La FG aveva sei anni e, quel giorno, doveva fare la recita.
Era la sua prima recita, nel senso che i suoi compagni ne avevano già fatte due, all’asilo e in prima elementare. Le maestre avevano costretto la FG a salire sul palco ma lei si era categoricamente rifiutata di dire una parola. Io ero triste, io amo il teatro, a scuola faccio i laboratori di teatro, una figlia così non me l’ aspettavo.
In seconda elementare le divampò la passione: era una recita sulle note, si intitolava “Musica, Maestro!” e lei interpretava la nota MI. Era gasatissima e io ero stravolta.
A parte che io insegnavo in un paese a 80 chilometri da casa mia e viaggiavo tutti i giorni, a parte che mi alzavo all’ alba, a parte che facevo tutto di corsa, erano tre mesi, TRE MESI, che in ogni istante che passavo a casa sentivo ripetere le battute della dannata recita e le canzoni, peraltro assai graziose, che la FG avrebbe dovuto cantare.
Era sabato, ero tornata dal lavoro appena in tempo per riprendere lei da scuola, l’ avevo fatta mangiare pregando che si sbrigasse ( la recita cominciava alle cinque del pomeriggio ma la maestra voleva i ragazzini in teatro per le due), lei ama mangiare e, di solito, mangia molto lentamente per gustare il cibo ( i piselli se li mangiava UNO ALLA VOLTA). Quel giorno mangiò a velocità ultrasonica. Stavo lavando i piatti, lei era già in divisa bianca e blu, quando rientrò il padre di mia figlia, stravolto come al solito e, come al solito, in jeans e camicia, gli diedi un’ occhiata distratta e gli dissi di farsi un panino.
La figlia lo squadrò dal basso del suo metro e dieci scarso e, con aria molto decisa, affermò:” I padri delle figlie che recitano si mettono la giacca e la cravatta” e se ne andò. Lui, smise di prepararsi il panino e la seguì, io seguii lui pensando:” Adesso gliele suona!”, invece lo trovai davanti all’ armadio aperto che guardava le cravatte.
Ora dovete sapere che mio marito aveva molte cravatte ma le odiava tutte di un odio implacabile, non sopportava quegli affari intorno al collo, non voleva indossare uno di quegli aborriti arnesi neppure il giorno del matrimonio, dovetti implorarlo. Non che me ne importasse molto ma per mia madre sarebbe stato un colpo mortale se si fosse presentato all’ altare senza. Lui me lo rinfacciò per anni.
Stava davanti all’ armadio e prese una cravatta, una camicia pulita e un completo. Lo guardai inferocita “ Io ti ho dovuto supplicare il giorno del matrimonio e, adesso, per tua figlia non batti ciglio e ti vesti di tutto punto!?” sibilai, inferocita.
“Tu me lo hai chiesto, lei ha fatto un’ affermazione di principio” mi rispose candidamente “E come fai a non accettare un’ affermazione di principio?”.
Venne alla recita in completo e cravatta, la figlia recitò benissimo e si prese un mucchio di applausi ma la soddisfazione più grande l’ ebbe nel tornare a casa tenendo stretta la mano del suo papà, per una volta, molto elegante.
Era la sua prima recita, nel senso che i suoi compagni ne avevano già fatte due, all’asilo e in prima elementare. Le maestre avevano costretto la FG a salire sul palco ma lei si era categoricamente rifiutata di dire una parola. Io ero triste, io amo il teatro, a scuola faccio i laboratori di teatro, una figlia così non me l’ aspettavo.
In seconda elementare le divampò la passione: era una recita sulle note, si intitolava “Musica, Maestro!” e lei interpretava la nota MI. Era gasatissima e io ero stravolta.
A parte che io insegnavo in un paese a 80 chilometri da casa mia e viaggiavo tutti i giorni, a parte che mi alzavo all’ alba, a parte che facevo tutto di corsa, erano tre mesi, TRE MESI, che in ogni istante che passavo a casa sentivo ripetere le battute della dannata recita e le canzoni, peraltro assai graziose, che la FG avrebbe dovuto cantare.
Era sabato, ero tornata dal lavoro appena in tempo per riprendere lei da scuola, l’ avevo fatta mangiare pregando che si sbrigasse ( la recita cominciava alle cinque del pomeriggio ma la maestra voleva i ragazzini in teatro per le due), lei ama mangiare e, di solito, mangia molto lentamente per gustare il cibo ( i piselli se li mangiava UNO ALLA VOLTA). Quel giorno mangiò a velocità ultrasonica. Stavo lavando i piatti, lei era già in divisa bianca e blu, quando rientrò il padre di mia figlia, stravolto come al solito e, come al solito, in jeans e camicia, gli diedi un’ occhiata distratta e gli dissi di farsi un panino.
La figlia lo squadrò dal basso del suo metro e dieci scarso e, con aria molto decisa, affermò:” I padri delle figlie che recitano si mettono la giacca e la cravatta” e se ne andò. Lui, smise di prepararsi il panino e la seguì, io seguii lui pensando:” Adesso gliele suona!”, invece lo trovai davanti all’ armadio aperto che guardava le cravatte.
Ora dovete sapere che mio marito aveva molte cravatte ma le odiava tutte di un odio implacabile, non sopportava quegli affari intorno al collo, non voleva indossare uno di quegli aborriti arnesi neppure il giorno del matrimonio, dovetti implorarlo. Non che me ne importasse molto ma per mia madre sarebbe stato un colpo mortale se si fosse presentato all’ altare senza. Lui me lo rinfacciò per anni.
Stava davanti all’ armadio e prese una cravatta, una camicia pulita e un completo. Lo guardai inferocita “ Io ti ho dovuto supplicare il giorno del matrimonio e, adesso, per tua figlia non batti ciglio e ti vesti di tutto punto!?” sibilai, inferocita.
“Tu me lo hai chiesto, lei ha fatto un’ affermazione di principio” mi rispose candidamente “E come fai a non accettare un’ affermazione di principio?”.
Venne alla recita in completo e cravatta, la figlia recitò benissimo e si prese un mucchio di applausi ma la soddisfazione più grande l’ ebbe nel tornare a casa tenendo stretta la mano del suo papà, per una volta, molto elegante.
Il che, direbbe Guareschi, è bello e istruttivo
1 commento:
Cara Tess,
questa storia mi è piaciuta molto,mi ha colpita.... perchè non è solo la storia della cravatta. A me è sembrato molto più profondo e tenero il significato di quella risposta "diplomatica" , così efficace nel distinguere gesti e modi propri di sentimenti diversi.
Ciao, a presto
Anna
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