Il naso di Cyrano: Teatro, sgommarelli e schiumarole

domenica 25 novembre 2012

Teatro, sgommarelli e schiumarole



Venerdì sera, con la mia amica L. e con l’immancabile FG, sono andata al teatro Argentina a vedere “Servo di scena” di Harwood con Franco Branciaroli e Tommaso Cardarelli. Mi aspettavo una buona messa in scena ma sono rimasta letteralmente estasiata: lo spettacolo era assolutamente perfetto!! Cosa che ormai capita sempre più di rado.
Tutto funzionava a meraviglia: scena, luci, costumi, tempi e ritmi della recitazione, volume e tono delle voci, efficacissimo l’equilibrio recitativo tra humor e tragicità degli attori. Cardarelli ha dato vita ad un servo umanissimo, ironico ed affettuoso, comprensivo e distaccato al tempo stesso, un personaggio che ti resta nell’anima. Branciaroli, lo sappiamo, è uno che “buca” il palcoscenico, è forse l’ultimo dei grandi mattatori, alla Gasmann, alla Carmelo Bene, lui, di solito, non recita: acchiappa gli spettatori e li porta dove vuole lui, spesso in una spirale frastornante e destabilizzante. Invece in questo spettacolo, ha giocato tutto sull’equilibrio; a cominciare dalla voce, stupendamente impostata, profonda, a tratti quasi ipnotica, ritmica e ritmata a dare il tempo agli altri della compagnia. Il suo Sir, il personaggio dell’attore al tramonto, è un mix, assolutamente perfetto, di superbia e sofferenza, di narcisismo e depressione, di orgoglio e disillusione, un personaggio dolorosamente coinvolgente nel quale mi sono in parte riconosciuta.
Insomma, Servo di scena è uno di quegli spettacoli che restano dentro, che rendono felici per la loro perfezione.
Ieri mi sono dedicata alla cucina. Io non amo cucinare, lo sapete, so fare poche cose, però quelle le faccio bene.
Dopo aver preparato il dessert, coppette di biscotti e marmellata, affogati in liquore, ho iniziato la preparazione del mio famosissimo timballo. La FG stazionava nei dintorni e mi faceva da “servo di scena”, nel senso che mi passava gli utensili che le richiedevo e lavava quelli che non mi servivano più.
Ovviamente, la cosa non è stata proprio così semplice: la FG, da dialettologa dilettante, ha cominciato a ragionare sui nomi che nelle varie regioni italiane vengono dati a mestoli e palette; ne è nata una dotta disquisizione mentre io utilizzavo la “schiumarola” ovvero la paletta con i buchi, lo” sgommarello”, cioè il mestolo per la salsa o il brodo e l’immortale “cucchiarella”, che non è altro che il mestolo di legno usato per girare il sugo e che in passato veniva usato dalle madri come arma impropria per menar botte sui sederi dei propri figli monelli. Il che, direbbe il buon Guareschi, è bello ed istruttivo.
Cose che capitano a casa mia, nelle altre famiglie non so.
Ah, dimenticavo, il timballo era buonissimo, se volete la ricetta, scrivetemi e io ve la racconto in un prossimo post!

2 commenti:

Unknown ha detto...

Carissima professoressa Tess,certo che vogliamo la ricetta!!!! Io sono una golosa di tutto, dolce e salato, purché sia buono!!! Aspetto quindi un post sul timballo!
Ps. Sabato sera ho portato per la prima volta a teatro mio figlio di 4 anni e mezzo, abbiamo visto un musical, Joseph e il sogno a colori,al teatro Vigano',gli è piaciuto moltissimo e naturalmente questo mi ha resa molto felice!
Buona serata,
Giusy.

Tess ha detto...

Cara Giusy,
in uno dei prossimi post vi racconterò la semplicissima ricetta del Timballo.
Aspetta fiduciosa.
Sono contenta che a tuo figlio sia piaciuto lo spettacolo, se cominciano ad appassionarsi alle cose belle da piccoli, poi è tutta in discesa, facile, facile!
Ciao
Tess