La mostra di Alfons Mucha, il geniale artista boemo mi è
piaciuta molto.
A me lo stile Liberty piace
molto, anche se, osservando le opere di quel periodo, provo una sensazione un
po’ inquietante, come se, nelle volute, nel decorativismo talvolta esasperato
di quell’arte si nascondesse un presagio: quello dei regimi fascisti e del
nazismo. Ho l’impressione che quell’arte racconti il disfacimento della società
borghese dell’ottocento e preannunci la catastrofe del Novecento.
Probabilmente è tutta una mia
fantasia che deriva dal fatto che conosco bene la Storia e, sapendo quello che
sarebbe accaduto, proietto la mia angoscia sui prodotti artistici dell’Art
Nouveau, cosa che, però, non mi capita con gli altri movimenti artistici.
Comunque, davanti ai grandi
pannelli creati da Mucha, di fronte alle sue bellissime donne, alle volute che
le circondano, ho passato un pomeriggio bellissimo, mi tornavano in mente i
lavori di Gaudì, le vetrate di Cambellotti, le architetture di Dominic y
Montaner, in una specie di vortice visivo e visionario che mi affascinava e dal
quale è stato piuttosto difficoltoso venir fuori al termine della visita.