Domenica scorsa, verso sera, ho
cominciato a sentire qualche doloretto alla gola e lunedì mi sono svegliata con
un orrendo raffreddore: faccia gonfia, naso chiuso, occhi lacrimanti, mal di
testa.
Febbre non ne avevo e così, stoicamente,
in base al ferreo comandamento materno che recitava, quando ero una scolaretta,
“Se non hai almeno trentotto, non è febbre e vai a scuola”, io sono andata
appunto a scuola.
Martedì stavo peggio ma ero senza
febbre quindi sono andata ancora a scuola, dove, devo sottolinearlo, i miei
alunni e le mie alunne, constatato il pietoso stato in cui versavo, si sono
comportati da angeli, evitandomi di dover gridare e forzare la voce.
Mercoledì mattina mi sono arresa,
stavo troppo male, la febbre non c’era ma è arrivata anche la tosse e, anche se
con orrendi sensi di colpa, causati dal ben noto precetto materno, ho dovuto
ricorrere al medico che mi ha prescritto quattro giorni di riposo e cure e,
ovviamente, niente scuola.
Oggi sto decisamente meglio, il raffreddore
ha fatto il suo corso e sta lentamente scomparendo, domani tornerò a scuola e
spero, avendo anche fatto il vaccino antinfluenzale, di non dover ripetere
l’esperienza, fastidiosa soprattutto la notte perché mi riusciva difficile
respirare e dormire. Unico aspetto positivo: ho letto tantissimo, sia pure con
gli occhi lacrimosi, tra starnuti e colpi di tosse; il fatto è che con un buon
libro tra le mani io mi immergo nella storia e riesco, almeno per un po’, a
dimenticarmi persino dei malanni.
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