Visto che stavo in malattia e,
quindi, avevo molto tempo a disposizione, ho fatto, tutto da sola, le grandi
pulizie. La casa non era sporca, visto che spazzo e spolvero tutti i giorni,
spesso lavo i pavimenti e mi curo dei bagni, della cucina, dei balconi; più che
altro c’era polvere, quella entra sempre e si infila dovunque.
Armata di scala, pezze e
detersivi, ho ripulito finestre, porte, lampadari, quadri e scaffali,
chilometri di scaffali con relativi libri che ho diligentemente spolverato; ho
dato la crema ai mobili e lucidato gli ottoni e ho lavato e stirato tende,
centrini e tappezzerie. Ci ho impiegato soltanto tre giorni, pensavo di più
perché non faccio più le cose velocemente come una volta, per evitare cadute
dalla scala e dolori troppo forti agli arti e alla schiena seguo un ritmo lento
e concentrato e, in effetti, tutto e filato liscio: non sono caduta e non mi
sono neppure troppo stancata.
Adesso la casa è linda, ordinata
e profumata di gelsomino, pronta ad accogliermi al ritorno da scuola.
Dopodomani si ricomincia ed io
non ho ne proprio nessuna voglia; tra l’altro l’orario dei primi due giorni,
realizzato dal vicario, prevede per me già un buco di un’ora e chissà quanti
ancora ce ne saranno. A me i buchi di un’ora stanno antipatici, se ne ho uno di
tre o quattro ore, posso tornare a casa o fare la spesa o altro ma in un’ora
non c’è molto da fare, è solo tempo perso. Pazienza, vuol dire che mi farò una
passeggiata a villa Torlonia o per il quartiere.
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