Il naso di Cyrano: Il sommo Vate.

domenica 28 febbraio 2021

Il sommo Vate.

Ancora un post su Dante Alighieri o forse no.

Forse non tutti sanno che Dante morì in esilio a Ravenna, dove ancora c’è un’arca che viene spacciata dai ravennati come “Tomba di Dante” ma che io dubito contenga i resti mortali del “Ghibellin fugiasco” come lo definì Ugo Foscolo che se ne intendeva parecchio anche lui di fughe ed esìli.
Dante, dunque, morì a Ravenna nel Settembre del 1321 e quindi ricorre il settecentenario della sua morte.
Ovviamente la ricorrenza non sfugge al gran circo mediatico e ne vedremo di tutti i colori, anzi ne vedrete voi perché io, a parte Rai Storia, rete non mai abbastanza lodata, vedo, rarissimamente rai1, quando c’è qualche giallo d’autore e là mi fermo.
Al momento, ho visto il bellissimo speciale sull’Alighieri realizzato dal mitico professor Barbero e ho anche letto il suo libro sull’argomento, ineccepibile, basato su fonti narrative e documentali, rigorosamente citate nel ricchissimo apparato critico. Barbero è una garanzia: lui ci mette la faccia e non dice cretinate.
Io la Divina Commedia l’ho letta tutta: dovevo leggerla per forza, era richiesta la conoscenza dei cento canti per il concorso a cattedre che superai nel 1992. Mi accinsi all’arduo compito molto di malumore: la scarna conoscenza del poema che avevo affrontato al Liceo Classico non mi invogliava per niente ma dovevo e mi procurai due edizioni dell’opera: quella canonica di Natalino Sapegno, ormai un classico anche lui e quella, edita negli anni Ottanta da Tommaso Di Salvo, con saggi di studiosi del calibro di Umberto Eco, solo per citarne uno.
Adesso magari voi non ci crederete ma, via via che leggevo, mi ci appassionavo, scoprivo che la Commedia non parla poi tanto di dio, santi e madonne, no, la Commedia racconta gli uomini e le donne che Dante ha conosciuto o dei quali ha sentito parlare; la commedia è un gigantesco affresco che ci racconta la Storia del basso medioevo e questa Storia è narrata da uno che la stava vivendo, con le sue passioni, le sue rabbie, i suoi odii ed i suoi amori, magari non è molto obiettivo, Dante, anche se qualche sforzo lo fa ma sa raccontare, sa coinvolgere, ti tira dentro la sua storia e dentro la Storia del suo tempo. Insomma, alla fine non fu una grande fatica leggerlo, anzi.
Ma non era di quello che ho scritto fino ad ora che volevo parlarvi in questo mio post, mi sono lasciata prendere la mano, scusate.
In realtà, volevo segnalare un’iniziativa di celebrazione dantesca che farà storcere il naso a molti dantisti illustri ma che a me, lettrice appassionata di Dante e inguaribilissima golosona, piace molto: una nota casa produttrice di gelati ha deciso di proporre al suo pubblico tre gelati che ha chiamato: Inferno, Purgatorio e Paradiso le cui ricette sono tenute segrete fino al momento dell’uscita in commercio e che usciranno scaglionati ed in edizione limitata: Inferno è uscito venerdì, Purgatorio sarà in vendita da Maggio e Paradiso da Luglio.
Ovviamente ho già assaggiato Inferno, un mix di cioccolato fondente, burro salato, crema di lampone, con una punta di piccante, un gusto insolito ma gradevole. Ho anche dato ampia pubblicità presso i miei alunni all’evento, così sono sicura che, almeno mangiando il gelato, si ricorderanno del sommo Vate il quale, forse, si starà rivoltando nella sua tomba, dovunque essa sia, O forse, invece, no.

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