domenica 9 dicembre 2007
I dolci di Giannino
Quando le figlie erano piccole andavamo in vacanza a Bagnara calabra.
A Bagnara c’erano due pasticcerie formidabili: in una si potevano gustare granite e gelati fenomenali, poi c’ era Giannino.
Le granite, con la panna me le sbafavo la sera, la mattina, talvolta, andavo a prendermi la brioche con la panna. Però c’ era un problema: ogni volta che ordinavo i commessi mi guardavano meravigliati e, immancabilmente, chiedevano:” Solo con la panna?”. Eh già, perché dovete sapere che a Bagnara nella brioche ci mettono pure il gelato! Ora, io alle otto, nove del mattino il gelato non riesco proprio a mangiarlo, a me la brioche piace con la panna e basta. Così io rispondevo:” Solo panna” e loro me la davano la brioche, però mi guardavano come se fossi un’ aliena.
Il top della pasticceria bagnarota era Giannino, lui faceva un Profiteroles indescrivibile. Non come quelli che fanno qui, Giannino nei bigné ci metteva la panna e poi li tuffava in una morbida crema al cioccolato che non si induriva e rendeva il tutto un cibo paradisiaco.
Il profiteroles di Giannino era il nostro consueto dessert domenicale, amato incondizionatamente da tutti i membri della famiglia.
Il problema sorgeva immediatamente dopo il pranzo, quando occorreva procedere ad un’ accurata e laboriosa ripulitura della FG che, dopo aver mangiato il mitico dolce, somigliava più ad un bigné del profiteroles che ad un essere umano (anche perché da piccola era decisamente rotonda come un bigné). Mani, faccia, capelli, collo erano ricoperti di cioccolato che lei tentava di leccare contorcendosi come un fachiro. L’ operazione di restauro era faticosissima perché la FG adorava il profiteroles ma odiava il sapone, così, mentre il padre la bloccava, io toglievo pazientemente strati di cioccolato tra le urla belluine della piccola delinquente.
Il profiteroles veniva ordinato la domenica mattina alle otto da mio marito che, di solito, al ritorno ci portava le pastorelle.
Giannino faceva buone anche quelle; e grandissime.
E’ strano: a Torino fanno delle paste buonissime ma piccole, piccole, a Firenze sono un po’ più grandi, a Roma crescono ancora di dimensioni e a Bagnara sono giganti.
Il prezzo è inversamente proporzionale alle dimensioni. Chissà perché.
Una mattina mangiammo le paste, poi mi capitò sott’occhio la FI, che all’ epoca aveva sei anni. Le mancava un dente! Era un po’ che quel dente dondolava ma adesso era sparito.
Le chiesi cosa fosse successo e lei rispose che non si era accorta che le fosse caduto e che non sapeva dove fosse.
Capimmo tutto quando mi ricordai che la FI aveva mangiato una pasta ricoperta di granella di nocciole: il dente era caduto e lei lo aveva scambiato per un pezzetto di nocciola e lo aveva ingoiato.
Così ci rimise anche il soldino che il topo dei denti regala ai bambini che ne perdono uno
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento