Non ho intenzione di commentare
l’operato dell’Isis, mi sono rifiutata di farlo anche a scuola, dopo che ce
l’aveva imposto la ministra giannini; la storia mi insegna che le
responsabilità della violenza partono dalle crociate e dal colonialismo, che il
desiderio di profitto ha giustificato azioni che gli stati ricchi dovrebbero
rimproverarsi invece di continuare imperterriti ad autogiustificarsi.
Non voglio commentare la serie
infinita di idiozie razziste che in una sola settimana sono state scritte sui
media e sul web, quelli che accusano i cosiddetti “radicalchic” o i
“cattocomunismi” (termini che nessuno usava più dal sessantotto, pensa tu
questi dove sono rimasti!) dovrebbero lavarsi la bocca con l’acido muriatico,
anzi dovrebbero bersene un bel bicchiere, così forse il mondo sarebbe migliore,
tanto a tentare di farli ragionare si perde solo tempo.
Quello che invece voglio
sottolineare è come le mie figlie e diverse mie ex alunne (tutte donne, chissà
com’è!?) abbiano postato sul web degli interventi pacati e logici,
considerazioni che dimostrano capacità di superare la “pancia”, l’immediato, le
impressioni; riflessioni che nascono dallo studio della realtà e della Storia,
mediate dalla razionalità di un’analisi critica che è alla base della Civiltà
vera, quella che rispetta gli altri, che ne comprende, senza giustificarne gli
atti violenti, le ragioni.
Quando leggo questi post, sono
felice perché questa è l’eredità più importante che io posso lasciare: la
capacità di comprendere che non c’è Pace senza giustizia, che la giustizia non
è dare a tutti la stessa cosa ma a ciascuno ciò di cui ha bisogno, la capacità
di comprendere che la Pace non cade dal cielo, non ce la regala un qualche
ipotetico dio, la Pace è un prodotto dell’agire delle persone, un risultato
ottenuto con la fatica di ogni giorno.
Ogni giorno, non solo quando si
sveglia la ministra, io cerco di insegnare, con le parole e con il mio agire,
il cammino difficile che porta alla Pace e quando leggo i bei commenti delle
mie figlie e delle mie ex alunne sono felice perché quelle parole mi dicono
che, forse, la mia vita non è stata inutile.
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