Quando ero bambina, in Settembre ( allora la scuola cominciava il 1° Ottobre ) andavamo dai miei nonni che vivevano in un paese vicino a Roma.
C’ erano anche i miei cugini, giocavamo nelle ville che circondano il paese, ci divertivamo.
Se si esclude il fatto che mio nonno era un tipo severissimo, che odiava i mancini e che IO SONO MANCINA, dal lunedì al sabato eravamo felici.
Poi arrivava la DOMENICA!
Embè, direte voi, che ti ha fatto la domenica?
Adesso ve lo spiego.
La domenica cominciava con il bagno, nella tinozza. Era una casa antica quella dei miei nonni, la vasca non c’ era, era imbarazzante essere lavati nella tinozza.
Poi venivamo vestiti: mio fratello con i calzoni “all’ inglese”, cioè corti ma non troppo, io e mia sorella con abitini di batista, a fiorellini e righe orizzontali, rigorosamente uguali e con maniche a palloncino. Solo che a mia sorella stavano bene, era magrissima LEI! A me no, io ero orribilmente paffuta e quegli abiti mi ingrossavano anche di più.
Il tutto era accompagnato da sandali a fascia, bianchi. Lucidati col bianchetto da mia madre e avevamo l’ ordine tassativo di non sporcarli. Voi avete mai provato a tener puliti dei sandali bianchi? E’ IMPOSSIBILE. Ma la cosa peggiore erano i PEDALINI ( traduzione per i non romani: calzini corti ) bianchi pure quelli. Non ho mai capito perché con i sandali dovessimo indossare quegli obbrobri, i sandali non si portano a piedi nudi?
Alle undici si andava a Messa, quella solenne. Tutta cantata. LUNGHISSIMA.
All’ uscita, se eravamo stati buoni, ci compravano il gelato ma anche quello era un tormento: dalla borsa di mia madre, un attimo prima di ottenere il cono, uscivano tre giganteschi fazzoletti che ci venivano imposti a mo’ di grembiule “ altrimenti vi sporcate il vestito”. Ci vergognavamo come ladri anche perché gli altri ragazzini ( col gelato ma senza fazzoletto ) sghignazzavano in modo alquanto evidente.
Poi c’ era il pranzo, col nonno terribile e nel pomeriggio, di nuovo con gli odiati abitini, la passeggiata. Noiosissima. Lunghissima. E io pensavo: “ Speriamo che cominci presto la scuola, così torniamo a Roma!”
C’ erano anche i miei cugini, giocavamo nelle ville che circondano il paese, ci divertivamo.
Se si esclude il fatto che mio nonno era un tipo severissimo, che odiava i mancini e che IO SONO MANCINA, dal lunedì al sabato eravamo felici.
Poi arrivava la DOMENICA!
Embè, direte voi, che ti ha fatto la domenica?
Adesso ve lo spiego.
La domenica cominciava con il bagno, nella tinozza. Era una casa antica quella dei miei nonni, la vasca non c’ era, era imbarazzante essere lavati nella tinozza.
Poi venivamo vestiti: mio fratello con i calzoni “all’ inglese”, cioè corti ma non troppo, io e mia sorella con abitini di batista, a fiorellini e righe orizzontali, rigorosamente uguali e con maniche a palloncino. Solo che a mia sorella stavano bene, era magrissima LEI! A me no, io ero orribilmente paffuta e quegli abiti mi ingrossavano anche di più.
Il tutto era accompagnato da sandali a fascia, bianchi. Lucidati col bianchetto da mia madre e avevamo l’ ordine tassativo di non sporcarli. Voi avete mai provato a tener puliti dei sandali bianchi? E’ IMPOSSIBILE. Ma la cosa peggiore erano i PEDALINI ( traduzione per i non romani: calzini corti ) bianchi pure quelli. Non ho mai capito perché con i sandali dovessimo indossare quegli obbrobri, i sandali non si portano a piedi nudi?
Alle undici si andava a Messa, quella solenne. Tutta cantata. LUNGHISSIMA.
All’ uscita, se eravamo stati buoni, ci compravano il gelato ma anche quello era un tormento: dalla borsa di mia madre, un attimo prima di ottenere il cono, uscivano tre giganteschi fazzoletti che ci venivano imposti a mo’ di grembiule “ altrimenti vi sporcate il vestito”. Ci vergognavamo come ladri anche perché gli altri ragazzini ( col gelato ma senza fazzoletto ) sghignazzavano in modo alquanto evidente.
Poi c’ era il pranzo, col nonno terribile e nel pomeriggio, di nuovo con gli odiati abitini, la passeggiata. Noiosissima. Lunghissima. E io pensavo: “ Speriamo che cominci presto la scuola, così torniamo a Roma!”
1 commento:
Aspettaspetta...abitini a fiori uguali con le maniche a sbuffo?Tipo quelli che imponeva la mia mamma a me e soreta? Con i sandali? Anche se a onor del vero senza pedalini =P
Provo tanta tenerezza per quella bambina del passato!!!Io almeno non ero costretta nella tinozza!
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