Il naso di Cyrano: Undici contro ventidue

mercoledì 11 luglio 2007

Undici contro ventidue


C’ è un’altra partita che non dimenticherò mai.
In Spagna nel 1982 era cominciata malissimo per l’ Italia, avevamo superato la prima fase con tre orrendi pareggi.
Giocavamo male e la stampa era scatenata a tal punto che i giocatori si chiusero in silenzio stampa, poteva parlare solo Dino Zoff che è sempre stato uno di poche parole.
Io, da poco laureata, insegnavo in una scuola privata, eravamo sotto esami ma ci eravamo organizzati. Chi abitava vicino alla scuola ospitava gli altri per vedere le partite.
Facevamo pronostici, o meglio li chiedevamo a Boemio, bidello di area umbro-marchigiana, formato bonsai ( era alto meno di Bruno Conti, il che è tutto dire ) che ci azzeccava sempre.
Ci azzeccò anche quando, nella seconda fase, giocammo contro l’ Argentina di Maratona. “ L’ Italia vinge, quilli so’ presuntuosi “ disse Boemio e puntualmente il pronostico si avverò.
Poi fu il giorno di Italia-Brasile. I brasiliani erano fantastici, giocavano sempre, anche quando avevano ormai vinto, continuavano ad attaccare fino al fischio dell’ arbitro. Con la palla ci danzavano, erano uno spettacolo. Erano mostruosamente bravi. Era la nazionale di Socrates, Falca, Zico!
In quel Campionato non c’ era l’ eliminazione diretta, si giocava a gironi anche la seconda fase. L’ Argentina era già eliminata, sconfitta da noi e dal Brasile e al Brasile bastava un pareggio con noi, in virtù della miglior differenza reti, per passare il turno.
Chiedemmo a Boemio il pronostico. “ Eh,-rispose- la vedo brutta. Noi simo undici ma quilli so’ vintidui!” Esclamò demoralizzato. Aveva ragione, erano undici ma in campo sembravano il doppio.
La partita me la vidi a casa mia, da sola, con la porta chiusa perché mia madre era in circolazione e, se avessi detto qualche parolaccia ( cosa alquanto probabile ), si sarebbe inferocita; secondo lei una signorina per bene non segue il Calcio e non dice le parolacce.
Segnammo per primi, Paolo Rossi, che fino a quel momento era stato un fantasma, ci regalò la prima emozione. I brasiliani non si scomposero, prendere e segnare gol fa parte del loro modo di giocare. Pareggiarono con Socrates, lunghissimo, magrissimo e bellissimo.
A questo punto i brasiliani avrebbero potuto tirare i remi in barca, fare catenaccio e passare il turno. Invece no. Loro giocavano. Fino al novantesimo. E infatti continuarono a giocare e che gioco! Cosa non facevano con il pallone, era uno spettacolo affascinante. Ma che batticuore. La partita la facevano loro ma noi, come avvoltoi, iniziammo a sfruttare i contropiedi. Fu ancora Paolo Rossi che segnò il 2 a 1.
E i brasiliani ricominciarono, la difesa italiana aveva davanti un fiume in piena. Ma furono bravi, Gentile era un leone e anche Bergomi, allora diciottenne, si dimostrò all’ altezza finché, al ventesimo della ripresa Falcao segnò il 2 a 2.
Era finita ma loro continuarono nella loro movida col pallone, ci provò Tardelli ma il tiro non era preciso, glielo aggiustò Paolo Rossi che infilò nella porta verdeoro il suo terzo gol.
Poi furono venti minuti di agonia. Il Brasile attaccava senza tregua e gli azzurri si difendevano come gli alpini della prima guerra mondiale. Zoff ringhiava in porta e sembrava di sentire le note della canzone del Piave: “ Non passa lo straniero “.
Finì 3 a 2 e il turno lo passammo noi. Poi battemmo la Polonia in semifinale e la Germania in finale e fu Coppa del Mondo.Ma quando finì la partita con il Brasile io mi resi conto che ero stata in apnea per venti minuti. Voi direte che è impossibile, che uno muore se non respira per venti minuti, invece vi assicuro che è possibile, io e tutti i tifosi italiani che hanno vissuto quella partita ve lo possiamo garantire.

2 commenti:

Anna Righeblu ha detto...

Leggendo i tuoi racconti mi fai rimpiangere di non essermi appassionata a questo sport! Riesci a descrivere così bene quei momenti e quelle emozioni! Complimenti, Tess.
Baci ;-)

Tess ha detto...

Cara Anna,
ohe vuoi farci? Io dovevo nascere maschio.
Lo sport mi appassiona, sono tifosa dell' Inter da quando avevo nove anni, sono Ferrarista sfegatata e non mi perdo un gran premio, neppure quelli che la TV trasmette alle quattro di mattina, sewguo il nuoto, l' atletica, il ciclismo, la ginnastica. Insomma, come vedi, sono un po' matta ma questo, forse, l' avevi già capito.
comunque quelle due partite sono nella memoria collettiva di noi italiani, furono due imprese affascinanti, io credo, ben più della finale del 2006 con la Francia, lì abbiamo vinto il mondiale, è vero, ma, forse, senza la capocciata di Zidane avrebbero vinto loro, lui era uno che ai rigori non perdonava.
Ciao
Tess