Giorni fa, mi sono recata alla
sede Inps di via Igino Giordani in Roma, per risolvere un problema telematico
che riguarda mia mamma.
Sono partita da casa senza troppe
speranze, in verità, c’era in me come una premonizione: sapevo che avrei perso
solo del tempo ma dovevo pur provarci.
Quando sono arrivata l’usciere,
che, pur non avendo la gobba e gli occhi a palla, mi ha ricordato
immediatamente il mitico Aigor di Frankenstein Junior, mi ha fatto prendere il
biglietto con il numero di chiamata.
Non ho dovuto attendere molto, in
verità, l’impiegato addetto sbrigava con estrema velocità quanto gli veniva
richiesto. Ero meravigliata da tanta efficienza quando è stato chiamato il mio
numero.
Sono entrata nel cubicolo numero
tredici e mi sono trovata davanti il “solerte” lavoratore: magrissimo, tutto
vestito di grigio, come un secondino o un carcerato dei film americani, anche
il berrettuccio che portava in testa (in ufficio!!) era grigio, anche la sua
faccia era grigia, grigia e malvagia, non aveva una lunga cicatrice che gli
deturpasse i lineamenti ma era come se ce l’avesse! Mi sono sentita come Harry
Potter davanti al malvagio Gazza
Io ho mantenuto la calma e ho
raccontato a Gazza il problema che dovevo risolvere, consapevole che quello non
mi ascoltava proprio. Quando ho finito di parlare mi ha detto che bisognava
“rendere dispositivo” il Pin. Ho tenuto a freno ogni tentativo di ribellione
linguistica (l’espressione da lui usata non appartiene in alcun modo alla
lingua italiana e forse a nessuna delle lingue terrestri) e ho cercato di
spiegargli che il Pin era già stato attivato per via telematica, la FI mi aveva
a suo tempo aiutato ed io, per quel che riguarda l’informatica, ripongo cieca e
meritatissima fiducia nella FI. Gazza non mi ha dato retta e ha proseguito
smanettando velocemente sul suo computer, dopo trenta secondi ha detto che era
tutto sistemato. Quando gli ho chiesto dopo quanto tempo avrei potuto
verificare mi ha risposto che bastava attendere un quarto d’ora, è rimasto male
quando ho affermato che avrei aspettato un quarto d’ora e sarei tornata da lui,
cosa che ho fatto e che mi ha confermato che il problema non era risolto.
A questo punto Gazza ha detto che
lui doveva assentarsi e mi ha indirizzato dal suo collega “Arcibaldo”.
Veramente il nome vero di costui io non lo so ma era la copia esatta di Arcibaldo,
il marito di Petronilla, quelli dei fumetti: bassotto, grassotto, spelacchiato.
Solo che Arcibaldo è simpatico, questo invece era antipatico davvero. Mi ha
chiesto di illustrargli il problema, non è stato a sentire una parola e ha
concluso dicendo che lui non è un informatico e non poteva farci niente, che
nessuno di loro poteva farci niente!
Sono tornata da Aigor e ho
chiesto di poter parlare con un dirigente. Aigor si è preso un bello spavento,
ha cominciato a temporeggiare ma, quando ha visto che io non demordevo, è corso
a chiamare aiuto…ed è arrivato Cicciobello: rotondetto, biondiccio, occhi
azzurrini, nel complesso bruttarello ma apparentemente innocuo, solo che io ho
capito subito che era il peggiore di tutti perché, sotto la facciata di gentilezza,
mascherava la stessa ignoranza e la medesima infingardaggine degli altri. Ha
fatto finta di smanettare sul pc e mi ha detto che per “rendere dispositivo” il
Pin servivano ventiquattro ore. A questo punto non mi sono messa a dirgli che,
per il suo collega, ci sarebbe voluto un quarto d’ora, non potevo davvero
abbassarmi al loro livello, l’ho guardato come si guarda un povero demente e me
ne sono andata.
A casa ho fatto un ultimo
tentativo: ho telefonato al Contat center dell’Inps, mi ha risposto una gentile
signora o signorina di nome Vittoria che ha ascoltato attentamente tutta la
storia, si è messa a cercare con il computer nel sito dell’Inps, ha ricostruito
il problema, individuato l’errore che gli impiegati avevano a suo tempo
effettuato, ha preparato una comunicazione riassuntiva che mi ha letto,
permettendomi di comprendere quale fosse il reale problema, l’ha inviata a chi
di dovere informandomi che entro dieci giorni dovrei essere contattata
dall’ente. Alla mia domanda:” E se non mi richiamano?” ha risposto che, in tal
caso, avrei potuto tornare all’Inps e presentare personalmente il reclamo
esponendo quanto lei mi aveva spiegato e che finalmente io avevo potuto
comprendere.
Non so che aspetto abbi8a la
gentile Vittoria ma, per me, somiglia alla Fata Turchina!!
Nessun commento:
Posta un commento