando finiscono le ferie, intanto, spolverando qua e là sono arrivata in cucina, davanti al mio frigorifero e gli occhi mi sono caduti sul magnete che mi ha regalato Cat, come p0otete vedere dall’immagine, sulla calamita c’è l’immagine di un bambino con un libro e la frase:” After all- there is nothing like A GOOD BOOK!”
Beh, il malumore mi è passato all’istante, ho pensato che libri da leggere ce ne sono tanti, che io magari risparmio sul cibo ma sui libri no, che, alle brutte, ci sono le biblioteche dove i libri si possono prendere in prestito a costo zero, insomma ho pensato che io senza libri non ci resto e, quindi, come diceva Renard, ho ancora tante occasioni per essere felice!
Rasserenata da questa idea, ho finito di pulire la mia casa e mi sono messa a scrivere questo post, finito il quale, me ne andrò a leggere un good book!